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Il Consiglio superiore di sanità resta in piedi, bocciato l’emendamento di FdI al dl Milleproroghe

Fratelli d’Italia, il partito di Giorgia Meloni, aveva proposto in un emendamento al decreto Milleproroghe di far decadere il Consiglio superiore di sanità – compreso il presidente Franco Locatelli – per nominarlo da capo. Ma la modifica è stata giudicata improponibile.
A cura di Luca Pons
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Il Consiglio superiore di sanità non decade, per ora. È stato considerato improponibile (cioè fuori tema) l'emendamento al decreto Milleproroghe presentato dai senatori di Fratelli d'Italia e firmato per primo da Francesco Zaffini. La proposta di modifica prevedeva di aumentare i membri del Css di dieci unità e farlo decadere, per poi ri-nominarlo da capo. Così, i nuovi membri sarebbero stati scelti secondo le indicazioni del governo Meloni.

L'intenzione dei senatori che l'hanno proposto era quella di sostituire completamente l'attuale Consiglio superiore di sanità. L'emendamento era anche inserito tra quelli ‘segnalati', cioè tra quelli che erano considerati prioritari da votare.

Dal febbraio 2019, il presidente del Css è Franco Locatelli, che è stato anche il coordinatore del Comitato tecnico scientifico durante la pandemia da Covid-19. È stato quindi uno dei principali consiglieri del ministero della Salute – e in generale del governo italiano – nella gestione della pandemia, negli esecutivi di Giuseppe Conte e soprattutto di Mario Draghi.

Il Consiglio è stato l'organo che ha ispirato buona parte delle misure adottate per contrastare la pandemia. Fratelli d'Italia, che è stato all'opposizione nei precedenti governi, ha sempre criticato duramente l'operato della maggioranza e quindi, indirettamente, le scelte consigliate dal Css.

Chi fa parte del Consiglio superiore di sanità

I membri del Consiglio di superiore di sanità sono 61, di cui 30 ne fanno parte di diritto perché occupano una certa carica, e 31 sono nominati dal ministro della Sanità. Attualmente, ne fanno parte le persone nominate nel 2022 dal ministro Roberto Speranza. Il loro mandato dura tre anni, quindi in teoria dovrebbero rimanere in carica fino al 2025. L'emendamento proposto dal senatore Zaffini prevedeva che "al trentesimo giorno dalla data di entrata in vigore della legge", i componenti del Css sarebbero "decaduti automaticamente" e il ministro della Sanità avrebbe ricostituito il Consiglio con un decreto apposito.

La senatrice del Partito democratico Sandra Zampa, capogruppo del Pd nella commissione Affari sociali (di cui Zaffini è presidente) si era detta "sconcertata e preoccupata" per il contenuto dell'emendamento: "Mi auguro che non si voglia ricorrere all’istituto dell’ epurazione che in un paese democratico non deve avere cittadinanza. Sarebbe davvero un segno di ingratitudine enorme nei confronti di chi si è trovato a combattere in prima linea la pandemia e l’ha fatto a titolo gratuito e con generosità totale", aveva dichiarato Zampa.

A dichiarare improponibile l'emendamento, per motivi tecnici, sono stati Alberto Balboni e Nicola Calandrini, presidenti delle commissioni Affari Costituzionali e Bilancio del Senato, che stanno lavorando sul testo del decreto Milleproroghe. Lo stop alla modifica, però, non significa che la maggioranza abbia cambiato idea sul punto. Il governo Meloni potrebbe decidere di intervenire successivamente, ad esempio con un decreto legge.

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