Il commissario Gentiloni teme ritorsioni dalla Cina dopo l’indagine Ue sulle auto elettriche
La Cina potrebbe reagire alle mosse dell'Unione europea, anche perché l'opinione della Commissione Ue su Pechino e sulla Via della Seta è nota da tempo. Ora che l'esecutivo comunitario ha deciso di avviare un'indagine sui sussidi alle auto elettriche cinesi, però, Paolo Gentiloni teme ritorsioni: "Ovviamente sono fiducioso che dobbiamo affrontare questo problema molto seriamente – ha detto il commissario europeo all'Economia, arrivando alla riunione dell'Eurogruppo a Santiago de Compostela – Penso che non ci sia una ragione specifica per la ritorsione, ma le ritorsioni sono sempre possibili in questo genere di cose". E ha aggiunto: "Poi sappiamo che l’impatto del commercio con la Cina è abbastanza diverso tra gli Stati membri. Quindi, se consideriamo la situazione complessiva dell’Ue, vale il 2,5%". Poi ha ribadito: "Naturalmente, questo è molto differenziato tra gli Stati membri".
Poi è passato alle ultime mosse della Bce: "Per sostenere gli sforzi della Bce volti a contenere l'inflazione, la politica fiscale deve essere restrittiva, come avevamo raccomandato in primavera – ha detto Gentiloni – Ciò non significa tagliare gli investimenti, ma significa, in particolare, eliminare gradualmente tutte le restanti misure di sostegno energetico e garantire che eventuali nuove misure, qualora si rivelassero necessarie, siano molto più mirate ai più vulnerabili".
Gentiloni ha anche toccato altri due temi fondamentali: i Piani nazionali di ripresa e resilienza e il Patto di stabilità. "Portare avanti i Pnrr rimane una priorità assoluta. Ci aspettiamo che gli esborsi nell'ambito del Pnrr accelerino in questo ultimo trimestre dell'anno. Implementazione e perseveranza saranno le parole chiave – ha sottolineato – La Commissione continuerà a stare al fianco degli Stati membri in ogni fase del percorso per garantire che questo storico sforzo comune sia un successo". Poi ha aggiunto: "Sostenere la crescita sostenibile e la stabilità in Europa richiede un quadro di regole fiscali stabile, credibile e prevedibile. Ecco perché è essenziale raggiungere un buon accordo entro la fine dell'anno sulla riforma della nostra governance economica, in linea con la dichiarazione dell'Eurogruppo dello scorso luglio".