Pietro, hai vent'anni e la cosa sorprende me ma non la matematica, visto che sei nato nel 1996, (ma quelli del '96 non dovrebbero essere tutti ragazzini?). È passato così tanto tempo da quando suo padre festeggiava in Vespa i tuoi 4 kg e 200 duecento grammi e il 45,1 % di Ulivo e Prc alle Elezioni Politiche del 21 aprile? Pare di sì. E di questi anni ne vogliamo parlare?
Vent'anni, Pietro. Devo dire la verità, proprio il tuo papà ci avrebbe poi avvisati – tu avevi appena 6 anni – che «con certi dirigenti non avremmo vinto mai» e che «ci vorranno generazioni prima che il centrosinistra torni a vincere». Devo dirla tutta, la verità? Il mio però ogni tanto li ha votati, incrociando le dita. E intorno a quest'incertezza col sapore di una colpa abbiamo fatto girotondi, ci siamo interrogati su quando – e se non ora, quando – abbiamo esibito Costituzioni e Agende rosse, sotto il sole dei Fori Romani tra metalmeccanici e cassintegrati. Coi D'Alema, i Veltroni, i Bersani sono sfilati i Bertinotti, i Diliberto, i Giordano. E i Pancho Pardi, i Cofferati. Quanti 25 aprile, 1 maggio, partigiani e Fiom Cgil; quante allarmi neofascisti e sgomberi di centrisociali; quanti libri e giornali da comprare: Micromega e il Manifesto che chiude. E la satira, la censura, gli editti bulgari, i bavagli alla stampa. Concerti e appelli da firmare, presìdi e esperienze da salvare. Quante scissioni. Era Comunista l'Iniziativa, il Movimento Unitario, l'Azione, l'Unità, la Confederazione. Era una sinistra Critica, di Classe e Rivoluzione, di Movimento, Controcorrente, di Rivoluzione, di Ecologia e Libertà, Italiana. Vorrei dirti che con gli occhi di oggi, anno domini 2016, a me pare tutta merda secca lungo le siepi cariche di sole, citando Sandro Penna. Ma ho timore di offendere qualcuno.
Non conosco le tue idee sulla politica italiana, Pietro. Magari voti Matteo Renzi. Ci sono tuttavia buone possibilità che tu abbia votato o voterai Movimento Cinque Stelle perché ti trovi a tuo agio con una minoranza. Ancora più grandi sono le probabilità che tu faccia parte del primo partito italiano: quello degli astenuti. Ma non importa.
È fondamentale invece che per i tuoi vent'anni qualcuno ti porga delle scuse. Per i litigi, il tempo perso passato a non fare leggi utili e a farne di inutili. Per le articolesse coi retroscena, i ritratti e gli sferzanti fondi di prima pagina; per le interviste da Montecitorio, per Jovanotti che da piccolo ti cantava «fono un ragazzo forfunafo» e ora gioca a fare il cinquantenne renziano. Per il «continuiamo a farci del male» diventata modo di dire pure da Maria De Filippi. Per la casta e la ggente, per gli "Sveglia!1" e le emergenze democratiche. Perché in vent'anni saremmo dovuti arrivare a qualcosa e invece abbiamo fatto un largo giro intorno al circo: son cambiati i giostrai, tutto è rimasto uguale e più arrugginito, come in una città fantasma americana.
Siamo qui, Pietro, io sono qui e oggi ho più o meno l'età di tuo padre quando nascesti: uno splendido quarantenne. Gridavo cose giuste pure io (forse un po' di meno). E pure io non sono riuscito a regalare a te e ai tuoi coetanei una alternativa. La sinistra alla fine agita le braccia, si indigna e si sdegna ma dai, si è accontentata di Matteo Renzi: s'è seduta come un vecchio al bar e ora racconta gli aneddoti dei bei tempi andati.
Ma magari, Pietro, stavolta ci riesci tu. Ci riuscite voi. E fra vent'anni è capace che ci ritroviamo e anziché scrivere tu una lettera di scuse a mio figlio (che magari per quel tempo avrà la tua età di oggi) te ne scrivo un'altra io: di ringaziamento per aver cambiato le cose.