Il ddl per istituire una Giornata per i migranti vittime di odio razziale e sfruttamento sul lavoro

Un disegno di legge per istituire una Giornata nazionale in memoria degli immigrati vittime dell'odio razziale e dello sfruttamento sul lavoro. È questa la proposta di iniziativa di diversi senatori tra cui Sandro Ruotolo, Liliana Segre ed Emma Bonino. "L’obiettivo del presente disegno di legge è quello di ricordare gli immigrati vittime dell'odio razziale e dello sfruttamento sul lavoro. L’istituzione di una giornata commemorativa che coincida con il 18 settembre, non è casuale. Risale infatti al 18 settembre 2008 la strage di Castel Volturno (detta anche strage di San Gennaro) che ha portato alla morte di sette persone, sei dei quali immigrati africani, vittime innocenti della strage, in due blitz distinti da parte dello stesso gruppo di fuoco camorristico guidato da Giuseppe Setola, avvenuti a mezz'ora di distanza l'uno dall'altro", si legge nel documento, depositato in Senato lo scorso 6 ottobre.
I senatori ricordano che in quell'occasione la magistratura individuò, oltre all'aggravante di aver agito con metodo mafioso, anche quella di "finalità di discriminazione e odio razziale, poiché diversi elementi indicavano un odio indiscriminato del gruppo di Setola fondato su un pregiudizio di razza, in base al quale si voleva assoggettare l'intera comunità nera alla volontà del clan". Infine, si parlò anche di una terza aggravante, quella della finalità terroristica della strage, il cui scopo era quello di "incutere terrore nella collettività, attraverso un'azione volutamente eclatante, che aveva come obiettivo quello di minare la fiducia dell'intera comunità di immigrati nello Stato, in modo da convincerli ad accettare l'assoggettamento al clan e al versamento di una tangente per poter lavorare".
Nel documento che presenta il disegno di legge i senatori scrivono: "C'è un filo rosso che lega la strage di Castel Volturno ai tanti, troppi episodi di violenza accaduti in Italia le cui vittime sono immigrati, spesso in fuga da paesi in guerra o nei quali avrebbero subito persecuzioni, colpevoli solo di cercare nel nostro Paese la serenità di un lavoro sicuro". E ancora: "I dati sono impietosi. Mentre il settore agroalimentare genera ogni anno profitti milionari, sono numerosi gli studi che evidenziano la sistematica presenza di abusi nelle filiere nazionali, denunciando le condizioni di grave sfruttamento ai limiti della schiavitù, subite dai lavoratori immigrati che nelle campagne italiane raccolgono la frutta e la verdura destinata agli scaffali dei supermercati europei. Ad essere intollerabili sono soprattutto le condizioni di vulnerabilità che affliggono donne e migranti, spesso reclutati da caporali e costretti a vivere e lavorare in condizioni inumane e degradanti".
Non è un fenomeno che riguarda solo il caporalato, specialmente diffuso nel Mezzogiorno. "In Italia, oltre al settore agricolo e quello della trasformazione alimentare, l’edilizia, la ristorazione e il lavoro domestico, sono tra i settori economici maggiormente esposti ai rischi del lavoro irregolare. Unico comun denominatore del fenomeno sono la condizione di vulnerabilità giuridica dei cittadini migranti, la segregazione abitativa dei lavoratori costretti nei ghetti delle campagne o nelle estreme periferie cittadine, e l’organizzazione del lavoro attraverso nuove forme di capolarato. Vivendo in condizioni di grande vulnerabilità e non avendo opportunità di integrazione alternativa a livello locale, i migranti cadono facilmente nella trappola di datori di lavoro e intermediari senza scrupoli che li costringono a forme di lavoro informale e sfruttamento".
Alla luce di tutte queste considerazioni, nel disegno di legge si chiede alle istituzioni di prendere apertamente posizione "contro la demonizzazione dell'"uomo nero" che contribuisce a favorire l'humus nel quale si sviluppa il fenomeno dello sfruttamento del lavoro degli immigrati, nell'indifferenza generalizzata". In questo senso si considera importante far diventare il 18 settembre la Giornata nazionale per ricordare tutte le vittime dell'odio razziale e dello sfruttamento sul lavoro, "uccise in Italia solo per il colore della pelle, cadute per l'inumano sfruttamento della loro condizione di invisibili determinata anche da leggi discriminatorie approvate nelle scorse legislature".