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Opinioni

II bluff della destra sulla Gpa: perché stiamo parlando proprio adesso di gestazione per altri

La destra in queste settimane sta mettendo in atto una straordinaria operazione di reframing: tutti, ma proprio tutti, stanno parlando di gestazione per altri (Gpa) quando il tema è quello del riconoscimento dei figli nati all’estero non solo con questa pratica, ma anche con la procreazione medicalmente assistita. Un vecchio trucco per distrarci da qualcos’altro, un attacco ai diritti che passa in sordina mentre continua la gara a chi grida più forte la propria superiorità morale.
A cura di Jennifer Guerra
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Il linguista George Lakoff, nel suo libro del 2006 "Non pensare all’elefante!" attribuisce il successo dei conservatori nella politica americana alla loro capacità di ribaltare il cosiddetto frame del discorso. Condividendo una base ideologica solida, i conservatori riescono con grande abilità a imporre i temi del dibattito pubblico e, eventualmente, a deviare l’attenzione da temi scomodi verso quello che per loro in quel momento rappresenta una priorità. Lakoff potrebbe aver qualcosa da dire sulla straordinaria operazione di reframing messa in atto dal nostro governo in questi giorni: tutti, ma proprio tutti, stanno parlando di gestazione per altri (Gpa) quando il tema è quello del riconoscimento dei figli nati all’estero non solo con questa pratica, ma anche con la procreazione medicalmente assistita.

È un capolavoro di retorica, che ripete un copione già visto nel 2016 con l’approvazione della legge sulle unioni civili. Il progetto originario parlava di stepchild adoption, ovvero di adozione del figlio biologico del compagno o compagna, ma poi chissà perché la discussione si spostò per settimane sulla legittimità, giuridica e morale, della gestazione per altri. Peccato però che la legge del 2016 non riguardasse l’approvazione della gestazione per altri. Il risultato fu che la ferocia del dibattito sulla Gpa finì con l’affossare la questione dell’adozione, portandolo dal piano dei diritti a quello morale. Lo stesso sta accadendo in questi giorni: la questione delle trascrizioni dei certificati di nascita di figli delle coppie omogenitoriali non è legata in alcun modo all’approvazione da parte del nostro ordinamento alla pratica della gestazione per altri.

Anche se tutti ne parlano come se fosse una questione legislativa urgentissima, la gestazione per altri è illegale in Italia, secondo l’articolo 12 della legge 40 approvata nel 2004, quasi vent’anni fa. È vero che questa legge è molto vaga e ha dato luogo a una sfilza di sentenze spesso contraddittorie, ed è altrettanto vero che la Corte Costituzionale ha affidato al legislatoreil compito di adeguare il diritto vigente alle esigenze di tutela degli interessi dei bambini nati da maternità surrogata”. Ma proprio perché il tema – sollevato anche dalla Corte – è quello dell’interesse dei minori, il rumore di fondo di decine di editoriali a favore o contro la gestazione per altri ci sta facendo perdere di vista il vero punto della questione, che non riguarda questa legge, né un suo aggiornamento o adeguamento.

La proposta di Fratelli d’Italia di rendere la Gpa reato universale (cioè punibile anche se commesso all’estero, aggiungendo un comma alla legge 40) è arrivata quasi in contemporanea alla nota inviata dal ministero dell’Interno che ha imposto ai sindaci di interrompere le trascrizioni e alla bocciatura del Senato sul certificato europeo di filiazione. Istituire un reato universale non è una proposta che adempie alla richiesta della Corte Costituzionale di legiferare sulla tutela dei bambini (e non sulla Gpa) e, soprattutto, non è la prima volta che viene avanzata. Meloni la presentò la prima volta nel 2018 e poi fu la volta di Mara Carfagna (allora deputata di Forza Italia) nel 2020. Anche la Lega lo scorso anno aveva annunciato una raccolta firme per la stessa legge. Certo, oggi Fratelli d’Italia è al governo e prima non lo era, ma è chiara la volontà di orientare forzatamente il dibattito pubblico presentando la Gpa come un’urgenza su cui serve una legge subito.

Secondo le stime del Corriere, sono circa 250 le coppie all’anno che vanno all’estero per ricorrere alla surrogazione e solo 1 coppia su 10 è omosessuale, ma la realtà per cui la Gpa è una pratica a cui ricorrono in maggioranza le persone eterosessuali viene completamente cancellata, concentrandosi solo su ricchi gay borghesi e capricciosi che sfruttano le donne in non meglio specificati Paesi del terzo mondo. Così come cancellato, almeno dal dibattito pubblico, è il destino delle lesbiche che vanno all’estero per la procreazione medicalmente assistita, che non c’entra nulla con la Gpa. La trascrizione dei loro figli è ritenuta legittima dalla Cassazione, ma anche loro sono state travolte dall’iniziativa di Piantedosi e possono vedersi negato il certificato grazie a questa iniziativa del governo. Proprio questo fatto dimostra che i temi sono due, e non vanno mescolati: il riconoscimento delle famiglie omogenitoriali – su cui il governo è intervenuto all’improvviso – e il grande bluff della Gpa, su cui non c’è alcuna emergenza, ma che è riuscito lo stesso a diventare protagonista del dibattito pubblico.

La Gpa è un tema su cui si deve discutere, ma proprio perché è un tema non facile l’isteria manipolata di questi giorni – tra chi invoca l’ergastolo per chi vi ricorre, accuse di razzismo e linguaggio pruriginoso – allontana ancora di più dall’unica cosa di cui c’è veramente bisogno, ovvero della tutela dei minori. Altrimenti viene il dubbio che questa operazione di reframing sulla Gpa, che resta comunque un cavallo di battaglia dell’agenda ultratradizionalista a cui questo governo non ha mai negato di aderire, non è altro che un elaborato strumento per distrarci da qualcos’altro, un attacco ai diritti che, come nel caso dell’aborto, passa in sordina mentre continua la gara a chi grida più forte la propria superiorità morale. Un vecchio trucco della destra, ricorda Lakoff, in cui la sinistra inciampa sempre.

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Jennifer Guerra è nata nel 1995 in provincia di Brescia e oggi vive in provincia di Treviso. Giornalista professionista, i suoi scritti sono apparsi su L’Espresso, Sette, La Stampa e The Vision, dove ha lavorato come redattrice. Per questa testata ha curato anche il podcast a tema femminista AntiCorpi. Si interessa di tematiche di genere, femminismi e diritti LGBTQ+. Per Edizioni Tlon ha scritto Il corpo elettrico. Il desiderio nel femminismo che verrà (2020) e per Bompiani Il capitale amoroso. Manifesto per un Eros politico e rivoluzionario (2021). È una grande appassionata di Ernest Hemingway.
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