“Io ho detto anno bellissimo come battuta a un suo collega che faceva una previsione molto pessimistica. È stata una battuta di reazione, ma mi sembra che in decine di altri discorsi sull’economia ho rappresentato la nostra politica economica che non può essere affidata a una battuta”. Con queste parole il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha risposto a chi gli chiedeva se volesse o meno rettificare la frase – tormentone “il 2019 sarà un anno bellissimo”, pronunciata a febbraio nel corso di una intervista concessa alla trasmissione di Rai Due Povera Patria. A dire il vero, però, la lettura secondo cui si trattasse solo di una battuta si scontra con mesi e mesi di polemica continua contro la quasi totalità degli analisti e degli istituti indipendenti che prevedevano una crescita nettamente inferiore alle attese del governo. Polemica che si è spinta fino a riesumare il termine “gufi” di renziana memoria.
Ora il Governo prende atto della realtà, che ha i contorni di una crescita praticamente inesistente (certo determinata anche da una congiuntura internazionale negativa) e di un futuro ancora nebuloso e incerto. E ammette che, in tale contesto, le misure approvate in legge di bilancio e poi definite da un decreto successivo, servono a ben poco, dal momento che produrranno un effetto praticamente nullo sulla crescita economica. Attenzione, a dirlo stavolta non sono i tecnoburocrati di Bruxelles o qualche istituto al soldo della plutocrazia capitalista, ma è lo stesso governo. Lo si può leggere nel Documento di Economia e Finanza, nella tabella in cui si valutano le stime dell’impatto macroeconomico del reddito e della pensione di cittadinanza:
Il PIL si accrescerebbe rispetto allo scenario base di 0,2 punti percentuali nel 2019 e di 0,4 punti percentuali nel 2020. Nel 2021 e 2022 il livello del prodotto risulterebbe superiore, rispetto a quello corrispondente dello scenario base, di 0,5 punti percentuali. Tenendo presente che l’onere complessivo di finanza pubblica per il provvedimento sul reddito di cittadinanza è pari ex-ante a circa 0,4 punti percentuali di PIL in ciascun anno, i risultati della Tavola riflettono un moltiplicatore implicito sul prodotto pari a 0,6 nel primo anno, a 1 nel secondo e a 1,1 nel terzo
La tabella è piuttosto eloquente:
Ancora peggio se si considera l’intervento su quota 100 pensioni:
Considerando l'effetto combinato tra i due provvedimenti, spiega sempre il Documento di Economia e Finanza, "il PIL crescerebbe di 0,2 punti percentuali nel 2018, 0,4 punti nel 2020 e di 0,7 e 0,6 punti, rispettivamente, nel 2021 e nel 202". In sostanza, ora anche il governo ammette che le due principali misure dell'ultima legge di bilancio non serviranno alla crescita e non potranno invertire il trend negativo dell'economia italiana. il tutto, dopo aver detto per mesi e mesi che le previsioni "esterne" fossero sbagliate perché non tenevano conto dell'effetto di reddito di cittadinanza e pensioni.
Intendiamoci, il punto non è mettere in discussione reddito di cittadinanza e quota 100 pensioni, misure legittimamente approntate dal governo e ora altrettanto legittimamente rivendicate come "necessarie" per dare una mano ai cittadini a lungo provati dalla crisi economica e per "redistribuire" il reddito tra i ceti medio – bassi.
Il punto è aver costruito un castello di slogan e false promesse, attaccando giornalisti e analisti che mettevano in dubbio "l'anno bellissimo", ben sapendo che la realtà avrebbe finito per presentarci il conto. Troppo facile dire ora "abbiamo scherzato", come se si fosse trattato di una singola battuta e non di una linea politica e comunicativa riassumibile in "negazione della realtà". Speriamo almeno che non ci tocchi di assistere allo stesso copione per l'aumento dell'IVA…