Il caso dei 6 droni Usa venduti all’Italia al prezzo di 738 mln: Avs presenta interrogazione a Crosetto
Con un comunicato il Dipartimento di Stato americano ha fatto sapere di aver approvato la vendita di sei droni MQ-9 Reaper e delle relative attrezzature all'Italia, per un valore totale di 738 milioni di dollari (che è però il valore non solo dei sei droni, ma di tutto il sistema d'arma). I droni servirebbero a ricostituire la flotta di velivoli senza pilota dell'Aeronautica militare.
Nello stesso comunicato si parla della potenziale vendita di missili antiaerei Patriot per un valore di 5 miliardi di dollari alla Germania, secondo l'Office for Security Cooperation del Pentagono. Secondo l'Ufficio, la Germania aveva precedentemente richiesto agli Stati Uniti fino a 600 missili PAC-3 MSE, con le relative attrezzature. Il Pentagono avrebbe notificato al Congresso degli Stati Uniti questi accordi martedì scorso.
Come scrive la Repubblica in un articolo, i droni MQ-9 Reaper, sono l'ultima evoluzione del celebre Predator, protagonista delle missioni contro i capi jihadisti e diventato il simbolo più contestato della guerra contro il terrorismo iniziata l'11 settembre 2001. Ma lo stesso quotidiano fa notare che anche se nel comunicato sopra citato si specifica che "il governo italiano ha richiesto di comprare" i sei velivoli, con il prezzo finale di ben 738 milioni di dollari, al momento il ministero della Difesa non ha chiuso alcun contratto.
Fonti del ministero della Difesa hanno spiegato a Fanpage.it che si tratta di una procedura di contrattazione per le vendite militari molto lunga, partita 12 anni fa e ancora in corso: il procedimento si chiama ‘Foreign Military Sales (FMS)', e inizia appunto con lettera di richiesta da parte del governo italiano inviata agli Usa, per l'acquisto del sistema d'arma, alla quale gli Usa rispondono con una lettera d'accettazione. L'approvazione statunitense è la condizione necessaria per poter procedere, da parte italiana, con la successiva fase procedimentale di eventuale acquisizione. Per questo il contratto non è stato ancora formalizzato e per questo nel documento di programmazione del ministero, presentato lo scorso ottobre dal titolare del dicastero Guido Crosetto, in cui viene previsto l’acquisto di nuovi Reaper per sostituire i vecchi Predator, si fa riferimento allo stanziamento di soli 23 milioni in tre anni, e non di 738 milioni di dollari.
I 23 milioni sono una sorta di "impegno" da parte dell'Italia, un modo per dimostrare l'interesse da parte del nostro Paese e l'intenzione di acquistare i nuovi velivoli. "Nessun mistero e nessun giallo", spiegano fonti della Difesa a Fanpage.it, "non abbiamo ancora firmato i contratti per l'acquisizione, ma è la stessa procedura FMS che prevede questi passaggi. La trattativa è ancora in una fase negoziale".
Avs presenta interrogazione a Crosetto
"Apprendiamo che Washington ha reso noto di aver venduto all'Italia sei droni Reaper, specificando che si tratta di una partita ‘chiesta dal governo di Roma' al prezzo di 738 milioni. Sarebbe stato chiuso un contratto senza che il governo abbia chiesto l'autorizzazione al Parlamento. Vogliamo subito un chiarimento, oppure dobbiamo pensare che il governo Meloni abbia agito con il ‘favore delle tenebre'", ha detto il capogruppo dell'Alleanza Verdi e Sinistra nella commissione Affari costituzionali della Camera, Filiberto Zaratti.
"È incredibile che si continuino a trovare i soldi per le armi, in una situazione in cui abbiamo raggiunto il livello massimo di deficit pubblico. Vorremmo capire se l'acquisto dell'Italia dei sei droni d'attacco dagli USA rientrino nei 28 miliardi di euro, con crescita annua del 5,5 per cento, per le spese militari previste dalla Legge di bilancio", ha scritto in una nota Angelo Bonelli, deputato di Alleanza Verdi Sinistra e portavoce nazionale di Europa Verde. "Presenterò una interrogazione per chiedere al ministro Crosetto di chiarire queste nuove spese militari previste. I soldi per le armi si trovano, ma per le tac in sanità o l'istruzione no".