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I medici in sciopero contro il governo: “Meloni ci ascolti, se ci fermiamo noi il Ssn crolla”

Oggi, mercoledì 20 novembre, i medici e gli altri operatori sanitari scendono in piazza per protestare contro la manovra del governo Meloni e non solo. Pierino Di Silverio, segretario del sindacato Anaao-Assomed, intervistato da Fanpage.it ha spiegato le motivazioni dello sciopero e ha avvertito: “È una richiesta di aiuto. Se non sarà ascoltata, ci sono altre forme di protesta anche più estreme”.
A cura di Luca Pons
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Lo sciopero di medici, infermieri e operatori sanitari che si svolge oggi, mercoledì 20 novembre, e dura per 24 ore da mezzanotte a mezzanotte, è arrivato dopo di settimane di trattative e richieste dei lavoratori del settore al governo Meloni. Non solo per quanto riguarda la legge di bilancio, che comunque ha creato fortissime insoddisfazioni, ma anche per una serie di altre promesse non mantenute – anche quelle su cui l'esecutivo aveva investito di più a parole, come i presìdi di polizia negli ospedali.

Pierino Di Silverio, segretario del sindacato dei medici Anaao-Assomed, ha risposto alle domande di Fanpage.it sulla protesta che si svolgerà oggi in varie città. Negli ultimi giorni il confronto con il governo "è andato avanti", ha detto Di Silverio. Ma "visto quello che è successo in passato, quando nelle ultime 24 ore ciò che era concordato anche con il ministro poi non si è verificato, vogliamo aspettare che questa interlocuzioni diano frutto".

Qual è l'obiettivo immediato che vi farebbe dire "lo sciopero ha funzionato"?

Prima di tutto che sia approvato l'emendamento alla legge di bilancio sulla defiscalizzazione, insieme a quello che allarga le reti formative degli specializzandi. Sarebbe un bel segnale, ci farebbe capire che lo sciopero è stato preso nel giusto modo, non come un attacco ma come un monito al governo.

Un monito su cosa?

Sul fatto che non ce la facciamo più.

Tra le richieste c'è anche quella di aumentare i presìdi di polizia negli ospedali. Una misura su cui però il governo ha preso impegni diverse volte, ed è intervenuto con alcune norme.

Il problema è che noi i presìdi negli ospedali non li vediamo. Molte volte tra ciò che si dice e ciò che poi avviene in periferia c'è una distanza enorme. Da questo nascono i problemi, e non solo sui presìdi di polizia.

Su cosa altro?

Ad esempio il contratto collettivo. Abbiamo firmato un contratto a livello nazionale, e nel 60% delle aziende ancora non è neanche partita la contrattazione di secondo livello. Non si rispetta il contratto, si cercano espedienti. Siamo sempre noi a pagare.

Lo sciopero può andare avanti a oltranza?

È una possibilità, come ce ne sono tante altre. Noi ci auguriamo soprattutto che il governo capisca che se arriviamo a scioperare è perché siamo veramente esausti. Non lo facciamo perché dobbiamo dar ragione all'opposizione o torto alla maggioranza. È una richiesta di aiuto, prima che sia troppo tardi. Se non sarà ascoltata ci sono altre forme di protesta, anche più estreme, a cui ci auguriamo di non dover ricorrere.

Quali?

Purtroppo per creare disservizi basterebbe evitare di lavorare oltre il numero di ore previsto dal contratto. Noi oggi reggiamo il sistema a forza di straordinari, peraltro in gran parte ancora non retribuiti. Se domani mattina decidessimo semplicemente di fare il nostro orario di lavoro, senza fare straordinari, il sistema crollerebbe.

Nelle ultime settimane il governo ha alzato l'allerta sulle manifestazioni di protesta, concentrando l'attenzione su episodi di violenza. Pensa che oggi ci siano rischi simili?

Assolutamente no, noi condanniamo ogni forma di manifestazione violenta. Le idee devono essere espresse in modo civile, nel rispetto degli altri e delle istituzioni. Possiamo anche non andare d'accordo o avere una visione diversa, ma non deve mai mancare né il rispetto né il riconoscimento dell'istituzione.

Avete comunicato che con lo sciopero sono a rischio fino a 1,2 milioni di prestazioni sanitarie. Non sono mancati i critici dell'iniziativa. Ieri Matteo Bassetti ha detto che non aderirà, che non crede dello sciopero dei sanitari ("Siamo dei professionisti della salute e non degli operai") e che comunque la colpa non è del governo Meloni, ma dei tagli alla sanità negli ultimi 25 anni. Come rispondete a chi la pensa così?

Ognuno può avere le proprie idee. Lo sciopero – ricordiamo a chiunque lo critichi, compreso Bassetti – è l'unico strumento legale a nostra disposizione in una situazione simile. Proprio perché siamo una categoria speciale abbiamo dei contingenti minimi che altre categorie non devono assicurare, per garantire che gli interventi urgenti e immediati siano assicurati.

Dopodiché, il fatto che i problemi siano inerenti a anni di malgoverno del sistema lo diciamo anche noi. Questo non vuol dire che il governo che c'è oggi sia esente da ogni tipo di responsabilità presenti o future. Come abbiamo scioperato negli anni precedenti con governi di centrosinistra, facciamo lo stesso oggi con il governo di centrodestra.

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