"Vandalismo", gesto "stupido" e "vigliacco", "intimidazione" e "violenza", e poi ovviamente serve "una pena esemplare". Con queste parole i politici italiani, in un coro quasi unanime, hanno condannato l'azione degli attivisti e delle attiviste di Ultima Generazione che hanno spruzzato vernice arancione sulla facciata e sul portone d'ingresso del Senato, prendendo le forze dell'ordine in contropiede. Anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni è intervenuta sulla vicenda: "Sono vicina al Presidente del Senato e a tutti i senatori e condanno il gesto oltraggioso, incompatibile con qualsiasi civile protesta"
Tutti e cinque gli autori del gesto sono stati fermati, identificati, trasferiti negli uffici della Questura e denunciati, mentre un profluvio di dichiarazioni di condanna di esponenti del centrodestra, del Partito Democratico e del Terzo Polo si riversava sulle agenzie. Il Movimento 5 Stelle si è limitato (per ora) alla sola dichiarazione di condanna della capogruppo in Senato Barbara Floridia. Anche i Radicali Italiani, depositari di una lunga tradizione di disobbedienza civile e non violenta, hanno condannato il gesto.
Ma c'è di più: tutti questi senatori, deputati, ministri a cui aggiungiamo la prima e la seconda carica dello Stato, hanno sentito l'esigenza di spiegare agli attivisti come portare avanti la loro battaglia. Le stesse persone che hanno detenuto il potere in Italia negli ultimi 30 anni oggi hanno avuto il coraggio di dire a chi si batte contro il cambiamento climatico, che l'ambiente e il clima sono al centro dell'agenda politica e che le loro azioni sono controproducenti!
Un piagnisteo tutto uguale di una classe politica che si indigna per della vernice spruzzata, ma non è in grado di prendersi una responsabilità una. C'è poi chi ha proposto "l"inasprimento delle pene per chi danneggia il nostro patrimonio artistico", un po' come è successo per i rave, idea sposata anche dal ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano che l'ha rilanciata con entusiasmo. Se non ce la sentiamo di chiedere a questi partiti di prendere coscienza della sfida del cambiamento climatico, di puntare davvero tutto sulle rinnovabili e sull'emancipazione dal fossile, di sostenere provvedimenti radicali e il cambio di paradigma economico che sarebbe oggi necessario, almeno che mettessero nero su bianco un piano di adattamento ai cambiamenti climatici e di messa in sicurezza dei territori. Figurarsi, non sono stati in grado di fare neanche questo anche se resilienza è la parola che va più di moda.
Il movimento per la giustizia sociale e climatica, di cui Ultima Generazione è solo una parte, ha sicuramente bisogno di crescere, radicarsi, conquistare alle proprie ragioni settori sempre più consistenti dell'opinione pubblica e dare vita a manifestazioni e mobilitazioni sempre più ampie. Così come ha bisogno di conquistare potere politico affinché le sue ragioni si tramutino in politiche concrete almeno per contenere nell'obbiettivo di limitare l'innalzamento delle temperature globali tra 1,5° e 2°.
La politica non solo fa troppo poco in tema di cambiamento climatico, ma ogni giorno prende scelte che ci allontanano dagli obiettivi fissati dall'agenda internazionale. Obiettivi si badi bene che, anche qualora fossero raggiunti, non fermeranno i cambiamenti che sono già in atto e che stravolgono le vite di centinaia di milioni di persone. Non stiamo più parlando di fermare i cambiamenti climatici, ma di limitarne e mitigarne gli effetti. Di fronte a qualche spruzzo di vernice su un palazzo sarebbe utile sentire i politici dire una parola di verità sul clima e sulle politiche messe in atto, quella verità che con le loro azioni gli attivisti e le attiviste di movimenti come Ultima Generazione ci sbattono in faccia. E invece no: solo vuote formule di condanna e ipocrite rassicurazioni.