Identificazioni manifestanti pro Navalny, Piantedosi “Motivi di sicurezza, governo non reprime dissenso”
Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi ha risposto in Aula alla Camera sull'attività di identificazione di cittadini da parte della Polizia in occasione di manifestazioni di cordoglio in memoria di Alexei Navalny presentata dal deputato Luca Pastorino (Misto-Più Europa). "Tali identificazioni potrebbero intimidire", ha detto il parlamentare. "C'è uno squilibrio, per Acca Larentia le forze dell'ordine non si sono affrettate" a identificare i manifestanti che hanno fatto il saluto romano, ha sottolineato Pastorino.
È stato ricordato anche il caso della cittadina italiana di origini russe, che ha deposto un mazzo di fiori, una candela e la foto del dissidente Navalny davanti al consolato russo di Genova Nervi, e poi si è raccolta in preghiera. La presenza della donna è stata notata e subito segnalata dal personale dell'ufficio diplomatico che ha chiamato la polizia: sul posto sono giunti gli agenti delle volanti e della Digos, che hanno appunto identificato la donna. Dalla questura è stato spiegato che si è trattato di un "atto dovuto per chiunque depositi materiali davanti a un obbiettivo considerato ‘sensibile' come possono essere uffici, consolati o sedi diplomatiche estere".
Il ministro dell'Interno ha spiegato che l'identificazione da parte degli agenti di Polizia è stata del tutto "legittima". L'intervento delle forze dell'ordine per identificare i partecipanti alla commemorazione di Aleksei Navalny a Milano "è stato improntato esclusivamente all'esigenza di assicurare che vi fossero tutte le condizioni di sicurezza per lo svolgimento della manifestazione, a garanzia degli stessi partecipanti, a fronte di informazioni molto sommarie e poco precise circa l'identificazione del promotore e le modalità di svolgimento contenute nel preavviso ricevuto".
"Solo per questi motivi, e non palesandosi il promotore, gli operatori procedevano all'identificazione delle persone presenti all'iniziativa", ha detto. "Non vi è – ha sottolineato Piantedosi – alcuna direttiva ministeriale a cui si sia riferita tale scelta operativa, legittima, poiché l'identificazione è una prerogativa delle forze di polizia sempre affidata alla scelta del personale in servizio e alla sensibile valutazione del contesto operativo e, anche nel caso in questione, non aveva evidentemente alcuna finalità di impedire o ostacolare il libero esercizio dell'iniziativa, ma, anzi, di garantirne l'ordinato svolgimento. Stante questa finalità, in tali frangenti, una scelta che può apparire troppo zelante è comunque da preferire a un atteggiamento che, altrimenti, potrebbe rischiare qualche sottovalutazione".
"Va subito respinta ogni suggestione che vi sia un disegno del Governo per reprimere il dissenso politico e che questo disegno sia eseguito dalle forze di polizia nel corso dei servizi di ordine pubblico", ha detto ancora il titolare del Viminale. "Non vi è, e mai vi potrà essere alcuna direttiva ministeriale in tal senso e, neanche, indicazioni volte a cambiare le regole operative di gestione dell'ordine pubblico, da sempre improntate a cautela, equilibrio e professionalità, a prescindere dal colore politico del Governo in carica".