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I ministeri italiani non sono trasparenti nei loro rapporti con i lobbisti: la denuncia

Secondo un report di The Good Lobby quasi nessun ministero chiarisce ai cittadini gli incontri dei ministri con lobbisti e portatori di interessi. A salvarsi (parzialmente) sono solo Mise, Lavoro e Transizione Ecologica. Nessuna traccia di agende degli incontri o registri di trasparenza per la maggior parte dei ministeri, ma anche per Palazzo Chigi. Il movimento ribadisce la necessità di una legge che regoli l’attività di lobbying in Italia.
A cura di Tommaso Coluzzi
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I rapporti tra i ministeri italiani e i lobbisti restano, praticamente, sconosciuti. Nessuna lista degli appuntamenti, l'agenda che non viene resa pubblica e la totale assenza di trasparenza sono all'ordine del giorno. A richiamare l'attenzione sul tema è The Good Lobby, che ha curato un vero e proprio report in cui valuta la trasparenza dei singoli ministeri e di Palazzo Chigi. Il quadro che ne emerge viene definito "impietoso". Solo tre ministeri su diciotto hanno un registro pubblico consultabile online a cui i lobbisti devono iscriversi o un'agenda in cui vengono elencati gli appuntamenti e gli incontri con i portatori d'interessi. E non solo: spesso i dati non sono aggiornati o sono parziali.

Quali sono i ministeri più trasparenti

Al primo posto, nella classifica di The Good Lobby, c'è il ministero dello Sviluppo Economico: nel 2016 furono inseriti sul sito il registro della trasparenza e le agende degli incontri dal ministro di allora, Carlo Calenda. Da allora sono rimasti in funzione. Oggi, però, entrambi sono fermi a febbraio 2021. Dal ministero guidato da Giancarlo Giorgetti assicurano che si tratta di un ritardo dovuto al cambio di governo e che verranno aggiornati a giugno. Secondo posto per il ministero del Lavoro, con registro e agende inseriti nel 2018, quando al dicastero c'era Luigi Di Maio. Gli ultimi incontri registrati, però, risalgono al 2019, mentre i dati del registro di trasparenza sono aggiornati sporadicamente.

Terzo posto per il ministero della Transizione Ecologica. L'ex Sergio Costa, quando ancora si chiamava Ambiente, aveva introdotto le agende degli incontri, aggiornate, precise e puntuali, ma con un problema: sono disponibili solo in formato pdf. Al ministero della Pubblica Amministrazione furono introdotti – sia registro che agenda – nel 2017 da Marianna Madia, ma la ministra Bongiorno (del governo gialloverde) decise di cancellarli. Stesso discorso per il ministero dell'Agricoltura: inserì per primo il registro della trasparenza nel 2012, ma fu cancellato nel 2014. Al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti furono introdotti entrambi dal viceministro Nencini nel 2014, ma solo a livello personale. Poi scomparvero. Nessuna traccia rilevata negli altri ministeri dall'analisi di The Good Lobby, né alla Presidenza del Consiglio.

Cos'è l'attività di lobbying e chi la fa

L'attività di lobbying è perfettamente legittima e viene svolta da diversi gruppi, spiega il movimento The Good Lobby. Tra questi ci possono essere grandi aziende e associazioni di categoria, ma anche organizzazioni non profit. L'obiettivo è influenzare la politica pubblica che si discute in Parlamento o direttamente all'interno dei ministeri. Niente di illecito, ma dovrebbe essere trasparente. Non è detto che si tratti di influenze negative infatti: i lobbisti possono essere persone che vogliono favorire gli interessi delle aziende, ma anche un gruppo che vuole cambiare una legge o influenzarne la scrittura per il bene di tutti i cittadini. Gli stessi politici possono decidere di incontrare i lobbisti per scrivere le leggi arricchendole con punti di vista differenti.

Il problema, secondo The Good Lobby, si verifica proprio quando questi incontri avvengono al buio, nascosti nell'ombra dei Palazzi, mentre dovrebbero essere trasparenti e chiari a tutti i cittadini. Perciò viene ribadita la necessità di una legge che regolamenti l'attività di lobbying in Italia. Però, segnalano, da oltre un anno ci sono ben tre proposte di legge sul tema ferme in Commissione Affari Costituzionali alla Camera, in attesa di essere discusse.

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