Il blitz di Fratelli d’Italia: anche i condannati per reati contro la Pa potranno avere incarichi nei Comuni
I senatori di Fratelli d'Italia puntano a riscrivere le norme che regolano l'assegnazione degli incarichi pubblici nelle strutture tecniche ed amministrative dei Comuni e e le relative incompatibilità. L'obiettivo è allargare tantissimo le maglie, rispetto ai criteri oggi in vigore, innanzitutto rimettendo in gioco i condannati per reati contro la pubblica amministrazione.
Non sappiamo se la premier Giorgia Meloni sia a conoscenza del blitz, organizzato dai parlamentari del suo partito. Il colpo di mano è nascosto in una proposta, a prima firma del senatore Salvo Pogliese e sottoscritto da altri tre senatori di Fdi. Un emendamento, presentato in commissione Bilancio al Senato, sul cosiddetto decreto Anticipi, che si occupa di tutt'altri argomenti. Se approvate, tuttavia, le modifiche avrebbero un impatto enorme sull'impianto del decreto legislativo che regola la materia.
Via libera ai condannati per corruzione
Il cambiamento più rilevante riguarderebbe il divieto, oggi in vigore, di accedere a una serie di incarichi nelle amministrazioni comunali, per i condannati per reati contro la pubblica amministrazione. Parliamo di corruzione e concussione, abuso d'ufficio e peculato, etc… Se l'emendamento venisse approvato, il divieto cadrebbe e i condannati potrebbero essere chiamati a coprire ruoli di vertice nella macchina amministrativa dei Comuni, come il segretario generale o il direttore generale.
Ancora, i condannati potrebbero diventare dirigenti comunali delle società pubbliche dei Comuni o di quelle private controllate interamente o parzialmente dagli enti locali. Ma si va anche oltre, perché il divieto verrebbe meno anche per gli incarichi di amministratore di queste società. Tradotto, chi ha una sentenza di condanna per corruzione potrebbe diventare presidente o amministratore delegato delle società idriche o dei trasporti pubblici locali.
Nota di cronaca, il senatore Pogliese – il primo firmatario dell'emendamento in questione – è condannato in appello per peculato, proprio uno dei reati oggetto del "libera tutti". La sentenza si riferisce a un'inchiesta su presunte spese pazze, quando Pogliese era vicepresidente dell'Assemblea regionale siciliana. Nel caso in cui la pena di due anni e tre mesi fosse confermata in Cassazione, Pogliese perderebbe lo scranno a palazzo Madama, secondo i termini della legge Severino.
Stop alle incompatibilità
Il colpo di spugna pensato dai senatori di Fdi però va ben oltre il capitolo dei reati contro la Pa. La proposta parlamentare riscrive quasi tutte le regole sulle incompatibilità nelle amministrazioni locali, pensate per arginare i fenomeni dei doppi incarichi o delle porte girevoli. Vediamo cosa cambierebbe, se l'emendamento venisse approvato e quali paletti cadrebbero.
Sindaci, assessori e consiglieri comunali in carica di Comuni con più di 15mila abitanti potrebbero assumere ruoli al vertice della macchina amministrativa o diventare dirigenti della Regione, di cui il Comune che amministrano fa parte. Porte aperte anche per incarichi nelle società pubbliche regionali.
Addirittura, l'emendamento dei senatori meloniani stabilisce che chi fa parte di una giunta o consiglio comunale in città con oltre 15mila abitanti possa diventare anche alto funzionario o dirigente dello stesso Comune che sta amministrando, eliminando ogni distinzione tra ruoli politici e tecnici. E se proprio non riesce a fare il segretario generale del proprio Comune, avrebbero la possibilità di farsi dare quel posto in un altra città della stessa Regione.
Un'altra norma che cadrebbe sarebbe quella che proibisce a sindaci, assessori o consiglieri comunali di diventare presidenti o ad di società private, controllate in tutto o in parte dalle Regioni e dagli enti locali. Stop anche ai divieti per gli ex amministratori e via libera alle porte girevoli. Con l'emendamento, si eliminerebbe l'obbligo per chi è stato componente di una giunta o di un consiglio comunale di attendere almeno due anni prima di assumere ruoli amministrativi o dirigenziali nel Comune in cui era stato eletto o in un altro. Cancellata anche la pausa obbligata di un anno prima di ricevere incarichi a livello regionale.