I conti delle banche smentiscono Meloni: i profitti record vanno agli azionisti, i prestiti calano
Per Intesa e Unicredit il 2023 è stato l'anno migliore di sempre. Persino Monte dei Paschi dopo anni di guai è tornata ampiamente in attivo. Tra utili record e lauti dividendi agli azionisti, nei conti delle grandi banche italiane si registra un solo segno meno: quello relativo ai prestiti per famiglie e imprese. L'esatto opposto di quanto aveva assicurato Giorgia Meloni, per giustificare la rinuncia a tassare gli extraprofitti delle banche. Più soldi in pancia degli istituti – aveva spiegato la premier – si sarebbero tradotti in credito più facile per la clientela. Non è andata così.
In questi giorni, i vertici delle banche italiane stanno presentando i risultati del 2023. Per prima è toccato a Unicredit, che ha annunciato un utile netto di 8,6 miliardi, oltre il 50 percento in più del 2022. PerBanca Intesa il profitto è stato di 7,7 miliardi, + 76 percento rispetto all'anno precedente. Si tratta di cifre da capogiro, mai fatte segnare in precedenza dalle principali banche italiane, che si tradurranno in una generosa remunerazione, per gli azionisti delle due società. L'istituto guidato dall'ad Andrea Orcel ha intenzion di distribuire ai sottoscrittori delle sue azioni circa 10 miliardi, nel corso del 2024. Intesa ha proposto dividendi per 5,5 miliardi, a cui aggiungere un'operazione di riacquisto di azioni, da realizzare nel corso dell'anno. Anche Mps tornerà a staccare una cedola dopo 13 anni di austerità, grazie a un utile di oltre due miliardi.
Il boom degli extraprofitti
Per stessa ammissione dei vertici delle banche, a trascinare i conti del 2023 è stato il forte aumento dei tassi d'interesse, frutto delle scelte della Banca centrale europea. Questo si è tradotto in un super incremento del margine d'interesse, la differenza cioè tra i maggiori tassi chiesti per prestiti e mutui e quelli (molto più bassi) corrisposti sui depositi dei clienti. Per dare un'idea, il margine d'interesse di Intesa è cresciuto in dodici mesi di oltre 5 miliardi, quello di Unicredit di 3,6 miliardi, Mps ha segnato un incremento di circa 700 milioni, con un aumento del 49 percento rispetto al 2022. Secondo l'ad dell'istituto piemontese Carlo Messina, il rialzo dei margini d'interesse è destinato a proseguire, anche quest'anno.
Proprio di fronte a questi maxi guadagni, definiti "ingiusti", la presidente Meloni aveva deciso di intervenire con un'imposta straordinaria, pari al 40 percento della differenza tra il margine d'interesse realizzato dalle banche nel 2023 e quello fatto registrare l'anno precedente. In un secondo tempo, però, con un clamoroso dietrofront, il governo ha garantito un salvacondotto agli istituti offrendo, in alternativa al pagamento della tassa sugli extraprofitti, la possibilità di rafforzare il proprio capitale, con una cifra pari a due volte e mezzo, di quanto avrebbero dovuto versare. Opzione ovviamente esercitata da tutti i maggiori gruppi bancari. Banca Intesa ad esempio ha accantonato quasi due miliardi di euro di riserve, anziché dare allo Stato circa 800 milioni. Unicredit in luogo del pagamento della tassa, ha riversato 1,1 miliardi nel proprio capitale.
Prestiti in calo: l'effetto Meloni non c'è
In risposta alle critiche per la retromarcia sugli extraprofitti, la premier ha sostenuto che, grazie all'operazione voluta dal governo, le banche avrebbero avuto più soldi da prestare a famiglie e imprese. Dopo il varo della norma "il credito è aumentato" , ha detto Meloni, intervistata da Nicola Porro a Quarta Repubblica, il 22 gennaio. I dati rilasciati in questi giorni dai grandi istituti del Paese rivelano che quanto dichiarato dalla presidente del Consiglio è falso.
Nel comunicato pubblicato da Intesa per illustrare i propri conti, si legge che nel 2023 "i finanziamenti verso la clientela sono stati pari a 430 miliardi di euro, in diminuzione del 3,9 percento, rispetto al 31 dicembre 2022″. Una discesa proseguita anche nel trimestre ottobre-dicembre – quello successivo alla modifica del testo sugli extraprofitti – con un -0,5 percento, rispetto ai tre mesi precedenti. Per Unicredit è disponibile anche il dato relativo alle sole attività italiane del gruppo. Qua in un anno i prestiti sono crollati del 9,7 percento. Nel trimestre ottobre-dicembre il calo è stato di circa il 4,9 percento, da 162 a 154 miliardi. Infine Mps ha segnato un meno 4,2 percento anno su anno e meno 2,3 percento nell'ultimo trimestre.
Insomma le evidenze disponibili dimostrano che al momento la scelta fatta da Meloni di rinunciare a tassare gli extraprofitti delle banche, non ha aumentato il credito elargito a imprese e famiglie. Al contrario, anche dopo aver dato la possibilità agli istituti di tenere in pancia i soldi che avrebbero dovuto versare, le cifre dei prestiti concessi sono continuate a diminuire. Questo perché, come spiegato da diversi economisti, in questa fase il volume del credito erogato dalle banche dipende solo in minima parte dalle riserve disponibili – già ampie -, quanto piuttosto da altri fattori, come appunto gli alti tassi d'interesse sui prestiti e i mutui, uniti alla difficile congiuntura economica.
Riassumendo, le banche nel 2023 hanno realizzato utili mai avuti prima, grazie all'esplosione dei margini d'interesse. Poco o niente di questa montagna di denaro è servita per rendere più facile il credito ai clienti. D'altra parte, il governo ha scelto di non toccare i maxi profitti. Così, a festeggiare sono rimasti gli azionisti degli istituti bancari, soprattutto quelli grandi, spesso gruppi stranieri come la società d'investimento Usa Blackrock o i tedeschi di Allianz.