I quattro profili di rischio che possono far crollare l’economia italiana secondo la Nadef
Ci sono quattro scenari ipotetici, descritti nella Nadef del governo Meloni, che rischiano di mettere in ginocchio in un momento l'economia italiana. In ripresa, sì, ma non abbastanza forte da sopravvivere a nuove crisi importanti. Nelle pieghe della nota di aggiornamento appena approvata dall'esecutivo, si ipotizza cosa accadrebbe con un calo del commercio a livello mondiale, con il rialzo dei tassi, del prezzo del petrolio e dell'euro forte. Quattro scenari che metterebbero in difficoltà l'Italia, soprattutto se decidessero di presentarsi in piccoli gruppi o, peggio ancora, tutti insieme. Con un'impennata dello spread – di cui si è tornato a parlare, insieme allo spettro di un governo tecnico – e del petrolio, il Pil italiano crollerebbe di un valore tra lo 0,1% e lo 0,4%. Sarebbe un colpo durissimo.
Nel frattempo, il governo continua a cercare i 10 miliardi di euro che mancano per finanziare la manovra di bilancio. Per arrivare ai 25 miliardi previsti, oltre ai 15 miliardi che arrivano dal deficit, ne servono assolutamente altri. E le coperture, in questo momento, scarseggiano.
La presidente Meloni e il ministro Giorgetti hanno chiesto una profonda spending review ai titolari degli altri dicasteri, ma non si prevede di ricavarci più di due miliardi. E parliamo di stime ottimistiche. Poi c'è la tassa sugli extraprofitti delle banche, da cui ancora non si è ben capito quanto riuscirà a tirare fuori il governo, che l‘ha anche modificata radicalmente in corso d'opera. Da gennaio parte la minimum global tax per le grandi multinazionali, al 15%. Si stima possa portare nelle casse dello Stato almeno un miliardo. Il resto è tutto da trovare, evitando – se possibile – i condoni già proposti da Salvini e rilanciati da Forza Italia. Al Tesoro non sono d'accordo, ma se fosse necessario si potrebbe arrivare a una riflessione in merito.