Come uscire dalla querelle su democrazia interna, dirigismo e allargamento della rappresentanza? Semplice, cominciando a discutere e spostando l'attenzione dai nomi ai programmi, ma soprattutto cercando al proprio interno "altri" nomi. Devono averlo pensato anche Beppe Grillo ed i suoi più stretti collaboratori che, nel pieno della polemica con Giovanni Favia, hanno ricordato a tutti gli aderenti al Movimento quelle che sono le "vere urgenze": scelta dei candidati e completamento del programma. In tal senso non sembrino di minore importanza i lavori per l'ultimazione del nuovo portale, che dovrebbe permettere ai grillini di esprimere la propria opinione in merito alle questioni centrali per quella che si va conformando come la terza forza politica del Paese.
Una opportunità parrebbe essere costituita dal modello del Partito Pirata tedesco, con lo strumento del Liquid Feedback che, come rivela al Fattoquotidiano Mattia Calise, è in fase di sperimentazione in alcuni MeetUp lombardi. Si tratta in poche parole di un "progetto open source" che sarebbe in grado di garantire trasparenza ed efficacia nelle votazioni online. Il meccanismo prevede infatti la possibilità di esprimere preferenze articolate "in modo gerarchico" rispetto ad una serie di mozioni o proposte: ad essere approvata sarebbe poi quella che ottiene il punteggio più alto. Una delle caratteristiche particolari è quella relativa alle deleghe di rappresentanza, che possono essere concesse ad utenti "stimati" su ogni singolo argomento e che potrebbero garantire "competenza ed affidabilità". Un meccanismo che ha ottenuto buoni riscontri in Germania e che il Movimento sta pensando di utilizzare per la scelta delle candidature, uno dei veri ostacoli verso le politiche del 2013.
Quel che è certo invece, è che non ci sarà una strutturazione "gerarchica" del Movimento, men che mai ispirata al modello dei partiti tradizionali. Come lasciato intendere da Grillo, il pensiero resta sempre quello espresso tempo addietro proprio da Gianroberto Casaleggio (e rilanciato in questi giorni sul blog):
Per quanto riguarda l'organizzazione il discorso è semplice nel senso che non c'è organizzazione. La persona sul territorio è libera di fare le sue scelte autonomamente. Per quanto riguarda le liste a livello comunale, ognuna di queste liste fa esattamente ciò che gli pare senza organizzazione, senza riferimenti, senza chiedere permesso al referente regionale, senza chiedere permesso al referente nazionale. Queste cose sono la morte del possibile sviluppo del MoVimento. Perché poi alla fine c'è sempre un capopanza anche se magari lo fa in buona fede. Però è la massima libertà quella che fa circolare il sangue nel MoVimento e fa si che chiunque possa entrarci senza avere delle barriere. Chi è entrato tre anni fa non è né migliore né peggiore di chi ci entra domani. Ha accumulato più esperienza ma non può pretendere di avere una posizione organizzativa. Se cominciamo a farlo siamo nella china che ci porta alla creazione di un partito.
Una posizione sensata ma che non scioglie però i due grandi nodi sollevati da Favia (più o meno consapevolmente): il ruolo di Beppe Grillo e di Casaleggio e il meccanismo di selezione e valorizzazione della classe dirigente. Senza parlare del fatto che il rischio di un qualunque sistema tecnico – informatico che si basi sul concetto dell'uno vale uno è notoriamente legato alla sua "scalabilità complessiva". Ed in tal senso il paragone con l'esperienza dei pirati è del tutto improprio, dal momento che nel caso italiano stiamo parlando di una forza politica che "tecnicamente" potrebbe già far eleggere un centinaio di parlamentari. Che il Movimento sia già troppo grande per potersi permettere giochetti e sperimentazioni?
Sul peso che avrebbero Grillo ed il sodale Casaleggio poi si è scritto fin troppo, tanto che fra difese ed accuse sembra quasi sfuggire un fatto essenziale: senza Grillo il Movimento 5 Stelle non esisterebbe nemmeno. Limite o forza che sia, la cosa resta in questi termini. Il punto è capire fino a che punto gli attivisti riusciranno a perseguire e a portare a compimento questo esperimento di democrazia diretta: una grande occasione ma anche un percorso ad ostacoli, con critici, osservatori ed avversari ad attendere al varco. E magari, non se ne abbiano a male, sperando che il risultato sia "migliore" di quello partorito in prima istanza, un programma incompleto ed approssimativo che per troppo tempo è stato esibito a mo' di vessillo. Forse, oltre alla metodologia, converrebbe guardare anche ai contenuti del Partito Pirata…che sono open source ovviamente.