I primi effetti dei dazi si fanno sentire sui produttori di vini italiani, e fanno male

Il colpo è forte, e si è già fatto sentire. L'ombra dei dazi di Trump si allunga anche sulla 57esima edizione del Vinitaly, che si è aperta oggi a Verona. Si ragiona sulle soluzioni per proteggere un settore che per la filiera italiana "vale 45 miliardi di euro tra impatto diretto e indiretto", con "esportazioni che l'anno scorso hanno raggiunto la soglia record di 8,1 miliardi", che occupa quasi un milione di persone e "incide per l'1,1% sul Pil", ricorda oggi il quotidiano L'Arena. Gli Usa valgono il 24% del totale export dei vini italiani e il nostro è il Paese produttore europeo maggiormente esposto, a fronte della Francia al 20% e la Spagna all'11%.
A pochi giorni dall'entrata in vigore dei dazi aggiuntivi del 20% annunciati dal presidente Usa, si registrano già i primi effetti per i produttori di vino italiani, con la richiesta degli importatori statunitensi di abbassare i prezzi per aiutarli a compensare l'aggravio tariffario ed evitare di dover rinunciare alle quote di mercato acquisite. L'allarme lo lancia la Coldiretti presente all'inaugurazione del Vinitaly.
Le richieste americane alle aziende italiane, però, restringerebbero i margini di guadagno dei nostri vitivinicoltori, già messi a dura prova dai rincari dei costi di produzione legati alla difficile situazione internazionale. Applicando la percentuale media di calo del 20% registrata con i dazi del 2019 al vino, si può stimare una potenziale perdita fino a 390 milioni di euro, ma se consideriamo il precedente del vino francese che a causa dei dazi del 2019 ha perso circa il 45% del valore, gli scenari possono essere anche più catastrofici.
Secondo la Coldiretti a preoccupare sono anche gli effetti dei rincari per i consumatori americani. Una bottiglia di Prosecco Docg, ad esempio, passerebbe dai 16 euro di media attuali a quasi 20 euro a bottiglia, secondo una stima dei produttori Coldiretti. Se ciò dovesse succedere, potrebbe aumentare la diffusione negli Stati Uniti di una nuova tipologia di vino frizzante che richiama proprio il nostro vino più venduto. È il caso del lancio sul mercato del ‘Calsecco', uno spumante con tanto di marchio registrato prodotto in California da Rack&Riddle, azienda leader del settore che lo presenta sul suo sito come "realizzato secondo la tradizione veneziana".
La filiera del vini chiede la sospensione delle tariffe americane
Le Associazioni della filiera vitivinicola nazionale – Alleanza Cooperative Agroalimentari, Assoenologi, CIA-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri, Federdoc, Federvini e Unione Italiana Vini – ribadiscono unitariamente la forte preoccupazione per l’impatto derivante dall’introduzione dei dazi statunitensi sui prodotti europei.
Per questo motivo le Associazioni hanno lanciato un appello alle Istituzioni italiane ed europee affinché si adoperino con determinazione per sostenere il dialogo multilaterale con le Autorità statunitensi e per giungere nel più breve tempo possibile quanto meno a una sospensione dell’applicazione dei dazi.
Le esportazioni del settore vitivinicolo italiano verso gli Stati Uniti, primo mercato di destinazione mondiale – si legge in una nota congiunta delle associazioni – rappresentano oggi un valore pari a 2 miliardi di euro. L’applicazione delle tariffe si tradurrà in un duro colpo per uno dei settori simbolo dell’eccellenza del Made in Italy, con effetti diretti sull’export e sulle prospettive di crescita delle imprese.
I dazi di Trump – continua la nota – causeranno conseguenze negative anche sul mercato statunitense, colpendo migliaia di aziende americane attive nell’import e nella distribuzione dei prodotti italiani. La dinamica inflattiva non si limiterà ai dazi stessi, ma riguarderà tutta la catena commerciale e il comportamento d’acquisto dei consumatori. Dopo anni di investimenti sul mercato americano corriamo il rischio di assistere alla scomparsa di molti nostri prodotti di eccellenza dalle tavole americane.
Unione italiana vini chiede sacrificio da 320 mln per mantenere prezzi pre-dazi
È di "323 milioni di euro l'anno il sacrificio che la catena commerciale, dai produttori agli importatori ai distributori, deve assumersi per garantire i listini pre-dazi nei punti vendita, che riguarda 480 milioni di bottiglie spedite oltreoceano".
Sarebbe infatti pericoloso, afferma l'Unione italiani vini (Uiv), uscire con i prezzi al consumo maggiorati del 20%. È questo l'appello alle imprese del presidente Uiv, Lamberto Frescobaldi, intervenuto a Verona: "Non devono cedere, il ‘sacrificio' deve essere comune".
Intanto, riferisce il presidente Uiv "dagli Stati Uniti arrivano le prime lettere dei distributori non disposti ad accettare alcun sovrapprezzo sui nostri vini. Allo stato attuale si sta evidenziando una bagarre su chi dovrà assumersi l'onere dei minori ricavi per assicurare la stabilità dei prezzi al consumo, le imprese italiane non devono cedere ma imporre la propria forza commerciale su un prodotto che arricchisce in primis la catena commerciale statunitense".
"Uiv ritiene che tutta la catena, dalla produzione al punto vendita, debba sacrificare parte dei ricavi per garantire listini invariati al punto vendita, pena l'uscita dal mercato di tante realtà del nostro settore".
"Uiv – conclude Frescobaldi – confida che il governo italiano possa rappresentare in sede europea le ragioni del settore e promuova la strada del dialogo e della trattativa. Bisogna inoltre evitare che si ripeta l'esperienza subita nel 2020 dai vini francesi, che a fronte di tariffe extra del 25% ha visto calare il proprio business del 28% in valore. Per questo siamo a disposizione del governo anche per descrivere nei dettagli le dinamiche che si stanno venendo a creare lungo la catena commerciale".
Zaia rilancia proposta di Musk di una zona ‘di zero dazi'
All'inaugurazione della kermesse dei vini a Verona c'è anche il presidente del Veneto Luca Zaia: "Ovvio che siamo preoccupati dei dazi, ma se, da un lato l'Europa deve rispondere con misure appropriate, in maniera compatta, dall'altro bisogna andare a trattare con gli Usa. Ieri Elon Musk ha detto di sperare che i dazi se ne vadano, e si crei una vera zona ‘libera' tra Ue e Usa. Spero che il nostro governo e l'Europa intera investa su questo nuovo asse Ue-Usa", ha detto a margine dell'inaugurazione del Vinitaly di Verona.
Il governatore ha ricordato che il Veneto detiene una quota del 37% dell'export nazionale di vini: "Sono circa 2,9 miliardi e di questi – ha spiegato – 600 milioni vanno negli Stati Uniti, e sono in continua crescita, Ovvio che siamo preoccupati dei dazi".