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Processo Open Arms a carico di Matteo Salvini, cosa è successo nel 2019 e di cosa è accusato il ministro

Tutte le tappe del caso Open Arms, dai fatti dell’agosto 2019 al processo in cui Matteo Salvini – ministro dell’Interno all’epoca dei fatti – è accusato di sequestro di persona e rifiuto d’atti d’ufficio, dopo aver bloccato per 19 giorni lo sbarco di 147 persone migranti a bordo della nave dell’Ong spagnola nel Mediterraneo.
A cura di Annalisa Girardi
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Per Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio nel processo Open Arms, tutte le decisioni che ha preso da ministro sono state per la tutela del Paese. In questo caso, dei suoi confini. È la versione che il leader della Lega ha ribadito nell'aula bunker del carcere Ucciardone, quando è arrivato il suo turno ad essere ascoltato il 12 gennaio 2024 a Palermo. I fatti risalgono a diversi anni prima, cioè all'agosto del 2019 quando Salvini, all'epoca ministro dell'Interno, ha bloccato per ben 19 giorni lo sbarco di 147 persone migranti che si trovavano a bordo della nave Ong Open Arms dopo essere state soccorse nel Mediterraneo.

Il governo era quello gialloverde presieduto da Giuseppe Conte e Salvini, da titolare del Viminale, aveva lanciato la lotta all'immigrazione irregolare con politiche volte a criminalizzare l'attività delle Ong. Nel caso Open Arms, secondo l'accusa mossa dal tribunale di Palermo, Salvini avrebbe però privato della libertà personale i migranti, tra cui anche diversi minori, che si trovavano a bordo della nave umanitaria, abusando del suo ruolo e violando una serie di norme internazioanli.

Oggi il processo è ripreso. Questa mattina il Tribunale di Palermo ha rigettato l’istanza dell’accusa, che aveva richiesto le audizioni dell'ex ministro degli Esteri spagnolo Joseph Borrel, dell'ex Cancelliera tedesca Angela Merkel e di tre poliziotti che avrebbero scambiato informazioni con il ministro dalla nave.

Il salvataggio dei migranti da parte di Open Arms e la richiesta di sbarco all'Italia

Partiamo dall'inizio. Il 1° agosto 2019 la nave di Open Arms, una Ong spagnola che soccorre i migranti in difficoltà nel Mediterraneo, presta assistenza a un primo barchino al largo delle coste della Libia, presto seguito da un secondo. Ci sono oltre un centinaio di persone a bordo. Il giorno seguente, il 2 agosto, viene richiesto un porto di sbarco all'Italia, ma da Roma scatta l'applicazione del secondo decreto Sicurezza e, di conseguenza, il divieto di entrare in acque territoriali. Alcune persone vengono evacuate per motivi medici, a bordo rimangono diversi minori, alcuni dei quali non sono accompagnati.

L'applicazione del decreto Sicurezza bis da parte del governo

Passano i giorni e alla Open Arms continua ad essere vietato l'ingresso in acque italiane. Anche Malta fa lo stesso. "Per la Open Arms le acque territoriali italiane sono chiuse, siamo pronte a sequestrare la nave", diceva Salvini. Il leader leghista, inoltre, affermava che fosse la Spagna a doversene occupare. Una settimana dopo il primo salvataggio interviene anche il Garante nazionale dei diritti dei detenuti e delle persone private della libertà personale, sottolineando come lo stallo in mare avesse "un impatto rilevante sui diritti fondamentali delle persone soccorse, impossibilitate allo sbarco e in quanto tali impedite nella propria libertà di movimento, ed esposte al rischio di trattamenti contrari sia al senso di umanità sia alla dignità delle persone stesse".

Nel frattempo la nave compie un'altra operazione di soccorso. Oltre dieci giorni dopo il primo salvataggio la nave della Ong è ancora in acque internazionali: altre persone vengono evacuate a terra per motivi medici, ma all'equipaggio non viene ancora assegnato un porto di sbarco.

I legali di Open Arms depositano un ricorso presso il tribunale dei minori di Palermo

I legali di Open Arms decidono di presentare una denuncia presso il tribunale per i minori di Palermo, chiedendo di far sbarcare immediatamente le persone a bordo. Da parte sua il tribunale siciliano riconosce che potrebbe configurarsi il reato di respingimento alla frontiera ed espulsione di minori.

La Ong spagnola decide allora di presentare un altro ricorso, questa volta al Tar del Lazio, sul divieto di ingresso in acque territoriali predisposto dal decreto Sicurezza bis voluto da Salvini.

