I migranti minori fatti sbarcare dal governo a La Spezia sono stati portati a Foggia in pullman
I migranti che sbarcano in Italia continuano a viaggiare su e giù per il Paese, anche se si tratta di minori non accompagnati. La guerra del governo Meloni alle navi umanitarie, sia con il decreto Piantedosi – che complica inevitabilmente le missioni di salvataggio svolte dalle Ong nel Mediterraneo – sia con l'assegnazione dei porti sempre più lontani rispetto al luogo di soccorso. È il caso della Geo Barents, la nave di Medici senza frontiere che nei giorni scorsi è stata autorizzata a sbarcare a La Spezia, a più di cento ore di navigazione dalla zona dove si trovava al momento della comunicazione inviata alle autorità italiane.
Geo Barents, nel tragitto per raggiungere La Spezia, ha effettuato delle deviazioni, violando – per la prima volta da quando è entrato in vigore – il decreto Piantedosi che impone alle navi umanitarie di svolgere solamente un salvataggio alla volta. Le procedure di sbarco sono andate avanti nei giorni scorsi senza particolari intoppi e i controlli effettuati non hanno portato alla luce alcuna irregolarità, tanto che la nave di Medici senza frontiere è già ripartita per dirigersi verso il Mediterraneo centrale.
Dalla nave sono sbarcati 237 superstiti da tre naufragi differenti, salvati dall'equipaggio della Ong. Ma per molti di loro il viaggio non è finito a La Spezia, dove l'imbarcazione è stata inviata dal governo Meloni: molti migranti sono stati redistribuiti in pullman sul territorio nazionale, alcuni dei quali anche nel Sud Italia. E non parliamo di persone qualsiasi, ma di minori non accompagnati, verso i quali – come è normale che sia – l'attenzione dovrebbe essere ulteriormente alta.
I minori non accompagnati scesi dalla Geo Barents sono stati redistribuiti in tre centri d'accoglienza: degli 87 minorenni, infatti, 74 sono soli, senza genitori o accompagnatori. Di questi 74, solo 23 sono rimasti a La Spezia, mentre gli altri 51 sono stati trasferiti in giro per l'Italia: tra Alessandria, Livorno e Foggia. Da questo punto di vista è ancora più evidente come il criterio di sbarco in porti lontani e nel Nord dell'Italia sia controproducente anche per la gestione stessa dei migranti. Anche tutti gli altri, infatti, sono stati poi spostati in vari centri d'accoglienza nel Centro-Nord. In pochissimi sono rimasti in Liguria.