I giovani che vogliono inserire il diritto alla casa in Costituzione: “Il Parlamento ci ascolti”

‘Ma quale casa' è un "comitato apartitico" la cui esperienza politica "nasce dalle tende" piazzate lo scorso anni dagli studenti davanti alle università per protestare il caro affitti. Il comitato ha lanciato una proposta di legge di iniziativa popolare per introdurre in Costituzione il diritto all'abitare, e il suo presidente Mattia Santarelli, 23enne marchigiano, ha spiegato a Fanpage.it il senso dell'iniziativa: "Non basta la protesta per risolvere questa situazione: avere un tetto sopra la testa è giusto, e non bastano quattro mura per fare una casa. Ora ci servono 50mila firme entro l'11 settembre".
Partiamo dall'inizio: come siete arrivati a questo ddl?
Da decenni vediamo solo occasionali politiche abitative locali, di amministratori e amministratrici illuminate che cercano di trovare la soluzione a un aspetto del problema. A livello nazionale, invece, praticamente dal piano Fanfani (varato nel 1949 e terminato nel 1963, ndr) in poi non abbiamo più visto un piano casa serio, che sia degno di questo nome.
E cosa pensate serva per rimediare?
Innanzitutto una presa di coscienza da parte della politica. E poi anche tutti noi dobbiamo capire che l'abitare è diventato un problema: abbiamo finito per concepire la casa solo come bene di mercato su cui guadagnare, ma abbiamo perso di vista il fatto che la casa deve essere un diritto per vivere. È impossibile farsi una vita dignitosa se concepiamo come ‘casa' pure un garage condonato, seminterrato con una finestrella sola, come vorrebbe il ministro Salvini.
Uno dei vostri slogan è proprio "non bastano quattro mura per fare una casa". Cioè?
Servono anche dei servizi. Io sono marchigiano, vengo da un'area terremotata: per quanto ci siano delle bellissime case nell'entroterra marchigiano, col cavolo che quelle case ti permettono di costruirti una vita. Intorno non è rimasto mezzo servizio, non c'è lavoro, non ci sono le infrastrutture. Si è parlato ultimamente anche della proposta delle case a un euro in alcune Regioni: ben venga per ripopolare quelle zone, ma se non investi in servizi crei solo speculazione immobiliare non ci fai niente.
Da queste riflessioni è arrivata la proposta di inserire il diritto alla casa in Costituzione?
Sì, una proposta che – ci tengo a specificarlo – nulla ha a che vedere con il mettere in discussione la proprietà privata. C'è chi ci tratta da pericolosi bolscevichi, ma non è quello il tema. La proposta del diritto all'abitazione in Costituzione si divide in tre punti.
Vediamoli brevemente: il primo?
La modifica la modifica all'articolo 44, che è quello che dà sostanza agli slogan già citati: avere un tetto sopra la testa è giusto, e non bastano quattro mura per fare una casa. Si aggiunge che la Repubblica "garantisce l’accesso all’abitazione quale bene primario e mezzo necessario per assicurare alla persona l’effettivo esercizio dei diritti e una vita libera e dignitosa".
Il secondo?
L'articolo 47, l'unico articolo della Costituzione che parla espressamente di abitare ad oggi e tutela l'accesso alla proprietà dell'abitazione. È un articolo, secondo noi, in parte superato dai mutamenti sociali. La proprietà sessant'anni fa era il cardine su cui la società si incentrava. Oggi la casa di proprietà è diventata più un mito che una realtà, soprattutto per chi è giovane e precario. Quindi introduciamo anche la tutela del "godimento" dell'abitazione, cioè l'affitto.
E l'ultimo punto?
L'articolo 117, la modifica più forte dal punto di vista concreto. È l'articolo che stabilisce le competenze esclusive dello Stato, e noi aggiungiamo le norme norme generali per politiche abitative. Ciò che è davvero mancato negli ultimi anni è la programmazione a livello nazionale e di medio-lungo periodo.
In più proponiamo che i programmi di edilizia residenziale pubblica siano una competenza condivisa tra Stato e Regioni, per evitare che la gestione degli alloggi popolari – per capirci – sia solamente regionale o comunale e ci siano forti squilibri da un territorio all'altro. Nessuno vuole togliere che il mercato immobiliare ha il suo spazio e fa il suo lavoro, ma ci deve essere anche lo Stato.
Anche la segretaria del Pd Schlein ha appoggiato la vostra iniziativa. Soddisfatti?
Sì, la ringraziamo perché non era affatto scontato che il Partito democratico aderisse e prendesse una posizione così forte e decisa, sul tema e sulla campagna. Merito a loro di aver avuto coraggio di di crederci insieme a noi.

A che punto è la raccolta firme?
Servono 50mila firme entro l'11 settembre per vedere questa proposta depositata in Parlamento. Siamo arrivati alla soglia delle 4mila firme, e si può firmare sia online, attraverso la piattaforma ministeriale, sia in modo cartaceo, con i banchetti che sono già spuntati in diverse Regioni in Italia: nelle prossime settimane saremo in giro per portare avanti la mobilitazione.