Giuro che appena ne ho letto pensavo fosse uno scherzo. Anzi: subito dopo averlo pensato l'ho sperato, che fosse uno scherzo. Invece niente. Mi succede sempre così quando ascolto di sfuggita Salvini senza prima essermi apparecchiato il cervello per tradurre le sue sparate in qualcosa che sia lontanamente politico. L'ultima "bomba" è di oggi e fa venire i brividi: "Renzi – ha detto Salvini, in conferenza stampa nientemeno che in Senato – sta occupando tutto militarmente: banche, tribunali, tv e scuole. E quando fai così la gente fa la rivoluzione. Io la rivoluzione la voglio fare pacifica e democratica e Renzi sappia che da oggi è battaglia su tutti i fronti. Ci vediamo in piazza il 25 aprile, per liberare di nuovo l'Italia", con una "grande marcia che raccolga tutti gli italiani che non vogliono vivere da schiavi".
25 aprile, resistenza, Liberazione, Salvini. Proprio così: tutto nella stessa frase, un po' come se ci apparisse Adinolfi travestito da Drag Queen in una manifestazione per l'amore libero. Solo che questa volta Salvini ha il piglio di chi vorrebbe convincerci di poter essere davvero preso sul serio mentre cerca di uscire dalla selva di rovi che si stanno stringendo al collo della sua povera Lega: prima l'avviso di garanzia al suo delfino Edoardo Rixi, assessore della Regione Liguria e poi, poche ore dopo, l'arresto di Fabio Rizzi, presidente in Regione Lombardia della commissione sanità. Ah: tutti e due nell'ultima settimana avevano dichiarato "la nostra sanità è la migliore d'Italia": ovviamente uno si riferiva a quella ligure e l'altro a quella lombarda, perché la Lega ormai è così federalista da beccarsi ogni tanto degli strani attacchi di labirintite.
Era tutto troppo bello per Salvini segretario della Lega Nord (ma ultimamente anche Centro, Sud e Isole comprese): questi ultimi mesi sono stati facili come allenare il Barcellona, con Berlusconi che si avvizzisce rintanato, Formigoni in cattività in Senato, il PD che bolle e un centrodestra senza bussola. Gli veniva tutto sin troppo facile: bastava che gli portassero un immigrato condannato, un pensionato derubato e un paio di marciapiedi sporchi per potere lucrare con la necrofilia di uno sciacallo di talento. Salvini è la bruttura sdoganata in nome della paura e, mica per niente, i suoi "seguaci" si sono esibiti nella ginnastica sincronizzata dell'odio in tutte le diverse forme. Intanto, mentre Salvini e compari stavano paciosi a osservare la bile montare in Lombardia (l'unica significativa esperienza di governo della Lega degli ultimi anni) le acque melmose della sanità hanno continuato ad intorbidirsi, seppur senza Formigoni. È cambiato poco: qualche ave maria in meno e più dialetto ma i meccanismi sono sempre gli stessi.
E così il Salvini che si fingeva quasi statista ha cominciato a sbarellare. Ed è diventato un Salvini al cubo:
- Prima ha attaccato la magistratura facendo sgorgare una lacrima di commozione e malinconia a qualche veteroberlusconiano. "La magistratura italiana è una schifezza" ha detto, augurandosi che "si occupi di mafia, piuttosto che di noi." La mafia, qualche minuto dopo, ha emesso un comunicato stampa ricordando che "la legge è uguale per tutti".
- Poi ha incassato l'affetto di Bertolaso candidato sindaco a Roma per il centrodestra: "ho idee molto vicine a quelle di Salvini" ha detto il grand visir della Protezione Civile. E, Salvini, dopo avere incrociato le dita sperando che Bertolaso fosse solo un omonimo di quel Bertolaso lì ha risposto "io Bertolaso non lo conosco. Decideranno i romani". Già, quegli schifosi, te li ricordi, Matteo?
- All'arresto di Rizzi ha ripetuto che la magistratura è una merda e comunque che chi sbaglia paga, ha sospeso Rizzi, poi ha detto che Maroni non ha sbagliato, ha scritto cento volte sulla lavagna che "la Lombardia è la Lombardia più lombarda del mondo" e infine ha ripetuta che la magistratura è una merda. Questa settimana per Berlusconi sono soldoni in diritti d'autore, se si continua così.
- Quando qualcuno dalla magistratura (il CSM, per la precisione) ha detto "e però adesso Salvini anche basta" lui, ormai reincarnatosi in un antico demone del Po, ha urlato "io sarei un pericolo per la democrazia?". L'ha urlato un po' come quando dopo la decima birra, sciancati sul balcone si sciancica un "ehi, hai detto a me?" verso un altro avventore a caso.
- Gli hanno riferito che il suo caro leghista in Lombardia avesse i contanti nel congelatore. Forse non era il caso di insistere con la storia del complotto. E chissà, li avrà messi nel surgelatore sperando che le banconote si facessero diamanti, forse.
Ora lo straordinario epilogo: Salvini ci libererà dalla tirannia (di Renzi, della magistratura, dell'Europa, delle banche, degli extracomunitari, dei ladri di polli e dei comunisti: una delle dittature più numerose, eterogenee nella storia del mondo) con un 25 aprile che rilanci una nuova Liberazione. L'ha detto così e mi immagino qualche partigiano a tirare una mezza ostia su dal paradiso dei partigiani. Povero Matteo: quello che da grande voleva fare il leader e s'è fatto macchietta. Verde.