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Opinioni

Russia – Ucraina, il coraggio delle donne e degli uomini di San Pietroburgo e Mosca: con voi, per tutti noi

Centinaia di persone sono state arrestate in Russia per aver manifestato contro la scellerata decisione di Putin di attaccare militarmente l’Ucraina. A loro non dobbiamo solo dire grazie, ma “stiamo arrivando, lo faremo per voi e per noi stessi”.
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C’è un altro fronte che si è aperto in queste ore terribili, quello della lotta pacifista e nonviolenta. Centinaia di persone sono scese in piazza in diverse città della Russia, per manifestare contro l’invasione dell’Ucraina decisa da Vladimir Putin. Lo hanno fatto in modo pacifico ma non per questo meno deciso, sventolando cartelli, urlando slogan di solidarietà verso i cittadini ucraini e di condanna verso un’aggressione unilaterale che ha già provocato centinaia di vittime e migliaia di feriti anche tra la popolazione civile. La polizia russa ha risposto come ampiamente previsto: repressione, arresti, violenza. I numeri non sono chiarissimi (qui un account Twitter per restare aggiornati), ma da testimonianze e analisi è possibile stimare in oltre 1500 gli arresti operati dalle autorità russe.

È difficile parlare di queste manifestazioni senza sconfinare nella retorica, ma è anche vero che ci sono troppe cose che diamo per scontate, ovviamente dalle nostre posizioni privilegiate. Appunto, la lettura dei media internazionali è che si sia trattato comunque di “piccole manifestazioni”. Non era semplice trovare il coraggio di scendere in piazza a San Pietroburgo come a Mosca, sapendo che quasi certamente si sarebbe andati incontro a una brutale repressione. Non è così facile manifestare quando la tua nazione è in guerra, attirandoti gli strali dei tuoi concittadini, magari vittime della propaganda o semplicemente della paura. L'etichetta di "nemico del tuo popolo", quando è in guerra, è una delle più infamanti che possa esserci. Non tutti sono disposti a capire che la guerra è sempre morte e distruzione. Ci sono momenti in cui la cosa più difficile è proprio sventolare il vessillo della pace, della nonviolenta, del dialogo e della tolleranza.

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Tantissime persone hanno scelto ugualmente di far sentire la loro voce, consapevoli di esporsi a conseguenze enormi. Lo hanno fatto non solo per l’Ucraina, ma anche per la stessa comunità russa, umiliata dall’autocrazia putiniana e oggetto di una feroce propaganda nazionalista e guerrafondaia in questi ultimi mesi. Una luce in questi giorni bui, che è un messaggio fortissimo anche per la comunità occidentale, che dovrebbe fare pressione sui propri governi affinché intervengano con maggiore incisività nella crisi, ma soprattutto lavorino per costruire le condizioni di una pace duratura. La gestione della partita delle sanzioni, determinata dalle commistioni fra enormi interessi e un potere politico sempre più debole, è più di un campanello d'allarme sulla reale volontà di affrontare una sfida così complessa.

C’è, può esserci, una dimensione globale della protesta pacifista. Esiste un’alternativa alla società della sopravvivenza, quella in cui l’altro è sempre percepito come un nemico e ci si accontenta di nicchie più o meno grandi di libertà e “serenità”. Il punto è che la costruzione di modelli diversi da quelli che sembrano imporsi in modo quasi automatico passa per una mobilitazione che metta al centro la pace, la giustizia sociale, la solidarietà. Egoismo, individualismo e nazionalismo non sono derive ineluttabili, sono visioni che si impongono nell’assenza di alternative e di pensiero. C’è spazio per una nuova radicalizzazione, quella pacifista e democratica, che incida sulle grandi battaglie del nostro tempo.

Le donne e gli uomini che hanno scelto di manifestare a rischio della loro incolumità sono una luce nel buio di questi giorni, che in tante città europee si è cercato di tenere viva. A loro non dobbiamo solo dire grazie, ma "stiamo arrivando, lo faremo per voi e per noi stessi".

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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