I 10 protagonisti della politica italiana del 2010
365 giorni di politica italiana in 10 personaggi: non sarà una lista con la pretesta della completezza, ma speriamo che gli uomini politici (o quanto meno "di rilievo politico") qui raccolti possano essere anche simbolo di tendenze più generali. Certamente il 2010 non può essere catalogato tra gli anni più tranquilli della storia nazionale e mondiale.
Alla crisi economica si è aggiunta quella politica con tutti i suoi movimenti di assestamento, capaci di coinvolgere tanto la sinistra quanto la destra. Mentre il Pd cerca il suo leader politico nel conflitto tra le diverse correnti, la destra dà l'impressione di cercare il successore di Berlusconi. Contro il parere dello stesso e dei suoi fan, ovviamente.
Allo stesso tempo emergono soggetti che non frequentano gli ambienti politici esclusivi dei partiti: Julian Assange fa tremare le diplomazie di tutto il mondo, mentre in misura più modesta, ma comunque significativa, Beppe Grillo ottiene risultati incredibilmente positivi nelle elezioni regionali del centro-nord Italia.
Sullo sfondo una rumorosa questione che sembrerebbe riproporre lo scontro di classe di anni passati, ma dietro la quale si celano in realtà dinamiche macropolitiche: Marchionne vorrebbe puntare sui lavoratori stranieri lasciando agli italiani solo l'acquisto delle auto, mentre la Cgil oppone una strenua resistenza anche nella persona del segretario eletto a novembre: Susanna Camusso.
Silvio Berlusconi
Ovviamente non può mancare lui, il cavaliere che, giunto al suo terzo anno di mandato, si è trovato a dover affrontare grattacapi che vanno dallo spazio politico a quello intimo. Del resto, quando si parla del capo del governo, anche il privato diventa pubblico. Il 2010 è stato per Berlusconi l'anno della separazione dalla Lario e dello scandalo di Ruby Rubacuori; ma è stato soprattutto l'anno in cui il governo ha dovuto attendere il 14 dicembre per vedersi assicurata la fiducia. Confermando da un lato la capacità del premier di un'eccezionale resistenza – che nulla attiene all'anagramma da lui vantato – dall'altra la singolare capacità del sistema democratico di saper valorizzare… i cambi di opinione.
Ruby Rubacuori
Questa ragazza dalle forme virtuose ci ha insegnato (ma forse solo "ricordato") che ci sono cose per le quali si rischia anche di perdere il potere. Soprattutto, però, ci ha messo nella situazione di dover considerare che la politica interessa al popolo italiano… almeno fino a quando l'organo principale della stessa si sposta dall'alto verso il basso. Va da sé che più di molti processi nei quali il premier è stato coinvolto, è stato proprio lo scandalo di Ruby Rubacuori a rivelarsi pericoloso per il consenso del premier.
Domenico Scilipoti
Per certi versi è stato l'uomo politico più importante nel giorno della mozione di sfiducia e soprattutto in quelli che la precedevano. Il deputato dell'Idv dichiara l'intenzione di votare la fiducia al governo Berlusconi, scatenando l'ira di Di Pietro che accusa Scilipoti di essersi venduto alle avance economiche di Berlusconi. Non si tratta dell'unico deputato che fa il "salto", eppure Scilipoti può rappresentare, suo malgrado, il simbolo – a piacere del lettore – di un parlamentare capace di ingoiare il rospo e votare l'avversario per questioni di "Responsabilità nazionale" o di un passeggero del "carro del vincitore".
Gianfranco Fini
Il presidente della Camera ha osato ancora una volta. L'audacia di Fini non è certo quella degli Arditi, il cui corpo era di certo lodato presso le sue giovanili frequentazioni, ma va detto che il coraggio, quello in chiave moderna, c'è tutto. In un gioco di vicendevoli pungoli, Fini e Berlusconi hanno finito per soffrire di orticaria e separarsi nel clamore del voto di sfiducia. Dopo la svolta di Fiuggi e dopo essere riuscito a far digerire alla propria base quella kippah indossata in Israele, quella del 14 dicembre è stata la prima Caporetto.
