Non c'è che dire, cominciamo bene. Benissimo, anzi. Il centrosinistra prova ad aprire poi si prende Camera e Senato. Il Pdl, tra un insulto alla magistratura e un'occupazione del Tribunale di Milano, grida preventivamente al colpo di Stato, minaccia "battaglie nelle piazze e nel Parlamento" e fa quadrato intorno al suo leader. I centristi sono sempre più sull'orlo di una crisi di nervi (consapevoli di essere ad un passo dal baratro), mentre Mario Monti fa i capricci come uno scolaretto cui viene negato l'ennesimo giocattolo (ma non era quello che…). Il Movimento 5 Stelle invece riesce a dividersi alla prima "vera" prova, con Grillo che dà in escandescenze (salvo poi abbassare i toni, probabilmente a causa dei tanti malumori interni).
In questo clima, il Capo dello Stato (il cui mandato scade fra due mesi) è chiamato a compiere un vero e proprio miracolo diplomatico, garantendo al Paese un minimo di governabilità. Già, ma il punto è proprio questo: ha senso parlare di governabilità in queste condizioni? Mettendo da parte la distanza siderale che, almeno a quanto sostengono i bersaniani, intercorre ormai da centrodestra e centrosinistra, non si può far altro che registrare le enormi difficoltà del cammino verso un "governo senza maggioranza" (soluzione verso la quale insiste il segretario del Pd). Del resto, si fa fatica ad individuare il motivo per il quale i 5 Stelle (che negli ultimi giorni sono stati paragonati da Berlusconi a Scientology e da Bersani ad una sorta di assemblea leninista) dovrebbero farsi garanti di un esecutivo a tempo. E allo stesso tempo non si può che constatare che non ci sono le condizioni minime per un goevrnissimo a guida politica. Il tutto, si badi bene, senza nemmeno provare ad immaginare cosa succederà fra meno di un mese, quando il Parlamento si troverà a gestire l'elezione del nuovo Capo dello Stato (e, si capisce fin troppo bene che il nome che Berlusconi ha in mente quando parla di "occupazione da parte della sinistra" è quello di Romano Prodi).
Rimarrebbe l'idea di un esecutivo a guida tecnica (ma con quali voti e per fare cosa?), oppure l'ipotesi di un Governo del Presidente, che si occupi di traghettare senza strappi il Paese verso nuove elezioni. Sull'ultima fantasiosa ipotesi di un governo retto con i voti di centrosinistra, centristi, leghisti ed "esuli" del M5S invece stendiamo semplicemente un velo pietoso (a tutto c'è un limite di decenza…). Insomma, ipotesi, suggestioni per tentativi che sembrano in ogni caso destinati a fallire, con lo spettro delle elezioni anticipate che aleggia con sempre maggiore insistenza (anche se, causa tempi tecnici, appare decisamente improbabile che si riesca a votare a giugno; dunque servirebbe un "governo balneare" che prepari la strada ad elezioni in autunno). In mezzo, ma questo diciamolo a bassa voce, ci sarebbe sempre la peggior crisi economica degli ultimi trent'anni…