I numeri del cashback che spacca la maggioranza: “strumento anti-evasione” o “misura populista”?
Arriva lo stop per una misura che finora ha attratto nove milioni di italiani, con quasi 736 milioni e 200mila transazioni elaborate, a cui si aggiungono i 63 milioni e 600mila del periodo di lancio, quello natalizio. E un totale di 800 milioni di operazioni. Ma il governo ha deciso: il cashback va in soffitta dopo i primi sei mesi. La motivazione ufficiale è che si punta a migliorare lo strumento, ma i rumors parlano di un accantonamento definitivo. I risultati sono altalenanti, di sicuro non si può parlare di un flop: chi lo ha usato, è diventato un fedelissimo, anche per la struttura stessa del bonus. D’altra parte, un’ampia fetta di popolazione, in questo primo semestre, non ha preso in considerazione il cashback.
I numeri aiutano a comprendere la situazione: 9 milioni di persone hanno aderito all’iniziativa, ma nei fatti solo 7 milioni e 800mila hanno effettuato acquisti utili al rimborso. Più di un milione figura solo registrato, anche se inattivo. Colpisce, però, un altro aspetto: sono 16 milioni e mezzo gli strumenti di pagamenti attivati, ossia le carte e i conti impiegati. E soprattutto il grafico del sito ufficiale conferma che da fine gennaio fino a giugno c’è stato un range compreso tra i 4 e i 6 milioni di transazioni al giorno. Un trend di graduale crescita nel tempo con picchi a fine maggio.
Le posizioni dei partiti sul cashback
La maggioranza che sostiene il governo Draghi si è divisa anche di fronte alle statistiche. Liberi e uguali difende il provvedimento, voluto dal precedente esecutivo, il Conte bis. “I numeri certificano il funzionamento di un meccanismo che andrebbe potenziato, perché spinge alla tracciabilità dei pagamenti, fornendo allo stesso tempo un vantaggio al consumatore. Insomma, una valutazione era fisiologica, ma nell’ottica di miglioramento del cashback, non certo per metterlo in stand-by”, afferma Luca Pastorino, segretario di presidenza alla Camera per Leu. “Credo sia – aggiunge – sia stato un errore. Tradisce la fiducia di milioni di persone che avevano aderito e che segna un passo indietro nella lotta all’evasione fiscale”.
D’altra parte, nel centrodestra, c’è chi esprime una posizione opposta: “Lo stop è giusto, perché il cashback aveva degli eccessi”, dice invece a Fanpage.it Alessandro Cattaneo, deputato di Forza Italia. Tuttavia, l’esponente azzurro non dichiara guerra totale al cashback, indicando alcuni pregi: “Da liberale ho condiviso l’impostazione per spingere i pagamenti digitali occorre andare verso la premialità dell’utilizzo. E condivido l’approccio secondo cui il futuro va verso il pagamento digitale, senza demonizzare il contante. Adesso bisogna valutare il rapporto costi-benefici”.
Come funziona lo strumento e la lotta all'evasione
Ma di cosa si parla nello specifico? Il cashback è stata un’idea lanciata dal a dicembre dello scorso anno e che sarebbe stata valida fino al giugno 2022. L’ex presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, aveva puntato molto su questa iniziativa. Lo scopo era quello di stimolare i consumi nelle attività commerciali dopo le chiusure di ottobre e novembre a causa della pandemia. Un modo per dare ossigeno agli esercenti, ma anche un meccanismo destinato a diventare strutturale, trasformandosi in un mezzo di lotta all’evasione fiscale, incentivando i pagamenti tracciabili, attraverso l'impiego di carte di credito. E garantendo così un “premio”, il rimborso di parte della spesa al consumatore. Nel dettaglio si tratta di un bonifico semestrale del 10% rispetto a quanto speso dal consumatore, con un tetto massimo di 1.500 euro, con la condizione di compiere almeno 50 operazioni. Dunque, c’è l’implicito tetto di 150 euro a ogni semestre. La somma viene accreditata direttamente sul conto corrente indicato in fase di registrazione.
I numeri del cashback
I dati ufficiali indicano che il boom, oltre al periodo “speciale” di Natale, tra gennaio e febbraio con un trend superiore a 20mila utenti aderenti e un picco massimo di oltre 70mila. Da marzo in poi la cifra è calata fino ad attestarsi poco sopra i 10mila utenti e qualche picco intorno ai 15mila. Per la frequenza di operazioni richieste, il cashback ha fidelizzato i partecipanti su acquisti relativamente non molto onerosi, nel solco degli obiettivi preposti. La soglia media per ogni operazione è compresa tra i 25 e i 50 euro (oltre 151 milioni di acquisti, il 21,4% del complesso). Inoltre, il 30% degli aderenti, pari a quasi 2 milioni e 400mila persone, ha compiuto più di 100 operazioni.
Numeri che in ogni caso non convincono anche chi faceva parte della precedente maggioranza, quella che ha dato il via libera al provvedimento. “Bene la decisione della cabina di regia di Palazzo Chigi di sospendere il cashback, una scelta giusta ed equa”, sostiene Ettore Rosato, presidente e deputato di Italia Viva. Il giudizio è molto duro sulla misura: “Una campagna populista, costruita sul principio che quando si elargiscono soldi tutti ti applaudono, quando poi però bisogna pagare il conto la responsabilità è di altri… Tanto a dover restituire quel prestito sono i giovani che oggi ancora non possono votare”.
Che il clima tra “alleati” non sia dei migliori è abbastanza chiaro. “I dati confermano che il provvedimento funziona ed è un successo, hanno aderito quasi dieci milioni di italiani generando centinaia di milioni di transazioni tracciate, dando una spinta ai consumi, una boccata d'ossigeno per i nostri commercianti”, afferma il deputato del Movimento 5 Stelle, Michele Gubitosa. Così è scattata la richiesta a Palazzo Chigi per non stoppare la norma: “Non si deve tornare indietro, questa scelta a maggioranza della cabina di regia di Draghi è un gravissimo errore e come Movimento dobbiamo alzare la voce, difendendo con grande forza le nostre idee e i nostri provvedimenti”.