I Comuni in cui il centrosinistra avrebbe vinto le elezioni anche senza il Movimento 5 Stelle
Decisivo, ma non ovunque. L'esito del voto amministrativo restituisce un ruolo marginale al Movimento 5 Stelle che pure considera straordinario il risultato raggiunto nelle città dove, con l'apporto delle liste pentastellate, hanno vinto o sono andati al ballottaggio candidati di centrosinistra. Il punto è che, guardando le percentuali raccolte alle amministrative 2021, nella maggior parte dei casi il centrosinistra avrebbe vinto anche senza l'alleanza con il Movimento. Un apporto che, al contrario, secondo Giuseppe Conte sarebbe stato quasi decisivo. "Faccio i miei auguri ai nuovi sindaci che con il nostro contributo risultano già eletti al primo turno", ha scritto su Facebook il leader del Movimento senza dimenticare i Comuni che attendono il ballottaggio del 17 e 18 ottobre: "Continueremo a spenderci in questi giorni per offrire il nostro sostegno ai candidati sindaci che sono arrivati al ballottaggio grazie al nostro appoggio".
A Napoli e a Bologna il centrosinistra avrebbe vinto anche senza M5S
Le riflessioni post elezioni offrono un punto di vista secondo cui l'intesa giallorossa sperimentata a livello nazionale e replicata sui singoli territori, avrebbe premiato i candidati di centrosinistra. Invece, nelle città in cui non è stato trovato un accordo come Torino o Roma, l'esito è stato quello del ballottaggio per il centrosinistra (fatta eccezione per Milano) e della disfatta per i pentastellati che a Torino hanno raccolto il 9% e a Roma il 19%, restando fuori dal secondo turno. Il quadro però non è esattamente questo e a dimostrarlo sono le schede scrutinate e il numero di voti raccolti. A Napoli, la lista del Movimento 5 Stelle ha raccolto il 9,73% delle preferenza e Gaetano Manfredi ha vinto al primo turno con oltre il 62% dei voti. Questo significa che, molto probabilmente, nel capoluogo partenopeo il centrosinistra avrebbe vinto anche senza l'apporto dei pentastellati totalizzando poco più del 53% dei voti. Un ragionamento matematico che è ancora più evidente a Bologna, dove Matteo Lepore ha sfiorato il 62%, ma in cui la lista del Movimento si è fermata ad appena il 3,37%.
Dove il Movimento 5 Stelle è stato decisivo e dove no
Non è andata meglio nelle altre città che Giuseppe Conte ha elencato, come a voler rivendicare parte del merito della vittoria dei sindaci eletti. Nella maggior parte dei casi le liste del Movimento 5 Stelle non sono state decisive per la vittoria, fatta eccezione per il 19% raccolto ad Arzano, per il 9% ottenuto a San Nicandro Garganico, per il 6,15% totalizzato a Grottaglie dove Ciro D'Alò ha vinto con il 56,64% e per il 4,65% raggiunto ad Assisi che ha consentito a Stefania Proietti di vincere con poco più del 50%. Solo ad Arzano, in definitiva, il Movimento ha superato il 10%. Negli altri Comuni in cui hanno vinto candidati di centrosinistra o civici, invece, i 5 Stelle hanno raccolto un numero di voti non certo determinanti per la coalizione come il 2,77% a Frattaminore, l'1,18% a Gallipoli e il 3,90% a Ravenna. Un quadro sostanzialmente analogo emerge anche dai Comuni che andranno al ballottaggio, dove le liste pentastellate hanno superato o sfiorato il 10%, dando un apporto concreto per il secondo turno, solo a Ginosa (19,87%), Noicattaro (19,21%), Volla (11,60%), Castelfidardo (17,67%), Marino (11,31%), Cattolica (9,87%), Beinasco (8,50%) e Pinerolo (6,81%). E poi ci sono Comuni che andranno al ballottaggio, ma in cui le liste del Movimento hanno ottenuto percentuali basse, in alcuni casi anche inferiori al 3% come a Cerignola (1,90%), Vico Equense (2,18%), Città di Castello (2,35%) e Varese (1,64%).
Il Movimento 5 Stelle tra la disfatta e il rilancio
L'esito del voto amministrativo ha restituito un quadro nitido dello stato di salute dei partiti italiani. Non c'è solo la crisi che attraversa la coalizione di centrodestra, dovuta (non solo) alla scelta tardiva dei candidati come ha osservato dalla Lega Matteo Salvini, ma anche un'importante rimonta del centrosinistra che ha conquistato la vittoria al primo turno a Milano, Napoli e Bologna e che andrà al ballottaggio a Roma, Torino e Trieste. E poi c'è il Movimento 5 Stelle che resterà fuori dal secondo turno, con Virginia Raggi a Roma e Valentina Sganga a Torino, nei due Comuni dove governava dal 2016. Due grandi città in cui, peraltro, i pentastellati hanno escluso apparentamenti o indicazioni di voto, preferendo tornare al ruolo di opposizione tra i banchi del Consiglio comunale. Per non parlare di Milano, dove la candidata Laila Pavone si è arrestata al 2,70%, e di Trieste e Rimini in cui i candidati 5 Stelle hanno raccolto meno preferenze di quelli del Movimento 3V. Sarà il tempo a rivelare se questo sia il sintomo di una disfatta dei pentastellati oppure il momento zero che coincide con la "necessità di perseguire una riorganizzazione del Movimento che possa alimentare un dialogo costante con tutti i territori", come ha detto il leader Giuseppe Conte.