I centri migranti in Albania si svuotano di nuovo, i giudici di Roma non convalidano sette trattenimenti
Nessuna sorpresa, anche questa volta i migranti portati in Albania dovranno tornare in Italia nel giro di pochi giorni. I giudici del Tribunale di Roma hanno sospeso il giudizio sul trattenimento delle persone portate a Gjader. Il gruppo era arrivato sulle coste albanesi, a Shengjin, tre giorni fa. A bordo della nave della Marina militare usata per trasportarli c'erano solamente otto uomini. Di questi, uno era subito tornato in Italia perché fragile. Dunque, i giudici di Roma erano chiamati a decidere sul trattenimento di sette persone, che ora torneranno in Italia, a Brindisi, già nelle prossime ore.
Perché il Tribunale di Roma ha sospeso il trattenimento dei migranti
Si può dire che non sia una sorpresa perché a metà ottobre l'esito era stato sostanzialmente lo stesso. In quel caso, i giudici avevano bocciato il trattenimento di dodici persone perché non provenivano da Paesi sicuri. Si trattava di Egitto e Bangladesh, due Stati che il governo italiano invece considera sicuri. Ma il Tribunale di Roma aveva applicato il diritto europeo (che viene sempre prima di quello nazionale), secondo cui un Paese va considerato sicuro solo se lo è per tutte le minoranze e in tutto il suo territorio.
Anche le sette persone trattenute in questo momento in Albania venivano da Bangladesh ed Egitto. In questo caso i giudici hanno valutato che non ci fosse abbastanza chiarezza sulle norme per decidere se i loro Paesi di provenienza siano sicuri. Dunque, non ci sono i requisiti per sottoporle alla procedura accelerata alla frontiera, l'unica che si può effettuare nei centri albanesi. E il trattenimento è di fatto saltato.
Cosa c'entra la Corte di giustizia europea
Si parla di sospensione del giudizio perché i magistrati romani hanno chiamato in causa un altro tribunale: la Corte di giustizia europea. Sarà il suo parere a chiarire come si debbano muovere i giudici su casi simili. E il ministero dell'Interno ha annunciato che si costituirà di fronte alla stessa Corte per sostenere le proprie ragioni.
Dopo la prima bocciatura, a metà ottobre, il governo Meloni ha insistito con un nuovo decreto, varato in fretta e poi subito spinto verso un'approvazione rapida. Qui ha inserito un nuovo elenco dei Paesi considerati sicuri. L'idea era che, visto che un decreto ha valore di legge, questo elenco avesse un ‘peso' maggiore rispetto alla lista precedente, e i giudici fossero tenuti a seguirlo.
Così non è stato. Pochi giorni dopo, il Tribunale di Bologna ha rinviato la questione alla Corte di giustizia europea, per chiedere se i giudici debbano dare la precedenza al nuovo decreto o alle altre norme europee, che sulla carta hanno un valore più alto. Altri tribunali, come quello di Catania, hanno ritenuto che la risposta fosse già evidente e hanno direttamente disapplicato il decreto Paesi sicuri.
Ora, il Tribunale di Roma ha sospeso la questione, rinviando gli atti alla Corte Ue. Non è stato un ‘no', ma l'effetto sarà lo stesso, dato che la richiesta di trattenimento scadrà e non avrà più effetto. Il verdetto dei giudici europei diventa ancora più importante per capire se il piano Albania del governo Meloni sia destinato a fallire sul piano giuridico – perché le valutazioni sulla sicurezza dei Paesi dovranno sempre essere fatte dai giudici per ciascuna singola situazione, basandosi sulle norme europee attuali -, o se abbia la possibilità di continuare.
I giudici rispondono agli attacchi del governo Meloni
Con una nota la presidente della sezione Immigrazione del tribunale, Luciana Sangiovanni, ha fatto sapere che i giudici hanno formulato "quattro quesiti" per la Corte europea. L'obiettivo è quello di "chiarire" alcune questioni, dato che il nuovo decreto del governo avrebbe "vari profili di dubbia compatibilità con la disciplina sovranazionale".
In una risposta indiretta al centrodestra, che più volte nelle ultime settimane ha affermato che a decidere la lista di Paesi sicuri deve essere il governo, la giudice ha scritto che i "criteri" per stabilire se uno Stato è sicuro o no "sono stabiliti dal diritto dell'Unione europea". E quindi il giudice "ha il dovere di verificare sempre e in concreto, come in qualunque altro settore dell'ordinamento, la corretta applicazione del diritto dell'Unione".
In più, Sangiovanni ha replicato anche a una polemica che la stessa presidente del Consiglio aveva sollevato. Dopo il primo blocco dei trattenimenti, Meloni aveva detto che in questo modo il Tribunale di Roma aveva di fatto impedito i rimpatri. Ma la giudice ha chiarito che considerare uno Stato non sicuro "non impedisce il rimpatrio e/o l'espulsione della persona migrante", se la sua domanda di asilo viene respinta o comunque non ha i requisiti per restare in Italia.
Salvini: "Sentenza politica, reagiremo", Tajani: "Inaccettabile"
"Un'altra sentenza politica non contro il governo, ma contro gli italiani e la loro sicurezza", ha commentato il leader della Lega e vicepremier Matteo Salvini. "Governo e Parlamento hanno il diritto di reagire per proteggere i cittadini, e lo faranno. Sempre che qualche altro magistrato, nel frattempo, non mi condanni a sei anni di galera per aver difeso i confini…", ha aggiunto, ricordando il processo Open Arms in corso.
Anche il segretario di Forza Italia Antonio Tajani ha fatto polemica: "In una democrazia c’è la tripartizione dei poteri. Quando uno di questi poteri scavalca i propri confini mette in difficoltà la democrazia. Ci sono alcuni magistrati che stanno cercando di imporre la loro linea politica al governo. Questo non è accettabile", ha detto.
Dalle opposizioni invece sono arrivati nuovi attacchi al governo. Alfonso Colucci, deputato del Movimento 5 stelle, ha parlato di un "gioco dell'oca del governo Meloni sulla pelle dei migranti, che al costo di un miliardo di euro dei cittadini italiani viaggiano avanti e indietro per il Mediterraneo tra l'Albania e l'Italia". Il senatore del Pd Filippo Sensi ha commentato: "Davvero incredibile l'inettitudine, l'incapacità, lo spreco, l'inutilità".
Il segretario di +Europa Riccardo Magi ha chiesto che il governo "interrompa le deportazioni" e ritiri l'emendamento al decreto Flussi che incorpora il decreto Paesi sicuri. Anche la Ong Sea Watch ha commentato sui social: "Il diritto smonta un'altra volta la propaganda del governo italiano sulla pelle di persone migranti. Quanto ancora il governo italiano continuerà con questa farsa disumana?".