Il ddl Zan arriva al Senato, quali sono i numeri in Aula e cosa succede ora: tutte le tappe
Il giorno dell’approdo del ddl Zan nell’Aula del Senato è arrivato, ma ancora un accordo non c’è. E una sfida all’ultimo voto non è da escludere, già a partire da oggi. A Palazzo Madama dovrebbe iniziare oggi la discussione generale sulla legge contro l’omotransfobia. Dovrebbe, appunto, perché di certezze ce ne sono poche: se Italia Viva e le Autonomie decidessero di votare con il centrodestra e a favore di nuove modifiche al testo si potrebbe subito tornare in commissione. Il presidente della commissione Giustizia, Andrea Ostellari, chiede infatti di avere più tempo per arrivare a un testo condiviso in commissione, anche se le proposte avanzate dal leghista non hanno trovato finora il favore di Pd e M5s. La presidente del Senato, Elisabetta Casellati, potrebbe convocare una capigruppo e decidere di far votare l’Aula sul ritorno in commissione del testo, nonostante la netta contrarietà già espressa dal Pd.
Ddl Zan, cosa succede ora: tutte le possibili tappe al Senato
Il primo passaggio di oggi sarà in commissione, alle ore 15: il leghista Ostellari cercherà un’ultima mediazione, tutt’altro che probabile. Poi si va in Aula alle 16.30. La commissione, secondo le intenzioni di Ostellari, potrebbe chiedere all’Aula di votare sulla proposta di rimandare il testo in commissione, il che comporterebbe un voto di tutti i senatori sul punto. La proposta di Ostellari potrebbe passare con il supporto di Italia Viva, che però per il momento ha garantito lealtà a Pd e M5s. Se il testo dovesse approdare in Aula, senza tornare in commissione, si inizierebbe oggi con la discussione generale. Intanto la conferenza dei capigruppo del Senato dovrebbe fissare il termine per la presentazione degli emendamenti (probabilmente sarà mercoledì). Da decidere, poi, quando dare il via alle votazioni. Sarà il momento della verità, con il rischio di vari voti a scrutinio segreto su cui testare la maggioranza Pd-M5s-Leu-Iv. L’inizio delle votazioni, comunque, potrebbe anche essere rinviato alla prossima settimana.
Il ddl Zan alla prova del Senato: i numeri in Aula
L’approvazione del ddl così com’è si gioca sul filo del rasoio. I numeri della maggioranza che l’ha approvato alla Camera sono risicati e dipenderà tutto da ciò che faranno i senatori di Italia Viva e delle Autonomie: se seguissero il centrodestra andrebbero ad aggiungere 25 voti alle fila di chi vuole modificare il testo, il che vorrebbe dire 143 favorevoli al ddl e 176 contrari, secondo i conteggi fatti dal Corriere della Sera. Voti che potrebbero essere decisivi non solo sull’approvazione finale del testo, ma anche sui singoli emendamenti: nel caso in cui venissero approvati si dovrebbe poi tornare alla Camera, il che vorrebbe dire ritardare – e non di poco – il via libera definitivo al provvedimento.
Se oggi si dovesse proseguire con la discussione in Aula si arriverebbe alle pregiudiziali di costituzionalità: un voto palese e che non dovrebbe nascondere grandi sorprese, salvo annunci dell’ultima ora di Matteo Renzi, il cui intervento è atteso in Aula. Se Iv e Autonomie respingessero le pregiudiziali i voti sarebbero 168: 75 del M5s, 38 del Pd, 30 del Misto, 17 di Iv e 8 delle Autonomie. La differenza potrebbero farla eventuali (ma successivi) voti segreti, in cui potrebbero emergere dei franchi tiratori. A partire da qualche esponente del Pd: quelli in dubbio sarebbero una quindicina, anche se tutti – a partire da Andrea Marcucci, uno dei più critici sulla linea del segretario Letta – assicurano di seguire le scelte del partito. Alla fine potrebbero essere circa 5 i dissidenti.
Nel Movimento 5 Stelle, invece, si parla di una decina di senatori che in caso di voto segreto potrebbero decidere di non seguire la linea. Dalla parte opposta c’è Forza Italia: dei suoi 51 senatori sono sette quelli che potrebbero votare a favore del ddl Zan, probabilmente anche nei voti palesi e non solo in quelli segreti. Sulla base di questi conti, se Iv e Autonomie votassero con Pd e M5s – contando i franchi tiratori – la maggioranza sarebbe in effetti risicata. Si potrebbe arrivare a un rischio di una sfida all’ultimo voto: 160 favorevoli e 159 contrari. La partita è aperta e si gioca tutta sui numeri.