I profughi portati in Albania tornano in libertà, Pd: “Fallimento storico di Meloni sulla pelle dei migranti”
Dal tribunale di Roma arriva una bocciatura su tutta la linea dell'operazione Albania, il protocollo che l'anno scorso è stato firmato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dal premier albanese Edi Rama, per trattenere i migranti salvati nel Mediterraneo, in acque internazionali, al di fuori dei confini italiani. Tutta la procedura si è rivelata un flop, dopo che il tribunale di Roma non ha convalidato il fermo dei 12 migranti che erano stati portati mercoledì in Albania dalla nave della Marina Militare Libra. In tutto erano inizialmente 16, ma quattro di loro sono stati rimandati in Italia in quanto soggetti vulnerabili.
La giudice Silvia Albano oggi non ha convalidato il trattenimento delle persone che si trovano ancora presso il centro di permanenza italiano di Gjader in Albania. I giudici italiani non possono non considerare quanto stabilito dalla Corte di Giustizia Ue sulla definizione di Paesi sicuri: l'Egitto e il Bangladesh, Paesi di origine dei 12 migranti, considerati sicuri secondo il Viminale, non lo sono secondo la Corte europea, la quale stabilisce che un Paese è considerato sicuro solo se al suo interno non esiste alcuna porzione di territorio in cui i diritti umani vengono violati.
Secondo il tribunale di Roma, "il diniego della convalida dei trattenimenti nelle strutture ed aree albanesi, equiparate alle zone di frontiera o di transito italiane, è dovuto all'impossibilità di riconoscere come ‘paesi sicuri' gli Stati di provenienza delle persone trattenute, con la conseguenza dell’inapplicabilità della procedura di frontiera e, come previsto dal Protocollo, del trasferimento al di fuori del territorio albanese delle persone migranti, che hanno quindi diritto ad essere condotte in Italia", si legge in un comunicato.
La posizione dei 12 migranti è stata valutata questa mattina dal Gip, che ha motivato la scelta evidenziando che "in caso di non convalida del trattenimento e di mancanza del titolo di permanenza nelle strutture albanesi, come nel presente caso, lo status libertatis può essere riacquisito soltanto per il tramite delle Autorità italiane e fuori del territorio dello Stato albanese, delineandosi di conseguenza, in assenza di alternative giuridicamente ammissibili, il diritto del richiedente protezione a riacquisire lo stato di libertà personale mediante conduzione in Italia". Per questo, la giudice Silvia Albano non ha convalidato il trattenimento, e i 12 profughi devono essere portati immediatamente in Italia.
Domani tutto il gruppo rientrerà in Italia, e verrà portato a Bari, probabilmente in una struttura per richiedenti asilo. Nel frattempo la Commissione territoriale chiamata a valutare la richiesta di asilo dei 12 migranti si è riunita in tempi record – avrebbe in teoria fino a 28 giorni di tempo per esprimersi – e ha già deliberato sui singoli casi: tutte le richieste di asilo sono state respinte. Ora i profughi avranno 14 giorni di tempo per fare ricorso contro il diniego delle richiesta di asilo.
Ciani a Fanpage: "Questo accordo è un monumento al furore ideologico sovranista e anti-migranti"
"Tutti i migranti tornano in Italia, non mi sembra un'operazione storica, piuttosto mi sembra un fallimento storico, sulla pelle di questi ragazzi. Sono rimasti chiusi nel centro per due giorni per una mera operazione di propaganda", ha commentato la deputata Rachele Scarpa (Pd) a Fanpage.it.
Ieri Scarpa, insieme ad altri parlamentari dell'opposizione, ha fatto un blitz nel centro di Gjader. Insieme a Paolo Ciani (Pd) e Riccardo Magi (Più Europa), è entrata nella struttura e ha parlato con i migranti. "Non sapevano nemmeno perché la nave della Marina Militare li avesse deportati in Albania, non gli hanno spiegato nel dettaglio cosa stesse accadendo. In questo momento è in corso un'informativa", ha raccontato la parlamentare dem a Fanpage.it. La deputata si trova ancora davanti al centro, al cui interno i migranti sono appena stati informati della decisione della giudice di Roma: "Ci hanno raccontato le loro storie, che sono tutte storie di vulnerabilità. Sono passati dalle prigioni libiche, hanno subito torture, schiavitù e violenze. Alcuni sono scappati dal loro Paese perché sono disertori, altri perché hanno famiglie violente oppure perché si sono indebitati a un punto tale che non potrebbero fare ritorno senza rischiare situazioni di pericolo", ha detto ancora a Fanpage.it Rachele Scarpa.
"Avevamo già sottolineato tanti aspetti controversi di questo protocollo già in fase di discussione alla Camera", ha detto Paolo Ciani a Fanpage.it, "non per un motivo ideologico di contrapposizione, ma perché conosciamo le norme italiane e quelle europee sui diritti umani".
"La vicenda di questo primo gruppo ha messo in luce molte delle fragilità che avevamo già evidenziato. Dallo screening in mare – che ha fatto sì che 1100 persone venissero portate a Lampedusa e solo 16 in Albania, l'1% – al fatto che poi di questi 16 quattro sono stati considerati vulnerabili, e quindi sono stati ricondotti subito in Italia. Ora i giudici non hanno convalidato il loro fermo. Purtroppo questo protocollo è un monumento al furore ideologico sovranista e anti-migranti più che una vera politica migratoria".
I migranti hanno anche raccontato di essere stati recuperati in mare in acque territoriali italiane e non in acque internazionali, come il protocollo prevede: "Non hanno parlato di acque italiane, ma hanno fatto un racconto molto dettagliato, in cui hanno riferito che quando sono stati soccorsi, Lampedusa era molto vicina. Questo è punto molto delicato, perché l'intero costrutto di questo accordo poggia sul fatto che tutto debba accadere fuori dall'Ue. Se davvero i migranti erano arrivati in acque territoriali italiane è stata fatta una violazione del protocollo stesso", ha detto ancora Ciani a Fanpage.it.
"Dal punto di vista delle risorse poi è stato uno spreco. Ho parlato con un ingegnere del genio civile ieri, e mi ha spiegato che hanno dovuto fare 90 chilometri di pali sotterranei di ghiaia per bonificare il luogo dove sorge il centro di Gjader, spendendo una montagna di soldi. Senza contare che tutto il nostro personale, a parte la polizia penitenziaria, va a dormire in albergo".
Ieri il ministro dell'Interno Piantedosi aveva anticipato che il governo avrebbe impugnato la decisione del tribunale: "Ora inizierà una sorta di battaglia politico-legale su questa vicenda, parallela a quella che si sta consumando in Sicilia con il caso Open Arms. Vedere dei ministri andare a protestare contro dei magistrati è molto preoccupante in una società democratica. Intanto queste persone dovranno essere condotte subito in Italia", ha sottolineato Ciani. "Anche se in questo momento non c'è ancora una nave italiana disponibile al porto di Shengjin".