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Il 13 febbraio si scende in piazza in Italia e nel mondo

La manifestazione del 13 febbraio è un’occasione per avviare una riflessione sul significato della libertà per la donna.
A cura di Nadia Vitali
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femministe

“Se non ora quando” è il nome del comitato che si è fatto promotore della giornata di mobilitazione di domenica 13 febbraio per la dignità delle donne (e non solo). Molte le adesioni, anche da numerose città estere.

Seguita ai penosi giorni denominati del Rubygate (del quale, chissà, magari tra tre mesi avremo già perso memoria, inseguendo nuovi scandali che non ci scandalizzano mai abbastanza) è una buona occasione per interrogarsi, davvero ed onestamente, su che cosa ha designato e cosa designa il termine libertà per la donna nel nostro paese.

Una libertà, forse, acerba e ancora bisognosa di indicazioni e rassicurazioni, dati gli inquietanti risvolti a cui assistiamo?Perché se non possiamo negare, sarebbe davvero ingenuo e mistificatorio, che le signorine che si recano ad Arcore lo fanno, per lo più, in pieno possesso delle proprie facoltà mentali (poi se qualcuno scioglie loro sostanze nei bicchieri, insomma, altri problemi: davvero qualcuna credeva di andare lì a bere coca cola e a vedere Baarìa?) al tempo stesso non ci sentiamo nemmeno in diritto di guardare a questi usi, a cui il Premier ci ha praticamente abituati negli ultimi mesi, come alla massima espressione della libertà di una società civile.

Questa società civile che, a dispetto di quote rosa , retorica d’ogni tipo e spregiudicate laureate che non fanno mistero di usare il proprio corpo per inseguire  un qualunque tipo di affermazione personale, ha fatto davvero pochi passi per svincolarsi da retaggi maschilisti e sessisti (del resto, a che pro?); lo stesso paese in cui esiste la legge 40 che limita la fecondazione assistita e in cui anche i sottaceti vengono pubblicizzati da enormi manifesti recanti fanciulle dalle ottime fattezze (davvero).

Insomma, come possiamo pretendere che si scelga liberamente, quando a guardare le cose con maggiore attenzione, sembra semplicemente che l’unico incontestabile modello (e qui, purtroppo, non ci sono nemmeno più Germi e Mastroianni a farci ridere su un “Divorzio all’Italiana”) di cinquant’anni fa, abbia semplicemente cambiato forma ma non linee guida?

Proprio in ragione di ciò più che le donne, gli uomini dovrebbero essere presenti alla manifestazione di domenica: per prendere le proprie distanze da un modello arcaico che offende, più di tutto, le loro intelligenze. Forse questo, tutte le donne che si sono schierate contro la manifestazione vedendo in essa principalmente “moralismo” dell’ultima ora e “strumentalizzazione politica” non lo hanno capito. Il rischio di strumentalizzazione c’è: sta a chi parteciperà (o a chi non vorrà partecipare) essere individuo che sceglie, domenica mattina.

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