Il caso Paragon arriva in Europa: “Servono risposte da Meloni e un’indagine al Parlamento Ue”
di Marco Billeci e Luca Pons
Quello che ha rivelato il caso Paragon è "uno dei momenti più forti dell'attacco allo Stato di diritto in Europa", ha detto Sandro Ruotolo, europarlamentare del Partito democratico che a Strasburgo ha organizzato una conferenza stampa dedicata al tema dei cittadini spiati con il software prodotto dall'azienda israeliana. Durante la conferenza Pd, M5s e Avs hanno annunciato una lettera alla presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola per chiedere che venga aperta una commissione d'inchiesta. Ma anche il governo italiano deve dare risposte.
"La Meloni ha provato a dire che non c'entra nulla con questa storia", ha insistito Ruotolo. "Questo governo c'entra tutto con questa storia, perché sicuramente la società israeliana non ha fatto il contratto con privati cittadini".
È intervenuta anche la segretaria del Pd Elly Schlein, che ha attaccato: "Giorgia Meloni non può continuare a nascondersi e a fuggire", ha detto, chiedendo che il governo si assuma "la responsabilità di spiegare come è possibile che o apparati di intelligence, oppure un corpo di polizia, abbia installato questo spyware così potente e invasivo nei telefoni di attivisti e anche di un direttore di giornale".
Il direttore di Fanpage.it Francesco Cancellato, uno degli italiani spiati con il software di Paragon, ha ricordato che il giornale ha "ha fatto importanti inchieste in questi anni, che hanno avuto come oggetto Fratelli d'Italia", ma ha invitato ad "attenersi ai fatti". Il compito del governo sarebbe di aiutare a trovare la verità: "Un giornalista italiano spiato, che sia da un Paese straniero o da pezzi dello Stato, è comunque qualcosa di estremamente grave".
Invece per adesso la maggioranza si è tirata indietro, e anzi talvolta ha attaccato. Cancellato ha ricordato le parole di Giovanni Donzelli, deputato di FdI e vicepresidente del Copasir, che fatto una "equazione per cui il giornalismo d'inchiesta è uguale allo spionaggio di Stato a un giornalista". Un'equazione che è "quasi peggio che spiare un giornalista".
Proprio perché "non è un caso solo italiano", come ha sottolineato Ruotolo, ma sono coinvolte circa 90 utenze in Europa, i partiti italiani hanno chiesto a Metsola che si apra una commissione d'inchiesta. L'eurodeputato del Movimento 5 stelle Gaetano Pedullà ha assicurato: "Chiederemo di portare nella nuova commissione Scudo per la democrazia tutte le carte e fare chiarezza su tutto. Si è superato ogni limite, qui sono minacciati i valori minimi di una democrazia. C'è la sensazione che il governo italiano abbia perso il controllo sui nostri stessi servizi".
Un'altra delle persone spiate era David Yambio, portavoce Refugees in Lybia: "Sembra che le stesse sofferenze da cui sono scappato nel mio Paese mi abbiano seguito qui, proprio nel continente che da tempo sostiene di lottare per i diritti umani".
L'attivista Luca Casarini, capomissione di Mediterranea Saving Humans, ha presentato una denuncia per "sapere chi ha orchestrato questa operazione". A Fanpage.it, Casarini ha detto che la Ong crea anche "reti di comunicazione" con persone migranti e rifugiati: "Queste persone che sono nei lager libici ci mandano foto, video, e noi li usiamo per dimostrare quello che accade. Abbiamo le foto dei deportati nel deserto tra Tunisia e Algeria, con il pick-up che gli ha fornito l'Italia. Come abbiamo il video delle motovedette libiche, fornite dall'Italia, che ci sparano. O che prendono a bastonate la gente che sta affogando. Forse è questo che disturba?".