C’è un macigno sulla strada che porterà alla elezione del prossimo Presidente della Repubblica e, più in generale, sul percorso di questa legislatura. Si chiama istinto di autoconservazione, e ne sono preda i senatori di tutti i partiti. Non quelli di primo piano, quelli che comunque, anche se il Senato elettivo venisse abolito, hanno già la garanzia di una candidatura sicura alla Camera dei Deputati. Parliamo delle seconde e terze file, di quei “peones” eletti magari per la prima volta nel 2013, dopo aver sognato per una vita intera i tappeti rossi di Palazzo Madama. Quelli che si sentono in bilico, quelli che sanno già che in caso di abolizione del Senato elettivo farebbero una fatica incredibile a riconquistare un posto al sole. E loro, al di là delle varie appartenenze politiche, se in pubblico elogiano le Grandi Riforme e discettano di temi alti, in privato si chiedono come fare per impedire che quelle stesse Grandi Riforme vengano portate a compimento.
I giovani alla prima elezione sono i più “pericolosi” – Fanpage ha carpito le preoccupazioni di alcuni di questi senatori. E tutti hanno un solo pensiero in mente: conservare la poltrona. La strategia? C’è chi (i più anziani) si accontenterebbero di arrivare fino al 2018 per poi godersi il vitalizio e chi (i più giovani) hanno un'altra idea: l’unica cosa che conta, per loro, è che si torni a votare prima che venga approvata la riforma. E se per costringere il prossimo Capo dello Stato a sciogliere le camere ci sarà bisogno di far cadere il Governo, useranno ogni mezzo. Anche l’elezione del successore di Giorgio Napolitano, stando a quanto trapela dal “Palazzo”, può essere utile per far cadere Matteo Renzi e tornare alle urne prima che sia troppo tardi. Come?
Obiettivo: far fare a Renzi “la fine di Bersani” – L’idea che circola è elementare: far fare a Renzi “la fine di Bersani”. Ovvero, sabotare senza pietà qualunque proposta venga dal premier, impallinare nel segreto dell’urna qualunque nome sia indicato per il Colle dal segretario del Pd. Una volta arrostito Renzi (e magari affondato il Patto del Nazareno) chiunque dovesse essere eletto al Quirinale dovrebbe prendere atto (secondo le intenzioni dei franchi senatori) della necessità di sciogliere le Camere e di indire nuove elezioni.
Silvio e la tentazione “Consultellum” – Le quali si svolgerebbero con il Consultellum, ovvero con il sistema elettorale attualmente in vigore, tutto proporzionale, quello preferito da Silvio Berlusconi. L’ex premier (che ieri di questo argomento ha parlato nella cena con i senatori di Forza Italia, tra l’altro promettendo a tutti la ricandidatura e dando quindi per scontato che le riforme istituzionali non verranno attuate) anche con un partito del 15% diventerebbe l’unico alleato possibile per il Partito Democratico nell’ottica di un nuovo governo di larghe intese. Un altro scenario, quello di un Berlusconi che mira alle elezioni prima dell’approvazione dell’Italicum, che preoccupa Matteo Renzi. Come se non bastassero i grattacapi….