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I figli sono a casa, ma congedi e bonus baby-sitter non ci sono: milioni di famiglie senza aiuti

Il nuovo stop di quasi tutta l”attività scolastica in Italia ha lasciato a casa circa sette milioni di studenti. Per aiutare i genitori che devono gestire lavoro e figli, il governo Draghi ha varato due strumenti: bonus baby sitter e i congedi parentali. Ma giorni dopo la chiusura delle scuole, gli strumenti non sono ancora attivi. E le famiglie si devono arrangiare da sole.
A cura di Marco Billeci
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Quando venerdì 12 marzo, il governo Draghi ha varato il nuovo decreto con le norme anti-Covid,  palazzo Chigi ha sottolineato come nel testo fossero state inseriti prontamente anche il congedo parentale e il bonus baby-sitter. Il ragionamento era questo: di fronte alla nuova stretta sulla scuola in presenza – che da lunedì ha lasciato a casa quasi sette milioni di studenti – bisognava dare ai genitori strumenti immediati per conciliare lavoro e cura dei figli. Peccato, però, che a una settimana dal varo del decreto, quelle misure non siano ancora attive. E milioni di famiglie rimangono senza alcun sostegno.

Il decreto del governo prevede lo stop a tutte attività in presenza, comprese quelle negli asili nido, non solo nelle zone rosse, ma anche in tutte le altre aree dove il numero dei contagi supera i 250 casi per 100mila abitanti nell’arco di sette giorni. Combinato con la Dad parziale in vigore per le superiori nelle zone gialle e arancioni, significa di fatto la chiusura fino a Pasqua di quasi tutto il sistema scolastico. E significa anche, per tantissimi padri e madri dover trovare il modo di seguire i figli a casa, mentre le loro attività lavorative spesso rimangono aperte.

Per venire incontro a questa difficoltà, nello stesso decreto con cui si è decisa la stretta, il governo ha inserito due misure. La prima è la possibilità per i genitori di chiedere congedi parentali dal lavoro, anche alternati. I congedi sono retribuiti al 50 percento dello stipendio per chi ha figli minori di 14 anni e non retribuiti per chi ha figli tra 14 e 16 anni. Il secondo strumento in campo è il bonus baby-sitter da 100 euro settimanali, misura destinata a partite Iva, autonomi, lavoratori sanitari, forze dell’ordine.

Tutto lasciava intendere che la possibilità di richiedere questi sostegni sarebbe scattata in parallelo alle nuove chiusure. Invece, ancora oggi, mancano le circolari attuative dell’Inps che dovrebbero regolarne il funzionamento permettendo di partire con le erogazioni dei benefici. Risultato, chi da lunedì ha i figli a casa, ma non può permettersi di smettere di lavorare, deve arrangiarsi da solo.

Dall’Istituto di previdenza fanno sapere che il ritardo è dovuto ai passaggi burocratici necessari alla scrittura delle circolari, ma non fissano date precise per la loro pubblicazione. “Nei prossimi giorni”, ci si limita a dire. E certo si sostiene che si cercheranno delle forme per rendere retroattive le misure, ma questa sembra una soluzione possibile al massimo per il bonus baby-sitter, ma non per il congedo. Intanto, mamme e papà continuano ad aspettare. E a chiedersi come sia possibile che, a più di un anno dall’inizio della pandemia, gli stessi ritardi e incidenti si ripetano sempre uguali. Con il vecchio o il nuovo governo

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