Il cavaliere sempre in sella
Gli attacchi da parte della stampa estera non sono una novità per il Cavaliere che ormai riceve con una certa frequenza inviti, sollecitazioni o addirittura ordini da parte di autorevoli giornali internazionali ad abbandonare la guida del paese, nel tentativo di salvarne le sorti economiche; per non parlare delle manifestazioni di piazza che mobilitano numeri crescenti di cittadini inidgnati per il malgoverno o per il malcostume e, pur sempre, parte attiva di un elettorato che dovrebbe avere, almeno, una voce nel capitolo della storia democratica di un paese.
Del resto, dobbiamo ricordare, egli è sopravvissuto praticamente indenne anche allo scisma dei suoi più fedeli alleati, restando turbato per qualche giorno o, forse, per qualche ora, giusto il tempo di rimettersi in sella, più agguerrito ed ombroso di prima; anche se sempre meno sorridente, ormai da parecchio tempo a questa parte le sue manifestazioni da burlone hanno lasciato il posto ad un ghigno grigistatro, i bordi delle labbra all'ingiù, solo di tanto in tanto risollevati da qualche estemporanea barzelletta.
E allora, c'è veramente qualcosa, di quanto sta accadendo oggi, che merita ancora il nostro stupore? Le borse hanno parlato chiaramente, al punto da non lasciare più alcun dubbio, nel caso davvero ne fosse rimasto qualcuno: dopo il nuovo record per lo spread toccato questa mattina, un vero e proprio crollo è stato registrato grazie alle voci circolate di possibili dimissioni del Premier. Un effetto rapidamente ridimensionato dalla smentita giunta poco dopo che ha fatto crescere nuovamente il differenziale tra Btp e Bund, con un rapporto di causa effetto immediato ed inequivocabile.
Ma Silvio Berlusconi, lo sappiamo del resto, ci ha abituato negli ultimi anni alla sua stenua ed incomprensibile (parola che lo farebbe rabbrividire) resistenza. Attaccato da tutti, ma attaccato al proprio personaggio, vittima di sé stesso e della ragnatela di rapporti equivoci che lo avviluppa ormai da tempi immemori, impossibilitato ad agire con la lucidità del governante del paese occidentale la quale lo farebbe semplicemente dimettere perché è giunta l'ora di farlo, molto probabilmente verrà, domani o alla prossima occasione, «destituito» come si conviene ad un sovrano.
Ormai disarcionato dai suoi stessi compagni d'un tempo, impossibilitato a governare a causa delle defezioni, quelle più antiche e quelle dell'ultima ora, a meno del solito inaspettato colpo di scena che puntualmente si verifica tuttavia; eppure vuole restare lì. Per dimostrare, con quel machismo che gli appartiene e che ha riempito le pagine della cronaca, della politica e del gossip per mesi, che lui ha il potere per farlo: potere dei soldi, potere della prepotenza, potere del ricatto, ma può, nonostante tutto e tutti.