I musei da oggi diventano “beni pubblici essenziali”: approvata la legge
Le Camere convertono in legge effettiva, con alcune modificazioni, il decreto legge del 20 settembre scorso che aveva inserito i musei e la fruizione del patrimonio storico e artistico della Nazione fra i "servizi pubblici essenziali". Oggi, 5 novembre, il decreto legge passa l'esame dell'assemblea e diviene a tutti gli effetti una legge: ogni mancato adempimento del testo, che limita gli scioperi e le assemblee sindacali per garantire i servizi necessari ai cittadini, che in questo caso sono appunto la fruizione totale dei luoghi di cultura, sarà sanzionabile. La proposta e il decreto legge arrivano dopo i disagi vissuti lo scorso settembre dai turisti lasciati fuori dal Colosseo a causa di un'assemblea sindacale: un episodio inaccettabile secondo il ministro Franceschini, che ha ribadito l'essenzialità dei servizi culturali attuando il progetto di renderli appunto "servizi essenziali". Nell'ordinamento italiano, i servizi pubblici essenziali sono ritenuti tali in quanto indispensabili per garantire al cittadino il godimento dei diritti della persona tutelati dalla Costituzione. Per fare un esempio: è impossibile per i membri delle forze di polizia italiane scioperare durante il servizio, in quanto è impossibile pensare che un tale servizio venga lasciato scoperto. Oggi il decreto legge passa l'esame della commissione e, con alcune modificazioni, sancisce l'entrata dei servizi culturali nell'ambito dell'essenzilità pubblica.
Il 20 settembre Dario Franceschini aveva immediatamente annunciato, subito dopo i fatti di Roma, la volontà di prendere provvedimenti. Provvedimenti che sono giunti nel pomeriggio stesso, dal consiglio dei ministri, che ha approvato il decreto legge che inserisce l'apertura dei musei e dei luoghi d'interesse culturale fra i "servizi pubblici essenziali". Coerentemente con l'articolo 9 della Costituzione, che afferma i valori dello sviluppo e della tutela della cultura in ogni sua forma, la legge vuole garantire la fruizione a tutti i cittadini dei luoghi della cultura (i musei, i parchi archeologici e i complessi monumentali) senza il pericolo di dover rinunciare al servizio a causa di scioperi o assemblee sindacali dei lavoratori del servizio pubblico.
Da oggi, i lavoratori che prestano attività presso i Beni Culturali, pubblici e privati, prima di convocare un'assemblea o proclamare un'agitazione sindacale, dovranno confrontarsi anche con la Commissione di Garanzia dello Sciopero nei Servizi Pubblici Essenziali, oltre a dare un preavviso per iscritto almeno 10 giorni prima agli organi che regolano il servizio. Molte sono state le polemiche in seguito all'annuncio del ministro Franceschini, soprattutto da parte sindacale, e molte sono le conseguenze dell'approvazione di tale legge sia per i lavoratori che per i cittadini che usufruiscono del servizio.
Una questione che ha visto contrapporsi duramente il Ministero dei Beni e delle Attività culturali ai sindacati, in quanto secondo alcuni il decreto legge sembrava mettere in pericolo i diritti dei lavoratori. Se secondo Franceschini il decreto non intaccherebbe minimamente i diritti dei lavoratori, che "potranno fare assemblee e scioperi, ma secondo regole particolari nei settori che toccano i cittadini", a parere di Susanna Camusso il provvedimento andrebbe ad incidere su quel diritto assembleare che è parte integrante di una democrazia. Pareri contrastanti, che hanno diviso un paese già insicuro nella gestione dei beni culturali e che sta cercando di stabilizzare una situazione normativa burocraticamente lenta e che penalizza la concreta valorizzazione delle bellezze italiane. Ad oggi comunque, il decreto, dopo l'esame delle Camere, diviene legge, regolamentando in modo "essenziale" un aspetto fondamentale e delicato come quello della corretta gestione dei beni pubblici.