Il ricorso al Tar del Lazio e la sospensione del divieto di ingresso

Pochi giorni dopo – è il 14 agosto – il Tar del Lazio sospende effettivamente il divieto di ingresso in acque territoriali italiane. A quel punto la Open Arms, dove a bordo ci sono ormai 147 persone, fa quindi rotta verso la penisola nonostante non le sia ancora stato assegnato un porto di sbarco dalle autorità italiane. La decisione del Tar del Lazio viene presa non solo in ragione della normativa internazionale, ma anche della situazione sempre più critica a bordo della nave, dove oltre un centinaio di persone permanevano sotto il sole cocente di agosto.

Nel frattempo anche Conte scrive a Salvini, chiedendogli di autorizzare lo sbarco dei migranti ed è lo stesso leader leghista a darlo sapere: "Conte mi ha scritto per lo sbarco di alcune centinaia di immigrati a bordo di una nave di una Ong che però è straniera, è in acque straniere e gli risponderò garbatamente che non si capisce perché debbano sbarcare in Italia", spiegava allora Salvini. Nel frattempo la situazione a bordo continua a degenerare. Diverse persone si buttano in acqua per la disperazione.

Il 20 agosto 2019 Open Arms sbarca a Lampedusa

A sbloccare finalmente la situazione è la magistratura. Il 20 agosto la procura di Agrigento, dopo un'ispezione del procuratore a bordo,  dispone il sequestro della nave, ferma davanti all'isola di Lampedusa,e l'evacuazione immediata dei profughi. Oltre all'ipotesi di sequestro di persona, i magistrati aprono anche un fascicolo per omissione rifiuto di atti d'ufficio. "Rischio un'altra denuncia per abuso d'ufficio perchè avrei dovuto far sbarcare immigrati di questa Ong spagnola. La Procura supera un'indicazione che non viene tanto dal ministero ma che viene dal popolo, dalla legge", commenta Salvini sui social. Dalla Open Arms invece dichiarano: "Finalmente finisce l'incubo".

Il processo a Matteo Salvini: di cosa è accusato il ministro

Dopo ben 19 giorni in mare, dopo che il Tar dl Lazio aveva sospeso il divieto di ingresso dei decreti Salvini, i migranti sono fatti sbarcare. Alcuni mesi dopo, a novembre, la procura di Agrigento rende nota l'indagine contro il leader leghista. Le ipotesi di reato sono due: sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio. Dal momento che i fatti per cui è accusato Salvini sono collegati all'esercizio delle sue funzioni di ministro, entra in gioco l'immunità parlamentare. A maggio la Giunta per le immunità del Senato vota contro la richiesta di autorizzazione a procedere, con l'astensione di Italia Viva e il voto in dissenso rispetto al gruppo di una senatrice M5s. A luglio, però, quanto tocca all'Aula di Palazzo Madama esprimersi, l'esito si ribalta e il Senato manda a processo Salvini.

A fine ottobre è iniziato il processo. "Penso di essere l'unico ministro in Europa che va a processo non per questioni di soldi ma per aver fatto il proprio lavoro. Vado in tribunale tranquillo, abbastanza incredulo di un processo come questo, non penso che in Germania, in Spagna o in Grecia avrebbero fatto lo stesso. Abbiamo salvato vite e difeso il nostro Paese", ha commentato Salvini alla vigilia dell'udienza preliminare.

A gennaio, dall'aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo il ministro ha deciso di rilasciare dichiarazioni spontanee, in cui si è preso diversi meriti per la politica migratoria del primo governo Conte e per i suoi presunti effetti positivi. Alcune delle sue affermazioni, però, sono risultate poco chiare e tendenziose, a partire dai dati relativi agli sbarchi fino ai numeri delle morti nel Mediterraneo.

A febbraio invece, è stato chiamato a testimoniare l'attuale ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, che all’epoca dei fatti,  era capo di gabinetto al Viminale. Secondo le dichiarazioni di Piantedosi, la Open Arms avrebbe deciso arbitrariamente di dirigersi verso l’Italia e per questo i tre ministri firmarono il divieto di ingresso in acque territoriali.

Tra i vari testimoni a essere sentiti c'è anche Conte. Tra gli atti dell'accusa, del resto, figurano anche le lettere con cui l'ex presidente del Consiglio chiedeva a Salvini di consentire lo sbarco. Non solo: in quelle stesse missive il leader M5s spiegava di aver ricevuto la conferma dalla Commissione Ue sulla disponibilità degli altri Stati membri alla redistribuzione dei migranti.

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