video suggerito
video suggerito

Il curioso caso di Walter Veltroni

L’ex segretario del Pd ha annunciato ieri, in diretta tv, che non si ricandiderà alle prossime elezioni. Reazioni giubilari e “finalmente” come piovessero per la caduta di un ramo secco che, tuttavia, pareva non essere mai germogliato.
A cura di Andrea Parrella
11 CONDIVISIONI
PD - riunione modem

Facebook era ad una fase primordiale, almeno per noi italiani. Si era a metà 2008, le elezioni oramai ampiamente archiviate, insieme allo sconforto, Veltroni che provava a tenere botta col suo governo ombra. Erano ritornati tutti a dirsi le peggio cose, dopo che le elezioni erano state improntate, almeno dal nascente Pd, all'insegna di una fuga dalla polemica, dalla campagna elettorale a togliere, in cui la colpa è specialmente altrui. Finite le elezioni s'era tornati a regime. Cercai Veltroni su Fb, lo trovai, seppur incerto decisi di scrivergli, accusandolo di questo cambio di passo, additandogli la colpa di aver tentato di fugare la tendenza all'accusa esasperata alla parte opposta solo a scopi elettorali. Fui un elettore di Veltroni, detto senza mezzi termini. Lo fui al punto da fare proseliti per convincere altri a votarlo, tanto gli credei.

Mi rispose (mi rispose!) che gli rincresceva leggere le mie parole, che era evidente l'impronta della loro campagna, che quell'inversione di tendenza, l'impressione che lo fosse, era dovuta agli attacchi gratuiti della parte opposta. Insomma, la risposta non fu molto soddisfacente, ma almeno fu una risposta. Ringraziai per averne avuta una, per il feedback, pur non essendo sicuro, a distanza di anni, di aver parlato davvero con Veltroni e non con un "fake". Al tempo, i fumi del dispiacere avevano ancora un certo effetto su di me. L'avversione a Veltroni, ad oggi, io non la capisco. Da che ieri sera ha annunciato che non si ricandiderà in parlamento alle prossime elezioni, il finalmente impazza sui siti web, tra chi lo accusa di aver rovinato la sinistra italiana, di aver consegnato l'Italia nelle mani di Berlusconi per due volte, di aver lasciato al verde le casse del comune di Roma.

Forse si direbbero cose diverse se le elezioni perse in partenza del 2008 le avesse vinte, ma quel che la memoria aiuta a ricordare, dimissioni di inizio 2009 comprese, è l'immagine di chi, aldilà di errori plausibili, non abbia mai agito contro l'interesse del proprio partito, un Pd che ha trovato in lui il pretesto per nascere. Attaccarsi a contestazioni da bar come un Festival del cinema di Roma di cui nessuno ha bisogno, oppure ad un'imitazione di Guzzanti particolarmente riuscita come specchio di quel "Ma anche" indeciso che segna il suo atteggiamento politico, aver preferito un generale spaesamento post elettorale anziché ritenerlo punto di riferimento vuol dire, a mio parere, interpretare il personaggio in modo del tutto italico.

Personalmente, Walter Veltroni resta nell'immaginario recente il solo che abbia azzardato il tentativo di seminare un accenno di entusiasmo in chi avesse creduto nel suo progetto politico, palesemente pieno di difetti e contraddizioni, tra cui una spiccata carenza di concretezza, ma pur sempre il tentativo di gettare una base. Qualcuno potrebbe credere non sia un punto a favore, ma sarebbe un errore. Quel che resta ancora misterioso è come l'Italia sia riuscita, al tempo, a farsi nuovamente abbindolare dai fasulli reclami berlusconiani, piuttosto che farsi coinvolgere in un processo forse ugualmente illusorio, parimenti incerto, ma che nel novero dei suoi principi aveva inserito, ai primi posti, qualche speranza di cambiamento, per quanto la parola speranza, in termini politici, sia infinitamente desueta. Più che un'ode a Veltroni è un'ammonizione a un popolo che si è preso la briga di derubricarlo senza aver corso il rischio di capire se potesse essergli utile o meno. Si ritrova ad essere un ramo secco, ma al contempo sembra non sia mai germogliato, che sia in fondo un oggetto incompiuto, pur a fronte delle sei legislature. Ecco l'entità del curioso caso di Walter Veltroni.

Quantomeno, nella sua virtuale epigrafe politica, si potrebbe aggiungere che, pur avendo avuto la possibilità di giocarsi questa carta, Veltroni non si sia mai servito del caustico ve l'avevo detto di vecchia scuola. E' decisamente un punto a suo favore.

11 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views