I complotti, la caccia agli infami e la giravolta sull’Autonomia: cosa c’è nelle chat di Fdi
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Voltafaccia, cospirazioni e nemici immaginari. È quello che emerge dalle chat dei gruppi parlamentari di Fratelli d'Italia, dove negli anni tra il 2019 e il 2024 i big del partito si scontrano, alimentano complotti e ipotizzano una caccia alle streghe contro "gli infami" – talpe e giornalistici amici – responsabili di danneggiare FdI con le loro uscite.
Le conversazioni sono riportate nel nuovo libro di Giacomo Salvini Fratelli di chat, che ricostruisce la storia di Fdi attraverso i messaggi e gli scambi dei suoi storici esponenti, tra cui la stessa Giorgia Meloni, l'attuale ministro della Difesa Guido Crosetto, il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli e il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, Giovanbattista Fazzolari.
L'Autonomia differenziata spacca Fratelli d'Italia
La legge bandiera della Lega è motivo di accese discussioni, che culmineranno con una totale giravolta sul tema. Oggi la legge sull'Autonomia attende di essere riscritta dopo lo stop della Corte costituzionale, che ha bocciato alcune parti della riforma. Nonostante la battuta d'arresto, la maggioranza si è mostrata compatta, con Forza Italia e FdI favorevoli a una riformulazione che consenta all'alleato leghista di proseguire la sua battaglia autonomista.
D'altronde la coalizione di governo si regge su tre grandi riforme, che ciascuno dei tre partiti si è impegnato a portare a casa: il premierato per Fratelli d'Italia, la separazione delle carriere per Forza Italia e l'autonomia differenziata, appunto, per la Lega. È su quest'ultima, in particolare, che Meloni si è resa protagonista di un importante voltafaccia.
Nel 2014, quando il partito sfiorava appena il 4%, la leader sosteneva l'abolizione delle Regioni di fronte al "fallimento" del regionalismo, che aveva agevolato solo "carrozzoni" e "occasioni di malaffare". Cinque anni dopo, nel 2019, nel primo governo Conte (targato Lega-M5s) si fa strada il progetto autonomista. FdI allora è chiamata ad assumere una posizione sulla questione ed è lì che si apre lo scontro.
Il braccio destro di Meloni, Giovanbattista Fazzolari (oggi sottosegretario alla presidenza del Consiglio) detta la linea. "Serve maggiore autonomia a livello locale per rendere più efficiente lo Stato, ma bisogna evitare in ogni modo un indebolimento dell’unità e della coesione nazionale", scriveva ai colleghi di partito. "Se si vuole parlare seriamente di autonomia locale siamo qui, Fratelli d’Italia è favorevolissima e ha molte proposte da fare, ma non ci prestiamo a pastrocchi che indeboliscono l’Italia e fanno il gioco di chi vuole indebolire gli stati nazionali, tipo il sostegno arrivato dai mondialisti e dagli speculatori all’autonomia catalana", aggiungeva.
A pensarla in maniera diametralmente opposta tuttavia, c'è uno dei veterani di FdI Fabio Rampelli, assieme ad altri esponenti del partito che lavorano nelle Regioni storicamente interessate all'Autonomia, come Lombardia e Veneto. Le sue dichiarazioni apertamente contrarie alla riforma, a ridosso delle elezioni amministrative, nell'aprile del 2019, fanno infuriare Meloni. "Se la Lega ci si butta sopra, come la Beccalossi in Lombardia del resto, è perché sanno che da quelle parti questa posizione ci fa perdere consenso. Non andrebbe sottovalutato in campagna elettorale", scriveva. "In Veneto c’è un sacco di gente che sta guardando a noi perché ci siamo fatti, mi sono fatta, il culo perché avvenisse. Così in Lombardia. Ma se a quella gente gli dici che l’autonomia non si può fare allora non ci pensa più per niente a votarti. Perché dobbiamo farci del male da soli? Io evito il tema dell’autonomia da settimane, sono in Veneto domani, perché non mi date una mano?", chiedeva infastidita.
A poco valgono le giustificazioni di Rampelli per Meloni, perché su "queste cose si perdono voti" e la Lega "non aspettava altro". Per questo, in vista delle imminenti elezioni europee che si sarebbero svolte a maggio, la leader detta legge. "La posizione attualmente è non parlarne. Ci sono milioni di modi per scappare da una domanda del genere per chi ha esperienza. Abbiamo la fortuna che stanno rimandando il tema a dopo le europee, non diamoci le mazzate da soli", diceva.
Ma la frattura si ripropone qualche anno dopo, nel 2022, quando durante il governo Draghi si riapre la discussione sull'Autonomia. "Le autonomie differenziate senza presidenzialismo mettono a rischio l’unità nazionale. A maggior ragione se non viene trattato il tema del riequilibrio dei livelli essenziali di prestazioni e assistenza, né quello del recupero infrastrutturale tra nord e sud", tornava a polemizzare Rampelli. Ma chiamati a cercare un compromesso con quelli che sarebbero stati i futuri partner di governo, in una logica di scambi e concessioni, Fratelli d'Italia alla fine dovrà cambiare idea.
La caccia agli infami: tra loro i giornalisti Flavia Perina e Alessandro Sallusti
Oltre al complotto paventato dal ministro Crosetto sui dossier dei magistrati politicizzati che vogliono attaccare la destra, nelle chat di Fratelli d'Italia è caccia agli infami. Il primo bersaglio è la talpa, il misterioso collega di partito – la cui identità è ancora ignota – che rivela alla stampa i contenuti delle conversazioni private interne a FdI.
In occasione dell'elezione del giudice della Corte costituzionale, lo scorso ottobre, i giornali riportano l'avviso di Meloni, che intenzionata a far eleggere il costituzionalista Francesco Saverio Marini, chiede ai suoi parlamentari di non assentarsi. "Tutti presenti per il voto". La divulgazione del messaggio fa infuriare la premier che scrive: "Io alla fine mollerò per questo. Perché fare sta vita per fare eleggere sta gente anche no. E l’infamia di pochi alla fine mi costringe a non avere più rapporti con i gruppi. Molto sconfortante davvero".
Gli infami non sono solo le spie di partito, contro cui Crosetto minaccia un esposto, ma anche gli intellettuali di destra e i giornalisti "amici". Tra loro, Flavia Perina ex deputata di Alleanza Nazionale, che oggi scrive per La Stampa. A causa delle sue posizioni critiche su alcune mosse in politica estera, a dicembre 2022, quando FdI era già al governo, i deputati Edmondo Cirielli e Salvatore Caiata definivano la giornalista "infame" e "pessima".
E ce n'è pure per il direttore del Giornale, quotidiano vicino alla destra, Alessandro Sallusti, reo di aver pubblicato nel 2023 un editoriale contro l'attuale viceministro Cirielli dopo la sua discussa proposta di ripristinare il reato contro il buon costume. "Un cretino politico, diffamatore seriale", tuonava il meloniano.
Ora FdI vuole fare ricorso al Garante della privacy
Dopo la pubblicazione delle chat interne del partito, ora FdI intende fare ricorso al Garante della privacy. Secondo fonti interne, i legali del partito in queste ore stanno valutando la situazione sotto il profilo penale. Da via della Scrofa sarebbero pronti a fare causa per danni. "Ci sono evidenti violazioni della Costituzione e di varie normative. E fra l'altro non c'è corrispondenza fra le chat e il contenuto del libro: sono state tralasciate alcune parti delle conversazioni e nel libro ce ne sono altre che nelle chat non c'erano", riferiscono.