Che il Partito Democratico sia l’unica forza politica realmente contendibile in Italia è un dato di fatto, dimostrato dalle primarie del 26 febbraio corso che hanno incoronato Elly Schlein, l’outsider, nuova segretaria. Allo stesso modo, è altrettanto vero che la contendibilità del Pd, e la trasparenza dei processi democratici che dovrebbero garantirla, sono costantemente messi alla prova dai tentativi della nomenclatura del partito e dei suoi notabili locali, di controllare quei processi con qualsiasi mezzo possibile.
È da anni che noi di Fanpage stiamo documentando con certosina costanza queste cattive pratiche fatte di tesseramenti gonfiati, congressi farsa, primarie truccate. E ogni volta, passata l’indignazione del momento, ci siamo ritrovati a constatare, amaramente, come nessun segretario eletto abbia mai davvero deciso di eradicare questo sistema, o anche solo di combatterlo. Tante parole, ma contro i signori delle tessere, e delle primarie non è stato mai fatto nulla. Troppo importanti per vincere elezioni locali, nella perdurante crisi della sinistra italiana. Troppo interessi, troppe reti di potere, troppo controllo del territorio per poterne fare a meno.
Le primarie del 26 febbraio e il congresso del Pd che hanno preceduto l’appuntamento elettorale non sono state da meno. E la Campania, territorio in cui questo fenomeno è da decenni oltre ogni possibile livello di guardia, è stato ancora una volta l’epicentro del sisma. Il racconto de “I signori delle primarie”, inchiesta di Fanpage.it, è l’ennesimo dito puntato che mostra quanto il re sia nudo, oltre ogni ragionevole dubbio.
Mostra il tesseramento gonfiato in numerose province, per permettere a Stefano Bonaccini, il candidato favorito, quello scelto dai notabili locali per perpetrare il loro potere, di vincere i congressi nei circoli. Mostra seggi delle primarie monopolizzati da un unico gruppo di potere, che per l’intera giornata di voto ha provato a indirizzarlo in ogni modo possibile: gonfiando la partecipazione in spregio a ogni regolamento, usando gli scrutatori per suggerire chi votare, allontanando i giornalisti che cercavano di testimoniare tutto questo con minacce e intimidazioni.
Bonaccini ha perso, avranno perso anche loro, direte voi. Sbagliato. Perché nonostante Schlein abbia conquistato la segreteria, le percentuali nordcoreane a favore di Bonaccini nei loro seggi, di segno diametralmente opposto rispetto all’andamento nazionale del voto, hanno permesso ai signori delle primarie – a De Luca, Fiola, Casillo, Oliviero – di mantenere il controllo sul partito a livello locale, nella terza regione più popolosa d’Italia, in uno dei territori-crocevia di ogni elezione politica. Un controllo che vuol dire poltrone, nomine, auto-conservazione di persone e pratiche. Un controllo che vuol dire, in ultima istanza, resistenza a ogni istanza di cambiamento.
Ed è qui che Elly Schlein e la nuova segreteria del Partito Democratico sono chiamate in causa. Perché è anche da come affronteranno il problema dei signori delle tessere e delle primarie che si capirà se la loro sarà davvero la “piccola rivoluzione” annunciata, o un semplice e ignavo avvicendamento al potere, in cui quel che conta davvero è tirare a campare. La diciamo meglio: coi signori delle tessere al loro posto, con chi pensa che i processi democratici si possono alterare, con chi vive la politica come mero esercizio del potere sulle persone, con chi alza le spalle di fronte a truffe conclamate perché in fondo “che ci vuol fare, si è sempre fatto così”, nessuna rivoluzione è possibile, piccola e grande che sia. Né all’interno del partito, né in parlamento, né tantomeno al governo del Paese. Fare pulizia a casa propria è la precondizione per farla altrove. Ora la palla è nel campo di Elly Schlein. Hic Rhodus, hic salta.