I commenti al video dei dipendenti LIDL Follonica mostrano quanto ci siamo abituati al razzismo
Ieri sera ha iniziato a circolare un video girato fuori dal supermercato LIDL di Follonica (in provincia di Grosseto). Nelle immagini si vedono tre dipendenti della catena che riprendono e deridono due donne rom rinchiuse in un gabbiotto dove si trovano i prodotti fallati. Le due signore urlano, i tre lavoratori che le hanno messe là dentro sghignazzano dicendo "Non si può entrare nell’angolo rotture della LIDL". I dipendenti hanno poi pensato di postare il video di su Facebook, finendo sulle pagine "Non sono bello ma spaccio" e "Welcome to favelas" e collezionando centinaia di migliaia di condivisioni – oltre a una cascata di commenti razzisti.
Il sindaco di Follonica, Andrea Benini, ha parlato di una cosa "di una gravità inaudita": "Ho subito chiamato i carabinieri, che erano già intervenuti, ma al di là delle decisioni che nei confronti di queste persone saranno prese sono convinto che serva una reazione della comunità civile. Quello che più mi sconcerta di quel video è la leggerezza e l’assoluta indifferenza rispetto alle donne rom che sono coinvolte, un atteggiamento inaccettabile che colpisce il cuore dei nostri valori. Il Comune non può che reagire in modo severo e immediato di fronte a questo episodio inqualificabile, prenderemo iniziative pubbliche per ribadire il valore della solidarietà e dell’inclusione".
Dopo aver visto il video pubblicato sui social, i carabinieri di Follonica hanno avviato un'indagine, rintracciato le due donne rom, messo a verbale le dichiarazioni e individuato i dipendenti (che non avevano chiamato le forze dell'ordine). I tre sono adesso indagati dalla procura di Grosseto per sequestro di persona e sospesi da LIDL.
L'azienda, infatti, sin da subito si era espressa dissociandosi "senza riserva alcuna" dal filmato diffuso dai suoi lavoratori e condannando "fermamente comportamenti di questo tipo": "L’Azienda sta verificando le circostanze legate al video e si avvarrà di tutti gli strumenti a disposizione, al fine di adottare i provvedimenti necessari nelle sedi più opportune".
Ecco, esattamente sotto questo post di LIDL si è scatenata la reazione probabilmente opposta a quella pensata dagli autori del messaggio. La maggior parte dei commenti, infatti, erano di "solidarietà" nei confronti dei lavoratori sospesi e invocazioni di boicottaggio dell'azienda di distribuzione.
Tra quelli che hanno ricevuto più like:
"Promuoveteli ora. Non sanno più cosa rubare ieri sono stato in un supermercato delle mie parti e avevano sottratto nella settimana precedente 13 kg di formaggi. Siamo fessi allora noi cittadini onesti che paghiamo anche una matita";
"Nel senso che denunciate le due ladre e date una medaglia ai vostri valorosi dipendenti sì?";
"Io invece sto dalla parte dei due ragazzi..ste zingare maledette sono state beccate a rubare e la colpa sarebbe dei dipendenti? Siamo alla follia,posso solo augurarvi di ritrovarvele in casa queste due parassite,poi vediamo come le difenderete..ipocriti".
A fronte di centinaia di commenti di questo tenore, quelli che stigmatizzano il comportamento dei due dipendenti sono decisamente la minoranza. Ovviamente anche questa è una notizia, tanto che in giro sul web mi è capitato di leggere qualche titolo che parlava del "Popolo di Facebook" contro LIDL.
C'è solo un problema in tutto questo: il popolo di Facebook non esiste. O meglio, non è composto da persone diverse rispetto a quelle che giornalmente si possono incontrare per strada, al supermercato, al benzinaio, al bar, al lavoro. Messa così è sicuramente più spaventosa, e sbatte in faccia quello che non si vuole vedere: comportamenti fascisti e razzisti di questo tipo sono (ancora) all'ordine del giorno, così come odio e pregiudizio verso alcuni gruppi – poi sui rom è ancora più facile, visto che è uno stigma praticamente accettato a livello sociale. Chi non vede questo non vede la realtà – o ne vede una parte edulcorata regolata da qualche algoritmo. E, se ancora ci fosse qualche dubbio a riguardo, il fatto che su questi venti qualcuno soffi, costruisca consenso e li riporti nel discorso politico non è senza conseguenze.