I rimborsi elettorali della Lega sono stati bloccati dalla Camera
Non che fosse una novità, negli ultimi mesi i media hanno avuto modo di affibbiare aggettivi quali "inveritiero", "opaco", "allegro", "bucato" al bilancio della Lega di Francesco Belsito. A distanza di quattro mesi dall'esplosione dello scandalo dei finanziamenti pubblici della "family", anche gli organi parlamentari hanno deciso di dire la propria sulla voragine lasciata in eredita a Roberto Maroni dall'ormai ex tesoriere. Il rendiconto 2010 del Carroccio della Lega Nord, la cui certificazione al Parlamento risale ai revisori del partito dell’era Belsito, non è ancora abbastanza trasparente secondo Montecitorio, e per questo ora la Camera sospende al partito di Padania l’erogazione a settembre della prossima tranche di rimborsi elettorali da 8 milioni e mezzo di euro. La notizia è riportata dal Corriere della Sera.
A poco è servita l'operazione "ramazza" promossa da Maroni, che si era affidata ad una società di consulenza esterna (PricewaterhouseCoopers) per la revisione del bilancio del 2011. Sono state passate al setaccio tutte le spese pazze della "vecchia gestione" e sono venuti fuori numeri interessanti, tra le altre cose: assegni per 880 mila euro emessi non si sa perché e 410 biciclette pagate 82 mila euro e lasciate in fabbrica. Il nuovo rendiconto è stato pubblicato sul sito del movimento e l’avanzo registrato nei conti del Carroccio, a fine 2011, è di circa «6,5 milioni». Bene, se non fosse per quei 3 milioni di «oneri straordinari» non rendicontati dal bilancio. A tanto ammonterebbe la cifra dello scandalo per il quale sono indagati lo stesso Belsito, Umberto Bossi e i figli Renzo e Riccardo.
E così anche la Lega 2.0 deve pagare per le colpe del passato. Il «Collegio dei revisori per il controllo dei rendiconti dei partiti e movimenti politici» della Camera, scrive il Corsera, d’intesa con la Presidenza del Senato, ha infatti comunicato che il bilancio 2010 del Carroccio non può essere considerato regolarmente redatto anche se formalmente è conforme agli schemi previsti dalla legge del 1997. Il problema è non tanto sul fatto che su quelle cifre contenute nel rendiconto dell'era Belsito penda la spada di Damocle dell'inchiesta di ben tre diverse Procure della Repubblica, quanto piuttosto il fatto che i revisori del partito l’11 giugno scorso abbiano risposto agli organismi parlamentari con una comunicazione giudicata insoddisfacente. In un primo momento infatti da via Bellerio avevano aderito alle cifre allegre certificate da Belsito. Inoltre, lo stesso bilancio 2010 mancherebbe totalmente delle informazioni che il Collegio parlamentare di controllo aveva invece esplicitamente richiesto in una missiva del 22maggio. Quindi senza questo precisazioni ecco che arriva l’inevitabile stop dei rimborsi elettorali. Un bel gruzzoletto da 8,5 milioni di euro a cui Maroni e compagni devono, dunque, dire addio.