Migranti, il Consiglio d’Europa ha chiesto al governo Meloni di ritirare il decreto Ong
Il Consiglio d'Europa, un'organizzazione internazionale con 46 Stati membri che non ha a che fare con l'Unione europea, ha scritto una lettera al governo Meloni, chiedendo di intervenire pesantemente sul decreto Ong oppure di ritirarlo. In particolare, la commissaria per i Diritti umani del Consiglio d'Europa, Dunja Mijatovic, ha scritto al ministro dell'Interno Matteo Piantedosi.
"Il decreto, e la prassi di assegnare porti lontani per lo sbarco delle persone soccorse in mare, rischiano di privare le persone in difficoltà dell’assistenza salva-vita delle Ong sulla rotta migratoria più mortale del Mediterraneo", ha scritto Mijatovic.
La lettera sarebbe stata inviata al governo il 26 gennaio. A valutare il decreto Ong del governo Meloni è stato il Consiglio di esperti in materia di leggi sulle organizzazioni non governative. In particolare, il Consiglio ha stabilito che non è in linea con l'articolo 11 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, sulla "libertà di riunione pacifica e la libertà d’associazione". In pratica, alle Ong vengono tolti degli spazi di libertà d'azione che non dovrebbero essere soppressi, soprattutto quando mancano delle alternative statali o europee che svolgano la stessa attività.
"I comandanti sono costretti a ignorare richieste di soccorso"
Le disposizioni del decreto "potrebbero ostacolare le operazione di ricerca e soccorso delle Ong e quindi essere in contrasto con gli obblighi dell’Italia ai sensi dei diritti umani e del diritto internazionale", ha scritto la commissaria Mijatovic. Infatti, rispettando le indicazioni del governo Meloni, "i comandanti delle Ong verrebbero di fatto meno ai loro obblighi di salvataggio sanciti dal diritto internazionale". C'è il rischio che l'obbligo di raggiungere immediatamente il porto sicuro assegnato "impedisca alle Ong di effettuare salvataggi multipli in mare, costringendole a ignorare altre richieste di soccorso nell’area se hanno già delle persone a bordo".
"I porti sicuri assegnati sono troppo lontani"
Mijatovic ha parlato anche della prassi di assegnare alle navi di Ong dei porti di sbarco molto lontani, nel Centro e Nord Italia, con "l'obiettivo di assicurare una migliore ridistribuzione dei migranti e dei richiedenti asilo sul territorio nazionale", che però "potrebbe essere raggiunto sbarcando rapidamente le persone soccorse e assicurandosi che ci siano accordi pratici alternativi per ridistribuirle in altre zone del Paese". Per questi motivi, il governo deve "considerare la possibilità di ritirare il decreto legge" , o almeno modificarlo abbastanza da "assicurare che il testo sia pienamente conforme agli obblighi del Paese in materia di diritti umani e di diritto internazionale".
La commissaria del Consiglio d'Europa ha segnalato anche altri due punti: ha invitato l'Italia a "sospendere la cooperazione con il governo libico" per quanto riguarda la gestione delle persone migranti in mare, e ha chiesto informazioni su alcuni "presunta pratica di rimpatri di persone dall’Italia alla Grecia su navi private", che avrebbero coinvolto persone "private della libertà in condizioni preoccupanti".
Secondo fonti di agenzia, la risposta del governo Meloni al Consiglio d'Europa si è limitata a sottolineare che "i timori espressi per le conseguenze che il decreto sulle Ong potrebbe avere sulla loro capacità di salvare vite nel Mediterraneo e sulle persone salvate sono infondati". Il decreto Ong è attualmente in lavorazione alla Camera.