"Se facciamo cadere il governo le elezioni rimarranno una chimera: Napolitano metterà su un governo a noi ancor più ostile e saremmo relegati all'opposizione senza contare nulla". Solo qualche giorno fa era Il Giornale a riportare il pensiero dei "governisti", ovvero della fronda interna al Popolo della Libertà coalizzatasi intorno al ministro dell'Interno Angelino Alfano. Una lettura che però non sembra affatto aver spaventato né Berlusconi né i falchi, galvanizzati peraltro dalla decisione del Cavaliere di azzerare le cariche del partito in vista della ridefinizione di compiti ed incarichi legata alla rinascita di Forza Italia. E in effetti, l'idea che Berlusconi abbia tutto da guadagnare di fronte ad un epilogo di questo tipo (fine dell'appoggio al Governo Letta e nascita di un nuovo esecutivo sostenuto da Pd-Sc e governisti Pdl) comincia ad avere una certa dignità politica.
Il ragionamento è semplice e riportato a grandi linee da Libero: "La circostanza, in verità, non dispiace affatto all'ex premier. In primis, potrà smarcarsi da un esecutivo che non riesce a digerire, visto come troppo "tassatore" e soprattutto troppo di sinistra: troppi gli sgambetti che il Pd ha teso al Cav negli ultimi sei mesi. Inoltre, si sa, quando c'è da recuperare consenso, Silvio è un mago. E da che politica è politica, il consenso è più semplice recuperarlo dai banchi dell'opposizione". Del resto, già nei mesi del paradossale appoggio al Governo Monti il Cavaliere si era tenuto le mani libere "dal versante comunicativo" e in questi giorni ha già intensificato il suo pressing sull'esecutivo, dopo il parziale successo della ridefinizione dell'Imu e la "figuraccia senza conseguenze" sulla questione dell'aumento dell'Iva.
Certo, in questo caso a complicare maledettamente le cose concorrono le questioni della decadenza, della condanna e dell'interdizione che potrebbero, anzi dovrebbero, impedirgli di guidare il partito sia nella fase di costruzione politica che in quella di presentazione elettorale per le europee e per le prossime politiche (ove mai la crisi dovesse subire un'accelerazione). Tecnicamente poi lo strappo dovrebbe avvenire sui temi economici (sia legge di stabilità che seconda rata Imu, sulla quale comunque l'esecutivo dovrebbe riuscire a chiudere), cercando una complessa "manovra comunicativa" che tenga fuori le due questioni (peraltro strettamente connesse): la decadenza dalla carica di senatore, con la fine dello scudo parlamentare e tutto ciò che comporta per la "sicurezza" del Cavaliere", e la guerra intestina interna al partito, con Alfano che è ormai il vero antagonista. Operazione complicata, per non dire impossibile, proprio in relazione al fatto che il Cavaliere (che, stante il rifiuto della figlia Marina ha ancora bisogno di un erede) rischia di non poter contare su una risposta compatta di eletti e dirigenti. E se al fuoco incrociato di opposizione e maggioranza si aggiunge il fuoco amico…