I corpi senza vita dei bimbi sulla spiaggia in Libia, Open Arms: “Abbandonati per più di 3 giorni”
C'è un neonato col viso schiacciato sulla sabbia, un bimbo a braccia spalancate e una donna. L'ong spagnola Open Arms ha mostrato su Twitter le immagini shock dei corpi senza vita di alcuni migranti, abbandonati su una spiaggia a Zuwara, in Libia. "Sono ancora sotto shock per l'orrore della situazione, bambini piccoli e donne che avevano solo sogni e ambizioni di vita. Sono stati abbandonati su una spiaggia a Zuwara in Libia per più di 3 giorni. A nessuno importa di loro", ha scritto sui social Oscar Camps, il fondatore della Ong. I piccoli sono probabilmente vittime dell'ennesimo naufragio. "Corpi abbandonati. Vite dimenticate. L'orrore tenuto lontano perché scompaia. Vergogna Europa", ha denunciato l'organizzazione umanitaria.
Non si ancora molto sulla loro tragica morte, non si conoscono i loro nomi né la loro età, e nessuno sa esattamente come siano finiti su quella spiaggia. E non è ancora chiaro se le autorità si siano preoccupate di portare via i corpi, dando loro la dignità di una sepoltura. Secondo la giornalista Nancy Porsia i migranti "Non sono stati lasciati lì per tre giorni. Questo è un malinteso. Il mio contatto li ha trovati a terra sabato scorso, ha immediatamente informato la direzione della sicurezza locale e nello stesso giorno il personale militare ha recuperato i cadaveri e li ha seppelliti nel cimitero di Abu Qamash", a ovest di Zuwara.
Secondo le prime ricostruzioni i migranti potrebbero essere vittime di un naufragio segnalato dall'Oim il 18 maggio scorso. Flavio Di Giacomo, portavoce per il Mediterraneo dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni, ha comunicato il numero dei dispersi: almeno 50 migranti, mentre 33 sarebbero i sopravvissuti. In tutto su quel barcone stavano viaggiando circa 90 migranti.
Domenica 23 maggio il call center per i migranti in difficoltà in mare, Alarm Phone, segnalava un altro natante in distress: "Non riusciamo a ricontattare le 95 persone in difficoltà. L’ultimo contatto risale a 15 ore fa. Ma sappiamo che la barca è ancora in mare: le navi mercantili First Brother e Sea Loyaltyála stanno monitorando. Temiamo un respingimento illegale verso la Libia". Non si sanno notizie certe sulla vita di queste persone. Quello che sappiamo però è che con l'allentamento delle restrizioni anti-Covid sono riprese le partenze lungo la rotta libica nel Mediterraneo centrale, e che nelle ultime settimane si sono verificati diversi naufragi con vittime, oltre a respingimenti in Libia.
Da inizio anno si contano già 500 persone morte mentre cercavano di attraversare il Mediterraneo centrale, secondo dati diffusi ad inizio maggio dall'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), mentre nel 2019 i decessi nella stessa rotta sarebbero stati almeno almeno mille. Secondo Amnesty International almeno in 15 mila hanno perso la vita tra il 2014 e il 2019. Il rapporto tra partenze e migranti morti durante la traversata è drammaticamente cambiato: è passato da uno ogni 29 nel 2018 a uno ogni sei nel 2019. Lo stesso anno, almeno 2.747 migranti intercettati sono stati riportati Libia.
Dall'inizio del 2021, dopo la drastica riduzione del 2020, causata dalla pandemia, secondo Unhcr sono oltre 5.500 i migranti riportati illegalmente in territorio libico. Come è ormai accertato da diverse inchieste giornalistiche, in Libia i migranti vengono rinchiusi nelle carceri, esposti a torture e violenze.
Intanto al Consiglio europeo di ieri non è stato raggiunto alcun accordo sulle redistribuzioni dei migranti, e l'argomento non è stato nemmeno affrontato. Il presidente del Consiglio Mario Draghi, sebbene il tema immigrazione non fosse nemmeno in agenda, ha provato a sollevare la questione. Ma il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, dopo la riunione tra i leader, ha spiegato che "Diversi capi di Stato e di Governo hanno chiesto che si torni al tema immigrazione al prossimo Consiglio europeo" previsto per giugno. Viste le premesse la prossima estate rischia di essere scandita da un bollettino quotidiano di morti in mare, in assenza di una soluzione condivisa e centralizzata del fenomeno migratorio.