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I sopravvissuti al naufragio di Cutro lasciati a dormire sulle panchine: la testimonianza del deputato Mari

“Alcuni non avevano neanche il letto con i materassi. Erano per terra, in un altro capannone. Al posto dei letti c’erano delle panchine di ferro, quelle dei parchi”. Il deputato Franco Mari, esponente dell’alleanza Verdi e Sinistra, racconta la sua visita ai superstiti del naufragio di Cutro in un’intervista a Fanpage.it.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Nei giorni successivi alla tragedia di Cutro, il deputato di alleanza Verdi e Sinistra, Franco Mari, è partito per la Calabria e ha fatto visita non solo ai luoghi della strage di migranti, ma anche ai superstiti che sono riusciti a salvarsi nella notte in cui hanno perso la vita almeno 72 persone. Le fotografie degli alloggi sono circolate nei giorni scorsi, poi l'intervento del ministro Piantedosi per far trasferire i sopravvissuti in albergo. Fino ad allora i migranti sono stati tenuti in condizioni inaccettabili. Intervistato da Fanpage.it, il deputato racconta cosa ha visto.

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Onorevole, lei è ha fatto visita ai superstiti del naufragio di Cutro e li ha trovati in condizioni molto difficili nel Cara di Crotone. Com'era la situazione?

Aveva dell'incredibile. Dopo essere stati sulla spiaggia, dove ci sono i parenti che aspettano ancora i loro cari, siamo andati al Cara di Crotone. In realtà i sopravvissuti non erano lì, ma in due padiglioni antistanti a pochi metri. Erano allestiti con una trentina di brande su cui erano poggiati dei materassi di gommapiuma e delle coperte. Alcuni non avevano neanche il letto con i materassi. Erano per terra, in un altro capannone. Al posto dei letti c'erano delle panchine di ferro, quelle dei parchi. Le condizioni dal punto di vista igienico erano assolutamente inaccettabili.

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Dopo la sua denuncia il ministro Piantedosi, in Aula, ha annunciato che i superstiti al naufragio sarebbero stati trasferiti in hotel. È un caso?

Ovviamente no. Perché non l'ha fatto nei giorni precedenti? Il ministro Piantedosi, reo confesso, poteva lasciarli lì. Ma era impensabile, improponibile. Il trasferimento in albergo sarebbe dovuto avvenire nelle ore immediatamente successive al salvataggio, evitando quella settimana e più di permanenza in una condizione di reclusione. Lì la libertà è limitata, ma è un fatto voluto. Quella toppa, diciamo così, era assolutamente tardiva.

Non è però un caso isolato, le condizioni dell'accoglienza in Italia sono peggiorate drasticamente negli ultimi anni, forse anche perché i decreti Salvini – a cui ha collaborato anche l'attuale ministro Piantedosi – hanno smontato un sistema…

Tutte le misure umane sono state smantellate nel tempo. Siamo entrati anche nel Cara e lì ci sono situazioni inaccettabili, come quella dei minori non accompagnati. La nostra accoglienza oggi ha il segno della cultura politica di chi governa, di chi attribuisce la colpa di essere qui a chi parte, alle famiglie che mettono sulle barche i propri figli.

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Qual è il suo giudizio politico della gestione da parte del ministro Piantedosi?

Piantedosi è come Valditara. Qualcuno ha detto che il ministro ha sbagliato a parlare d'istinto. Ma il problema è proprio l'istinto. Attribuiscono la colpa a chi parte, ma in realtà sono le politiche dell'accoglienza a rendere così com'è questa situazione. E loro sono i responsabili di queste politiche.

Passando al lato tecnico del naufragio di Cutro: Piantedosi ha letto una lunga informativa in Aula ma i dubbi rimangono, c'è qualcosa che secondo lei non ha funzionato?

È evidente. Abbiamo anche presentato un esposto alla Procura. Quella vicenda poteva e doveva essere gestita diversamente. Lasciamo all'autorità giudiziaria il suo compito. Intanto il governo sta mostrando tutta la sua natura politica. Ieri ha provato a sgomberare dalle bare il palazzetto dello sport di Crotone trasferendo le salme a Bologna, perché quella sala doveva essere allestita per il Consiglio dei ministri. Siamo alla chiusura di questo concerto indecente.

Oggi il Consiglio dei ministri sta decidendo una nuova stretta sui migranti: il senso del provvedimento non è molto chiaro, a partire dal lavoro che verrà fatto sui flussi legali, ma vengono inasprite le pene per gli scafisti. È la direzione giusta?

A loro sfugge il fatto che le migrazioni sono il segno di questo tempo, delle crisi climatiche e delle guerre. L'idea che si possa ridurre tutto a chi concorda con le ambasciate un corso di formazione per entrare in Europa è folle e sbagliata. Questi esseri umani scappano da condizioni indescrivibili, dalle guerre, dalle torture, dalla fame. Questi viaggi continueranno come ci sono stati sempre nel corso dei secoli. Ma il fatto che siamo in mezzo al Mediterraneo non è una colpa. Questa fantasia, questa relatività, questa capacità di guardare oltre gli orizzonti deriva dalla nostra commistione nei secoli con le altre culture. Questo è il made in Italy.

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