I prezzi della spesa tornano a salire, quanto è aumentata l’inflazione a marzo e perché

Dopo oltre un anno in cui gli aumenti dei prezzi sono stati contenuti – nel 2024 l'inflazione complessiva è stata dell'1% – negli ultimi mesi i rialzi hanno ripreso ad accelerare. A marzo 2025, secondo i calcoli preliminari di Istat, l'inflazione è stata del 2% rispetto a marzo 2024. Era dalla fine del 2023 che non si raggiungeva la ‘soglia' del 2% annuo.
Non si tratta di una soglia alta di per sé, anzi: normalmente la Banca centrale europea cerca proprio di mantenere, in tutta la zona Euro, un'inflazione attorno al 2%. Al momento l'aumento dei prezzi non è a un livello tale da far preoccupare le famiglie. Basta pensare che nel 2023 in media fu del 5,7%, e nel 2022 toccò livelli che non si vedevano da decenni, culminando con quasi il 12% a ottobre e novembre.
È vero, però, che gli aumenti si accumulano: dopo il picco del 2022 i prezzi non sono mai scesi, ma semplicemente hanno continuato a salire più lentamente. Dato che molti stipendi non sono cresciuti nella stessa percentuale, questo significa che per molte famiglie c'è stata una perdita del potere d'acquisto.
E in più, come sottolinea l'Istat, alcuni prodotti sono colpiti più duramente di altri. L'inflazione su abbigliamento e mobili è ancora sotto l'1%, ne settore dei trasporti in media risulta che i prezzi siano addirittura scesi leggermente. Ma è una storia diversa se si parla dei costi della casa e della spesa: abitazione, acqua, elettricità e combustibili hanno fatto registrare un +6,4%; il ‘carrello della spesa‘ che include prodotti alimentari, per l'igiene e la pulizia della casa è cresciuto del 2,1%.
Perché l'inflazione è cresciuta a marzo
La spiegazione dell'Istituto sull'aumento di marzo è che sia dovuto all'aumento dei "beni energetici non regolamentati", come benzina, diesel, energia elettrica e gas sul mercato libero. Questi sono passati da un calo (-1,9%) a un deciso rialzo (+1,3%). La crescita dell'inflazione è dovuta anche al rincaro dei tabacchi e degli alimentari non lavorati (come carne fresca, frutta e verdura freschi, eccetera).
C'è un leggero rialzo anche per le telecomunicazioni, i servizi ricreativi e culturali e i beni durevoli. Al contrario, rallentano (non calano, ma crescono più lentamente) i prezzi dei beni energetici non regolamentati. Questi includono, ad esempio, le bollette di elettricità e gas nel mercato tutelato. E cala l'inflazione anche sui trasporti.
L'energia è quindi il fattore che ‘pesa' di più, nel complesso. Anche perché l'inflazione al netto dell'energia cresce, ma di poco: da +1,7% a +1,8%. Resta stabile invece la cosiddetta inflazione di fondo, quella calcolata senza tenere conto di energia e alimentari, che variano più rapidamente: è ferma al +1,7%.
Cosa succede ora
Negli ultimi mesi l'inflazione è tornata a crescere più rapidamente dello scorso anno. Come detto, era da fine 2023 che non si toccava il 2%. È possibile che nei prossimi mesi i prezzi torneranno a ‘rallentare' leggermente, e l'inflazione oscillerà attorno al 2%. D'altra parte, l'Italia ha ancora uno dei tassi più bassi nell'Ue (a febbraio l'inflazione nell'area Euro era al 2,3%, in Italia all'1,7%).
Uno dei motivi per cui, però, è possibile che il tasso continui a crescere è che ad aprile scatteranno i dazi degli Stati Uniti, e dovrebbero partire anche i contro-dazi europei. Uno degli effetti di queste misure è che si alzano i prezzi di alcuni prodotti – in particolare, per gli europei, quelli importati dagli Stati Uniti. Il tutto mentre la situazione internazionale resta instabile, e questo rende difficile prevedere come cambieranno i costi dell'energia.