Sergio Marchionne
Il Ceo della Fiat, presentato al pubblico italiano come l'innovatore che in passato ha risollevato le sorti di multinazionali straniere, diventa protagonista di una battaglia che pone nuovamente al centro del dibattito politico la globalizzazione e gli interessi dei lavoratori italiani. Tra una destra un po' liberista, ma anche protezionista e comunque spinta da necessità di consenso, ed una sinistra in pieno stato di confusione e ripensamento delle proprie coordinate politiche, la battaglia si traduce un braccio di ferro tra il dirigente italiano e gli operai. A latere, inoltre, si consuma la rottura tra Cisl e Uil da un lato e la Cgil dall'altro.
Susanna Camusso
All'inizio di novembre Susanna Camusso subentra a Guglielmo Epifani alla segreteria della Cgil. Si tratta della prima donna alla guida del sindacato, in quello che è uno dei momenti più tesi per i lavoratori italiani. Tra flessibilità, crisi economica, piano industriale della Fiat e spaccatura della Triplice il lavoro della Camusso appare da subito difficile ed essenziale. Da un lato la possibilità reale di portare altrove il lavoro, dall'altra la necessità di difendere i diritti dei lavoratori italiani.
Nichi Vendola
In un 2010 in cui l'opposizione sembra arrancare dietro al governo, nel difficile tentativo di rinnovarsi ed acquistare consenso, Nichi Vendola riesce ad intercettare alcune istanze della sinistra, dimostrandone dunque l'esistenza. Il presidente di Sinistra Ecologia e Libertà prima viene confermato alla guida della regione Puglia e poi sfida il Pd sulle primarie di Milano. Mentre il partito di Bersani appoggia Stefano Boeri, Vendola sostiene Giuliano Pisapia. Alle primarie vincerà proprio Giuliano Pisani. Qualche settimana dopo Corrado Guzzanti, durante la trasmissione "Vieni via con me", commenterà "Il Pd è il primo partito in Italia ad usare le primarie… ed è il primo partito al mondo che le perde".
Roberto Saviano
Il giornalista napoletano è uno dei protagonisti di questo 2010. A coronare la stagione di Roberto Saviano è proprio la trasmissione di RaiTre "Vieni via con me", condotta da Fabio Fazio. Siamo nel periodo immediatamente successivo all'esplosione del caso Ruby Rubacuori e alle polemiche che travolgono Sandro Bondi: la trasmissione, dunque, oltre a fare il pieno di ascolti, accumula anche numerose critiche. A parte la satira di Roberto Benigni e Corrado Guzzanti, a scatenare le polemiche sono proprio i monologhi di Saviano, che tra i tanti approfondimenti parla delle responsabilità del Nord Italia nell'emergenza rifiuti napoletana e dei rapporti tra camorra ed establishment politico settentrionale. Insorge la Lega.
Julian Assange
Il fondatore di WikiLeaks ha tenuto banco nell'attualità politica di tutti i paesi. Merito dell'opera meticolosa (e pericolosa) di raccolta e pubblicazione di documenti top secret da parte di WikiLeaks. Con buona pace delle diplomazie internazionali, che si sono arrabattate tra smentite e allarmi alla sicurezza pubblica, i volenterosi cittadini di tutto il mondo hanno potuto verificare che nella politica internazionali si studia il nemico tanto quanto l'amico e che un diplomatico americano conosce i nostri personaggi politici meglio di chi li elegge. Ovviamente da tutta la vicenda di Julian Assange si possono trarre altre due conclusioni: 1) Internet ha – nel bene e nel male – la tendenza a sgusciare via, a sfuggire dai controlli; 2) divulgare documenti segreti facilita la fama di stupratore.
Beppe Grillo
Il "Movimento 5 stelle" del comico genovese ottiene a marzo un importantissimo risultato elettorale in occasione delle regionali: in Lombardia arriva al 3%, in Piemonte supera la quota, in Veneto è al 3,3% e in Emilia Romagna al 7%. Si tratta di un risultato che a seconda dei casi viene interpretato come vittoria dell'antipolitica o come successo della politica dal basso. Quale che sia l'interpretazione più gradita – e sempre a patto che la questione possa essere davvero esaurita da questa opposizione – il successo del movimento di Grillo mostra uno spazio politico nuovo: il Web. O, almeno, quella parte che dal virtuale riesce a proporsi politicamente nel reale.