Il comune di Trieste nega la sala matrimonio per le unioni civili. Cirinnà: “Fuorilegge”
La giunta comunale di centrodestra ha deciso : niente sala dei matrimoni per celebrare le unioni civili, che si potranno tenere nella sala 101 dell'anagrafe comunale in orario d'ufficio, dal lunedì al venerdì. Trieste non è certo la prima città a imporre regole particolari alle coppie omosessuali che fanno desiderano celebrare la propria unione civile. Già Padova e Brescia, rispettivamente guidate da un sindaco leghiste e da uno del Partito democratico, hanno cercato di emanare direttive "particolari" dedicate alle sole unioni civili: a Padova potranno essere celebrate solo il mercoledì mattina, a Brescia il venerdì.
Quelle di Trieste, Padova e Brescia più che delle regole sembrano in realtà essere delle discriminazioni vere e proprie nei confronti delle coppie omosessuali. Discriminazioni "fuorilegge", come peraltro ha rilevato la senatrice Monica Cirinnà, relatrice della legge che porta il suo nome, la quale sostiene che "il sindaco non ha nessuna possibilità di scelta. Deve applicare. Punto. Ci sono anche altri comuni che stanno facendo questo, ma stanno facendo una cosa contro la legge. Il comma 20 della legge 76/2016 prevede in modo esplicito che in qualunque atto normativo ricorra la parola coniuge, coniugi o matrimonio: esso si applica anche alle unioni civili. Inclusi i regolamenti comunali" e poi, ancora: "È un atto discriminatorio ed è anche un atto illegale. Chi vorrà potrà fare ricorso al Tar o ad altra magistratura", ha sottolineato Cirinnà.
Il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, però non ci sta e non demorde, nonostante le polemiche scatenate. Per voce dell'Assessore ai servizi al Cittadino Michele Lobianco, ha fatto sapere che siccome "l’unione civile non è il matrimonio: giusto quindi distinguere bene le due cose" e quindi niente sala dei matrimoni, ma una più sobria 101 dell'anagrafe cittadina