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I partiti contrari alla tassa sugli extraprofitti bancari, Calenda: “È una misura pericolosa”

Per Carlo Calenda è un “precedente molto pericoloso”. Secondo Davide Faraone, invece, è frutto di una “idea di pianificazione sovietica”. E per Giovanni Toti “non è una cosa da liberali, ma da marxisti”. La tassa sugli extraprofitti bancari, introdotta dal governo Meloni, non convince tutti.
A cura di Annalisa Girardi
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Giorgia Meloni e Matteo Salvini tirano dritto sulla tassa agli extraprofitti bancari, che è stata accolta positivamente anche dall'opposizione. Non da tutta però: il leader di Azione in questi giorni ha criticato più volte la misura, definendola sbagliata: "Siamo favorevoli alla possibilità di sospendere il pagamento della quota capitale dei mutui per le famiglie a basso reddito che non sono in condizioni di pagare. Ma le tassazioni sugli extraprofitti sono legittime solo in caso di eventi straordinari, vedi energia-guerra, che falsano in modo determinante il funzionamento del mercato. Si stabilisce un precedente molto pericoloso", ha detto Carlo Calenda dopo l'annuncio della nuova misura.

Per poi aggiungere: "Domani avremo la tassazione sugli extraprofitti delle friselle pugliesi, dei toast dimezzati o dei lettini? Al momento non è neppure chiaro come questa norma possa essere compatibile con il diritto europeo". E dopo il video social della presidente del Consiglio, in cui Meloni ribadiva come si andassero a tassare solo i margini extra ingiusti e rivendicava quindi il provvedimento, Calenda ha ribadito su Twitter: "La definizione di “margini ingiusti” fatta dalla politica è pericolosa. Ci sono casi estremi, economia di guerra, in cui questo concetto può essere applicato. Ma farlo sui guadagni derivati da un aumento dei tassi, dopo anni di permanenza vicino allo 0, è arbitrario e assurdo".

Critiche sono arrivate anche da Italia Viva. Davide Faraone, sempre su Twitter, ha commentato: "Mentre le famiglie non arrivavano a fine mese le banche si ingrassavano. Questa analisi è innegabile, così come è innegabile che il settore bancario non ha saputo prevenire un’eventuale azione da parte del governo, limitandosi ad incassare senza mai occuparsi dei cittadini e clienti. Ma questo non può giustificare in alcun modo questo colpo a freddo del governo. Il crollo sui listini di ieri non è stato per nulla un bel segnale, la concertazione con il nostro sistema bancario e la cautela verso gli investitori internazionali, quelli che investono nelle nostre banche e finanziano grossa parte del nostro debito pubblico, avrebbero dovuto rappresentare la bussola per una guida seria del Paese e non è stato così".

E ancora: "Questa azione è stata una rappresaglia, non una scelta politica concertata ed equilibrata e per questo ha fatto bruciare miliardi di euro in borsa e aumentare lo spread. E far precipitare le banche d’improvviso dalle stelle alle stalle per dire ai cittadini: “Visto quanto sono ganzo? Non mi fermo davanti a nulla”, non è stata una scelta saggia e rischia di penalizzarli ulteriormente, quindi il contrario di quello che si sperava di ottenere. Per i populisti al governo conta più “l’effetto” della “sostanza”. La norma è poi pensata e scritta male, colpisce indistintamente tutti senza premiare i virtuosismi e fa passare l’idea tra le imprese che lo stato può intervenire quando vuole, anche retroattivamente e appropriarsi dei loro profitti. Un’idea da pianificazione sovietica, a proposito dei liberali al governo".

In realtà, comunque, non è solo il Terzo Polo a mostrare una buona dose di scetticismo. Ad esempio Forza Italia ha cercato di correre ai ripari affermando che la misura potrà comunque essere migliorata in fase parlamentare. Giovanni Toti, governatore della Liguria e leader di Italia al Centro, da parte sua ha affermato: "La manovra sugli extraprofitti delle banche tassati per il 40% in modo retroattivo non mi convince. Non è cosa da liberali, ma da marxisti. Il passo successivo è la patrimoniale. Ma soprattutto, di chi sono le banche? Degli azionisti. E chi sono gli azionisti? Per lo più tutti voi che avete un fondo pensioni, un piano di accumulo, qualsiasi forma di risparmio gestito. Bene, per ridare agli italiani circa 4 miliardi di euro, abbiamo bruciato in borsa circa 10 miliardi di risparmi degli stessi cittadini. Quindi, il saldo, ad oggi, è che i risparmiatori italiani sono più poveri, non più ricchi. Forse andava pensata meglio e da liberale bisognerebbe avere più fiducia nel mercato e meno nella politica".

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