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I tribunali cancellano le condanne per abuso d’ufficio dopo la riforma Nordio

È entrata ufficialmente in vigore la legge Nordio che cancella l’abuso d’ufficio. Da oggi (anzi, per la precisione da ieri) chi è stato condannato in passato farà quindi richiesta perché la condanna sia eliminata dal casellario giudiziale: si parla di oltre 3.600 pubblici ufficiali.
A cura di Luca Pons
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La legge Nordio che ha abolito l'abuso d'ufficio è entrata in vigore ieri, 25 agosto. Il Parlamento l'aveva approvata a luglio, ma poi il presidente della Repubblica Mattarella ha aspettato per quasi tutti i trenta giorni concessi dalla Costituzione prima di promulgarla – cosa che ha fatto sospettare che il Quirinale abbia dei dubbi sulla norma. Ora, con l'entrata in vigore definitiva del testo, i pubblici ufficiali che in passato hanno ricevuto una condanna definitiva possono chiedere che sia cancellata.

È già avvenuto in passato, quando il Parlamento ha deciso di eliminare un reato, o comunque di ridurlo in modo significativo. Questa è infatti la conseguenza più immediata quando, per legge, una certa azione non è più considerata un reato: secondo le norme italiane, chi è stato condannato in passato viene immediatamente ‘riabilitato'. Non è vero, invece, il contrario: se il Parlamento introduce un nuovo reato, chi lo ha commesso prima che la legge entrasse in vigore non può essere punito. Questo perché le norme più favorevoli ai cittadini possono retroattive, quelle più punitive no.

Insomma, chi è stato condannato (in primo, secondo o terzo grado di giudizio) per abuso d'ufficio dovrà semplicemente fare richiesta perché la condanna sia cancellata dal casellario giudiziale. Se la pena è ancora in esecuzione, questa terminerà immediatamente. Tutte le indagini in corso, a loro volta, dovranno essere archiviate.

Secondo le stime effettuate dall'Associazione nazionale magistrati, si parlerebbe di circa 4mila pubblici ufficiali condannati che potranno chiedere di cancellare la sentenza dalla propria fedina penale. Ciò che è certo, dati alla mano, è che a metà 2022 c'erano poco più di 3.600 condanne risultanti dall'analisi del casellario. Non a caso, già nell'ultimo mese i tribunali hanno rallentato o sospeso i giudizi sui casi di abuso d'ufficio, consapevoli che sarebbero stati annullati poco dopo.

Roberto Scarpinato, ex magistrato e senatore del M5s, duramente critico nei confronti della riforma Nordio, ha detto a Fanpage.it che cancellare l'abuso d'ufficio metterà "il turbo alla macchina del voto di scambio", sarà come un "semaforo verde per le mafie" che tentano di infiltrare la pubblica amministrazione, e renderà l'Italia "la patria della corruzione". Un'altra possibile conseguenza è che l'Italia vada incontro a una procedura d'infrazione da parte dell'Ue.

Infatti, una direttiva europea prevede che l'abuso d'ufficio debba essere perseguito come reato nei Paesi membri. E una nuova direttiva Ue, specificamente in materia di anticorruzione, è già in lavorazione. Il governo, e in particolare il ministro Nordio, ha già allontanato la questione sostenendo che la corruzione nella Pa continui comunque a essere perseguita da molti altri reati, ma diversi giuristi non si sono detti così sicuri. Non a caso, in un'altra legge che è stata promulgata poco prima del ddl Nordio, il governo ha inserito un nuovo reato: il peculato per distrazione, che ha alcune caratteristiche in comune con il vecchio abuso d'ufficio, ma è molto più limitato.

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