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Manovra 2025

I medici pensano allo sciopero contro la Manovra: “Il governo Meloni la smetta di prenderci in giro”

Una “presa in giro” nei confronti dei medici: così Pierino Di Silverio, segretario del sindacato Anaao-Assomed, ha definito gli 880 milioni di euro stanziati per la sanità nel 2025 dalla manovra del governo Meloni. E non è l’unico problema: dal rinnovo dei contratti agli aumenti di stipendio, le richieste insoddisfatte sono tante. Ora, non si esclude lo sciopero.
Intervista a Pierino Di Silverio
Segretario di Anaao-Assomed
A cura di Luca Pons
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La legge di bilancio non è ancora arrivata in Parlamento, ma ha già sollevato dure contestazioni. Uno dei punti più discussi sono i fondi dedicati alla sanità: la presidente del Consiglio Giorgia Meloni si è anche mossa sui social, per rivendicare un aumento che in realtà, numeri alla mano, è molto contenuto. Fanpage.it ha intervistato Pierino Di Silverio, segretario di Anaao-Assomed, uno dei principali sindacati dei medici italiani.

Di Silverio ha detto che non solo i fondi – se confermati – sono una "presa in giro", ma anche che le altre misure sono insufficienti: "Bisogna invertire una politica di governo che, al di là dei proclami, non investe abbastanza in sanità". E se non arriveranno risposte, lo sciopero non si esclude. Anche se "ci auguriamo di non essere costretti a ricorrere all'interruzione delle cure".

Sui numeri per la sanità si sta discutendo molto: voi avete avuto chiarimenti dal governo?

Il primo problema è che c'è un grande deficit comunicativo da parte degli esponenti di governo. Da una parte perché non siamo stati mai convocati per discutere preliminarmente dei fondi sulla sanità. E poi perché una volta fatta questa manovra, il presidente del Consiglio dice una cosa, il Mef ne dice un'altra e poi addirittura si corregge, il ministro dell'Economia ne dice un'altra ancora, e quello della Salute ne dice un'altra.

Il Documento programmatico di bilancio approvato dal governo, però, è chiaro.

Esatto, dall'unica tabella oggi disponibile per il 2025 ci saranno 880 milioni per la sanità.

Troppo poco?

Se dovesse essere confermato, ci sentiremo presi in giro.

Perché?

Avevamo fatto delle richieste ben precise, sottolineando ai ministeri competenti e al governo un fatto molto semplice: se tu vuoi fare un piano di assunzioni straordinarie, visto che già oggi i concorsi vanno deserti, devi rendere appetibile la professione. Ed essendo questa una manovra di bilancio, il modo per renderla appetibile è dare un segnale economico.

Ad esempio?

Attraverso la defiscalizzazione di una parte dello stipendio per dirigenti medici e sanitari. Lo avevamo indicato, era tutto a posto, andava tutto bene, e ora ci ritroviamo con una defiscalizzazione che a quanto sappiamo sarà divisa in due tranche.

La strada è sbagliata, e se continuano in questa direzione non servirà un piano straordinario di assunzioni. I medici continueranno ad andar via dagli ospedali, come stanno già facendo (in un anno e mezzo ne abbiamo persi 8mila in età non da pensione, 1.500 l'anno decidono di andare all'estero). Se non è questo il modo per capire che siamo in una crisi di professionisti, mi chiedo quale sia.

Ha citato la "defiscalizzazione" di parte dello stipendio. Ci può spiegare concretamente cosa avevate chiesto e cosa avete ottenuto?

Per dirla in maniera semplice, avevamo chiesto di abbassare le tasse (dal 43% al 15%) su una parte dello stipendio per aumentarlo. Ma invece di avere in busta paga 220 euro in più al mese netti di aumento, con queste due tranche per il primo anno ne avremmo 120 e dal secondo anno ne avremo altri 100. Il problema maggiore è che tutto questo meccanismo non partirebbe dal 2025, ma soltanto quando firmeremo il contratto collettivo 2025-2027.

Ovvero quando?

Realisticamente cominceremo a discuterlo almeno tra due anni, dato che dobbiamo ancora firmare quello in scadenza nel 2024. Come si suol dire, qui si vuole cominciare a curare il malato quando è già morto.

Il governo ha anche detto che, per quel contratto 2025-2027, ha già stanziato i fondi. È una buona notizia?

È un'altra presa in giro. Il fondo per il rinnovo dei contratti 2025 2027 lo hanno stabilito in base al Pil. Per essere chiari: gli stipendi di ogni lavoratore dovrebbero essere adeguati al costo della vita. Se c'è un aumento del costo della vita, in uno Stato normale gli stipendi vengono adeguati a quell'aumento.

Invece qui si lega al Pil, che cresce molto meno del costo della vita.

Da anni, la crescita del Pil non supera l'1%, se non di pochissimo. In sostanza, questo rinnovo del contratto porterebbe un aumento da 50-60 euro al mese, non di più. Noi non possiamo andare avanti con gli spiccioli, quando abbiamo già lo stipendio più basso d'Europa, siamo aggrediti, denunciati, lavoriamo in condizioni infrastrutturali disastrose e senza un'organizzazione. In tutto ciò, voglio ricordare, ci sono anche gli specializzandi che ancora aspettano un contratto, e anche questa era stato promesso.

È colpa del ministro della Sanità, Orazio Schillaci?

Il ministro è un tecnico, e sulla base delle dichiarazioni che f  non può che trovare il pieno accordo con le parti sociali. Il problema è che evidentemente, tra quello che il ministro chiede e quello che poi ottiene, c'è una differenza abissale. Questo ha dimostrato di essere un ministero senza portafogli. È gravissimo. Per il governo ha un peso di gran lunga inferiore rispetto a quello, ad esempio, del ministero dell'Economia. Il ministro Giorgetti sembra che sia il presidente del Consiglio.

Schillaci dovrebbe dimettersi, per dare un segnale e sottolineare questa mancanza?

Noi non ci addentriamo in scelte politiche di questo tipo. Credo che il problema non sia il ministro Schillaci, non so se qualunque ministro al suo posto se riuscirebbe ad ottenere qualcosa in più. Il problema è il peso che il governo dà al ministero della Salute. Se la squadra non funziona, non basta cambiare l'allenatore. Bisogna invertire una politica di governo che, al di là dei proclami, non investe abbastanza in sanità.

Diverse settimane fa avete convocato una manifestazione di protesta a Roma per il 20 novembre. Ci saranno varie sigle, con rivendicazioni che vanno anche al di là della manovra. Se non arriveranno le risposte che volete dal governo quali sono le prossime mosse?

Finora le risposte del governo sono state quasi assenti e non ci soddisfano. Stiamo valutando di allargare la mobilitazione a tutta la categoria, perché è un problema che non riguarda soltanto l'Anaao. Il problema della sanità riguarda più il cittadino che il professionista: se si privatizza il sistema sanitario, a farne le spese non è il professionista, che paradossalmente potrebbe anche guadagnarci.  Ci auguriamo che i cittadini stessi continuano ad indignarsi, qui è in gioco la tenuta dello Stato sociale.

L'ipotesi dello sciopero quindi è sul tavolo?

È una delle armi che ogni sindacato ha nel caso in cui non venga ascoltato. Non possiamo dire che non la prenderemo in considerazione. Ci auguriamo, in un momento così delicato, di non essere costretti a ricorrere all'interruzione delle cure. Perché sarebbe una sconfitta non per noi, ma per tutto il sistema Italia.

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