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I prodotti Made in Italy dovranno essere tracciabili fino in fondo

Da Montecitorio, via libera alla proposta di legge per l’introduzione di un sistema di tracciabilità dei prodotti finalizzato alla tutela del consumatore e la salvaguardia del Made in Italy. Attraverso l’utilizzo di etichette in Qr-code, il consumatore finale potrà avere accesso a tutta una serie di informazioni su materie prime utilizzate e produzione di un determinato bene direttamente sul proprio smartphone.
A cura di C. M.
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Prodotti tipici campani

Dalla Camera, via libera alla proposta di legge per l'introduzione di un sistema di tracciabilità dei prodotti finalizzato alla tutela del consumatore e la salvaguardia del Made in Italy. Una proposta articolata, che mira a fornire strumenti per la protezione non solo dei prodotti del settore agroalimentare, ma per qualsiasi tipo di articolo effettivamente creato e fabbricato in Italia da aziende italiane, dai vestiti alle borse, passando per la pelletteria, i gioielli, le scarpe, ma anche farmaci.

La legge, di cui l'Onorevole Angelo Senaldi è primo firmatario, propone in sostanza la tracciatura qualsiasi prodotto italiano mediante l'utilizzo di un'etichetta che riporterà tutte le informazioni necessarie, che potrà essere letta da qualsiasi consumatore via smartphone, utilizzando un lettore di Qr-Code. Il consumatore finale avrebbe quindi accesso, grazie a questa speciale metodologia di etichettatura, a tutte le informazioni di produzione relative a un certo prodotto, dalla provenienza delle materie prime fino al tipo di processo di lavorazione utilizzato per fabbricare un componente o un alimento. I codici identificativi che verranno utilizzati saranno non replicabili e univoci, ovvero saranno collegati "ai dati del produttore, dell'ente certificatore della filiera del prodotto, dei distributori che fornisce il sistema di codici identificativi, nonché l'elencazione di ogni fase di lavorazione", sottolinea Senaldi.

La proposta non prevede solo l'introduzione di sistemi di tracciabilità, ma stanzia anche una quota di contributi pubblici pari a 20 milioni di euro per permettere alle aziende, soprattutto piccole e medie imprese, di potersi dotare di questi nuovi sistemi di etichettatura e certificazione. Chi non dovesse attenersi alla nuova regolamentazione, rischia l'applicazione di sanzioni salate:  in base all'articolo 517 del codice penale, "chiunque appone a prodotti destinati al commercio i codici di cui alla presente legge, che contengano riferimenti non corrispondenti al vero, ovvero pone in vendita o mette altrimenti in circolazione i medesimi prodotti" è punito con la reclusione fino a due anni e sanzione pecuniaria fino a ventimila euro.

La pdl non è però di recente presentazione. Giace infatti dal 2013 in Commissione Attività produttive e più volte è stata forzatamente accantonata perché, come spiegato dalla stesso estensore della legge"lo scoglio più grande da superare è stato quello di verificare la compatibilità del nostro testo con le normative europee, onde evitare di ricevere lo stop dell'Ue come è già successo, ad esempio, per la legge Reguzzoni sull'etichettatura dei prodotti tessili che poi è rimasta lettera morta dopo la bocciatura europea". La proposta di legge è stata approvata alla Camera, astenuti i deputati del Movimento 5 Stelle e nessuno voto contrario, dovrà ora passare al Senato per l'approvazione definitiva.

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