I rapporti con Putin e la lista dei ministri, le parole di Berlusconi creano il caos in maggioranza
La maggioranza è a un passo dal formare il nuovo governo. Ma negli ultimi giorni non sono mancati scontri, motivi di tensione e fibrillazioni. Al centro sempre lui, Silvio Berlusconi. Dopo il vaffa*** in Senato e il caso dei foglietti (in cui il leader di Forza Italia aveva appuntato aggettivi non troppo gentili, come "prepotente" e "arrogante", nei confronti di Giorgia Meloni) il Cavaliere torna ad agitare le acque con delle dichiarazioni su Vladimir Putin. In un audio si sente infatti l'ex presidente del Consiglio raccontare ai parlamentari forzisti di aver "riallacciato i rapporti con Putin" e di aver ricevuto in dono per il suo compleanno venti bottiglie di vodka.
Subito dal partito hanno cercato di correre ai ripari affermando, in una nota, che Berlusconi stesse raccontando una vecchia storia, "un episodio del 2008". E lui stesso, interrogato dai giornalisti, ha detto: "Ma no, quale riavvicinamento! Ho raccontato una storiella". Per poi raccontare una barzelletta che lo vede protagonista insieme a Putin, appunto, Joe Biden e il Papa.
Le parole di Berlusconi su Putin: scoppia il caso
Dall'audio, tuttavia, sembra abbastanza chiaro che il riferimento sia al presente. Le smentite non riescono a evitare che scoppi il caso, portando con sé il gelo all'interno della maggioranza. "La posizione di Giorgia Meloni e del futuro governo sarà di solidarietà con il popolo ucraino aggredito da Putin. L’Italia è e resterà nel solco dell’Ue e dell’alleanza atlantica. Berlusconi ha avuto rapporti con Putin per provare ad avvicinarlo alle democrazie liberali. Ma quella fase storica è finita quando la Russia ha deciso di invadere l’Ucraina con i carri armati. Ora il solco è incolmabile, forse le parole di Berlusconi erano una battuta", mette in chiaro Fabio Rampelli, di Fratelli d'Italia.
Non aiuta il fatto che il neo eletto presidente della Camera, il leghista Lorenzo Fontana, intervenendo a Porta a Porta su Rai 1 abbia detto che "bisogna fare attenzione alle sanzioni perché non diventino un boomerang per l'Occidente". Insomma, l'atlantismo assicurato da Giorgia Meloni in campagna elettorale potrebbe diventare fonte di controversie in maggioranza prima ancora che il governo si formi.
Dall'opposizione non si sono fatte attendere le reazioni. "Non è folklore, non sono battute. Da parte della nuova maggioranza è in corso un pericoloso spostamento dell’Italia verso una posizione di sempre maggiore ambiguità nei confronti della Russia", ha scritto il segretario del Partito democratico, Enrico Letta, in relazione a quanto detto sia da Berlusconi che da Fontana.
La questione ministeri, tensioni in maggioranza
Ad ogni modo, non è solo la questione Putin ad alzare le tensioni in maggioranza. Berlusconi, infatti, ha anche parlato delle trattative per la formazione del governo. Facendo intendere che tra lui e Meloni non è propriamente tornato il sereno. "La signora Meloni si è tenuta la presidenza del Senato. Io le ho detto che deve imparare almeno ad usare il condizionale, non può dire “il Senato è mio”. Noi gli abbiamo chiesto tre ministeri, mi ha riso in faccia, ne ho chiesti due, ha riso ancora, ne ho chiesto uno, ha detto ok", si è lamentato l'ex presidente del Consiglio con i suoi.
E pubblicamente, ai giornalisti, ha anche detto di aver raggiunto l'accordo sui ministeri assegnati a Forza Italia. "Ci saranno Tajani agli Esteri e vicepremier, Bernini alla Pubblica amministrazione, Saccani all’Università, Pichetto all’Ambiente e alla Transizione ecologica, Casellati alla Giustizia", ha detto ai cronisti, assicurando di essere d'accordo con Meloni. Non starebbero così le cose. "Credo che la decisione di Meloni sia per Nordio alla Giustizia. Ma le cose si possono sistemare", ha detto Ignazio La Russa, provando a distendere le tensioni. Ma i prossimi giorni si prospettano in salita per la maggioranza.